I sindacati “La Sicilia non può permettersi nuovo lockdown” - QdS

I sindacati “La Sicilia non può permettersi nuovo lockdown”

Patrizia Penna

I sindacati “La Sicilia non può permettersi nuovo lockdown”

venerdì 07 Agosto 2020

Sale l’indice di contagio, appello di Cgil, Cisl e Uil: “Servono più controlli”. Crollo dei contratti per durata e numero di ore. Mannino (Cgil), "Intervenire subito sulle fragilità della nostra regione". I confederali chiedono un osservatorio sul mercato irregolare

PALERMO – Sindacati preoccupati per l’evoluzione dei contagi da Covid-19 in Sicilia.

L’indice di contagio, il cosiddetto Rt, ha superato il valore 1 e sono trenta i nuovi casi in Sicilia nelle ultime 24 ore, in maggioranza siciliani (17) ma anche migranti (13).

A Catania si registra il numero di contagi più consistente. Otto fanno parte di un cluster già circoscritto, sette si sono presentati al pronto soccorso manifestando alcuni sintomi e uno è stato individuato per un tampone eseguito per un prericovero.

Intanto, l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha comunicato che sono cinque i positivi nel centro che ospita migranti a Messina. “Saranno trasferiti e andrà immediatamente chiusa anche quella struttura, appena libera dai soggetti in quarantena”, ha assicurato. “Il modello imposto sta implodendo. E nessuno pensi ancora alla tendopoli. Non si può fare”, ha detto Razza.

La Sicilia non può permettersi un altro lockdown

A fronte di questa situazione  i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone hanno scritto in una nota che “La Sicilia non può permettersi un altro lockdown”.

Un vero e proprio grido d’allarme quello lanciato dalle tre sigle sindacali siciliane che hanno espresso forte preoccupazione ma soprattutto hanno rivolto un appello ai responsabili istituzionali affinché vengano attuate subito “tutte le misure di sicurezza, di vigilanza e di controllo per evitare che il Coronavirus si propaghi a macchia d’olio nell’isola”.

“Le ultime rilevazioni – si legge ancora nella nota – indicano che l’isola è al secondo posto dopo il Veneto, fra le 8 regioni con un Rt da allerta. E anche le dichiarazioni dell’esperto Cristoforo Pomara, già componente del Comitato tecnico scientifico regionale confermano la necessità di non abbassare la guardia, perché la situazione è fortemente critica”.

Cgil, Cisl e Uil chiedono agli Enti locali di vigilare sul pieno rispetto delle misure di sicurezza, da quelle sul distanziamento sociale all’uso della mascherina. “Osserviamo purtroppo – affermano Mannino, Cappuccio e Barone – un’evidente noncuranza da parte dei cittadini e degli esercenti, per cui riteniamo indispensabile che si attuino controlli capillari e che siano sanzionate le inosservanze alle norme”.

I sindacati confederali ricordano i protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro sottoscritti nel pieno dell’emergenza da Covid19, con il governo regionale e le parti sociali e datoriali, “grazie ai quali – aggiungono – è stata tracciata una precisa strada da seguire, per tutelare i lavoratori e garantire un efficace funzionamento della macchina produttiva regionale”.

“È indispensabile ritrovare uno spirito di collaborazione come quello emerso durante il lockdown – chiosano Mannino, Cappuccio e Barone – perché solo così si può affrontare il futuro prossimo, che oggi in Sicilia come in tutta Italia e nel mondo, rappresenta un’incognita. Non è tempo di scaricabarile né di scontri pregiudiziali. Al governo regionale ribadiamo la nostra piena disponibilità al confronto, purché non sia una sorta di happening con invitati di ogni tipo. Noi rappresentiamo centinaia di migliaia di lavoratori e pretendiamo che sia riconosciuta la dignità e il peso di ognuno di loro”.

