PALERMO – Il turismo in Sicilia va a gonfie vele. O perlomeno, questo è quanto sostiene l’assessore regionale per il Turismo, lo sport e lo spettacolo Elvira Amata. “Nel periodo gennaio-ottobre – dichiara Amata – le presenze nelle strutture ricettive sono cresciute del 7%: in particolare l’aumento è stato del 5,7% nel comparto alberghiero e del 10,5% nell’extralberghiero. Nel complesso, secondo dati ancora non definitivi, si tratta di 15 milioni di presenze, di cui 7,4 milioni di stranieri”. “Sono dati positivi – prosegue – e dimostrano che il lavoro messo in atto va nella giusta direzione. In particolare, la presenza degli stranieri è assolutamente confortante, con un aumento del 19% rispetto al 2022. Abbiamo superato i dati dell’anno scorso, quando si sono registrate 6 milioni di presenze”. L’amministrazione regionale vuole, inoltre, puntare a destagionalizzare il turismo nell’isola, per attrarre viaggiatori non soltanto durante la stagione estiva.
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Amata sottolinea i punti di forza del turismo siciliano, dalle condizioni climatiche, che consentono un’offerta completa tutto l’anno, ai percorsi naturalistici, passando per l’enogastronomia e le “Soste di Ulisse”, un grand tour del gusto in Sicilia con chef stellati. Infine, l’inestimabile patrimonio artistico e culturale siciliano, (non a caso il prossimo appuntamento in questo ambito sarà Agrigento capitale della cultura 2025). Ma è proprio perché tutte queste riflessioni sulle bellezze della nostra terra sono senz’altro vere, che stona ancora di più con il dato delle presenze registrate finora. E ancora, se quanto dice Amata dovrebbe essere quanto meno condivisibile, sostenendo, a pieno titolo, che “la Sicilia è per tutti”, evidentemente persiste un problema di fondo che no, non la rende così accessibile. “Può una terra come la Sicilia, estesa per quasi 26 mila chilometri quadrati, pieni zeppi di storia, cultura, bellezze naturalistiche, farsi battere dalla Provincia autonoma di Bolzano? La risposta è si”.
Questo è quanto riportato sulle pagine del QdS grazie ad un’inchiesta che ha evidenziato, invece, il trend negativo dello sviluppo del turismo nell’isola, che purtroppo si protrae ormai da diversi anni. Il punto non è screditare Bolzano, altro gioiello italiano, ma sottolineare l’errore nel credere che il dato dei 15 milioni di turisti sia positivo. Già nel 2019 il territorio altoatesino era riuscito a doppiare l’Isola, in termini di presenze turistiche, registrando 33 milioni e 684 mila viaggiatori contro i 15 milioni e 114 mila della Sicilia, circa il 55% in più.
Nello stesso anno pre-covid, la regione veneta ha quasi quintuplicato le presenze rispetto alla Sicilia, con oltre 71 milioni di pernottamenti, contro i 15,1 dell’Isola. Questi numeri sono per noi particolarmente sconfortanti perché registrano un dato fondamentale: il turismo siciliano è inchiodato al 2019. Da quattro anni a questa parte non c’è una significativa crescita, e, se è vero che i dati del 2023 registrano un miglioramento rispetto all’anno precedente per quanto riguarda la presenza di stranieri, non si riesce comunque ad andare oltre i 15 milioni complessivi. Anche nel 2022, infatti, il dato totale di presenze ammontava a 14.783, 156. Inoltre, non è possibile giustificare questo immobilismo nascondendosi soltanto dietro la crisi causata dalla pandemia da Covid-19. Basti considerare, infatti, che il dato è rimasto lo stesso di quello pre-Covid.
Persistono, al contrario, delle criticità di fondo: un gap infrastrutturale non indifferente che rende molto più difficile e spiacevole visitare la Sicilia. I nostri mezzi di collegamento restano pochi e inadeguati, cosicché per i turisti l’uso di un mezzo di trasporto autonomo diventa quasi una scelta obbligata. È evidente che è necessario intervenire per risolvere le difficoltà che sussistono da tempo e che rendono l’Isola meno attrattiva, dandole così la possibilità di crescita che merita.