All’esecutivo nazionale, Cgil, Cisl e Uil siciliane, rimarcano come “questa terra non sia un avamposto dell’impero”. “Senza il Sud e senza la Sicilia – dicono a chiare note Mannino, Cappuccio e Barone – si ferma il Paese. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo in termini economici e sociali con il lockdown, mostrando il suo volto migliore di solidarietà e di accoglienza con le regioni più colpite dal Coronavirus. Si deve utilizzare un principio di equità e di giustizia nella ripartizione delle risorse statali e comunitarie e vanno applicate tutte le misure necessarie e doverose per gestire un’emergenza imponente come quella dei migranti. Non sono né saranno mai ammessi cittadini italiani di serie A e di serie B”.

Crollo dei contratti per durata e numero di ore

di Pietro Vultaggio

Secondo le stime della Confederazione generale italiana del lavoro (sezione regionale), i posti di lavoro stanno diminuendo. In particolare, si rileva un crollo dei nuovi contratti, una diminuzione oraria o della lunghezza, nel tempo, dei contratti a tempo determinato, un rischio licenziamento appena termineranno gli ammortizzatori sociali e uno stop a nuove assunzioni se non legate a brevi periodi.

Questi i dati dell’andamento del lavoro in Sicilia elaborati dalla Cgil regionale ma che corrispondono, per grandi linee, a quello che è stato inserito nel Documento di Economia e Finanza dalla Regione siciliana. La prospettiva è un disastro occupazionale senza precedenti.

Leggendo il report, nei primi sei mesi del 2020 in Sicilia si sono registrati 80 mila contratti di lavoro in meno. Quelli a tempo determinato si sono ridotti nella durata, in media, del 25%. Conseguenze della pandemia che “hanno aggravato una situazione già difficile, con l’ingresso di altre 200 mila persone nell’area della povertà assoluta”, così come scritto nella nota stampa. E’ anche aumentata la precarietà, con più lavoro nero e sotto salario.

Lo ha confermato anche  Mannino: “A fronte di questa situazione, nessuna delle misure della Finanziaria regionale è stata finora attuata e 1,3 miliardi di stanziamenti sono fermi. Anche le misure nazionali, se escludiamo la cassa integrazione, non hanno prodotto finora risultati. Siamo in particolare preoccupati per settori come la scuola e la sanità, che in Sicilia scontano evidenti fragilità. Entro maggio – ha concluso – si doveva aprire il confronto su un piano di sviluppo e per il lavoro, anche a seguito della presentazione del nostro Piano del lavoro, ma questo non è accaduto e l’esecutivo è latitante, anche per quanto riguarda la crisi che sta investendo il settore industriale, con il rischio concreto di una vera e propria deindustrializzazione”.

Per quanto riguarda, invece, l’azione del governo nazionale, Mannino ha rilevato: “Piuttosto che misure come quella sulla semplificazione amministrativa, che produrrà una deregulation senza effettive ricadute, bisognava procedere con misure di rilancio e accelerazione della spesa. Il fatto che il governo regionale si sia mosso in anticipo rispetto al governo nazionale – ha aggiunto – rischia peraltro di creare sovrapposizione di norme e in definitiva paralisi”.

“E’ necessario intervenire subito sulle fragilità della nostra regione – ha rimarcato Mannino – e in tal senso chiediamo anche che si apra subito un tavolo al Mise sulla situazione dell’industria. Così come è necessario – ha sottolineato – attivare subito tutti gli strumenti necessari per assicurare la legalità nel mercato del lavoro”.

Un osservatorio sul mercato irregolare

La Cgil chiede, in definitiva, l’istituzione di un osservatorio sul mercato irregolare e la riforma del mercato del lavoro per l’incrocio trasparente tra domanda e offerta di lavoro. Su questo tema la Cgil ha di recente lanciato la campagna “Isola senza catene”, al fine di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul problema dello sfruttamento del lavoro che riguarda tutti i settori, a partire da agricoltura, edilizia e servizi.

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