La somma ignoranza? Non sapere cosa si sa - QdS

La somma ignoranza? Non sapere cosa si sa

Carlo Alberto Tregua

La somma ignoranza? Non sapere cosa si sa

giovedì 08 Agosto 2019

Il guaio più grande dell’era moderna, con l’espansione a macchia d’olio di Internet, ove la fanno da padrone i social media, è l’ignoranza.
Ne abbiamo scritto più volte, eppure siamo costretti a ritornare sulla questione perché i cittadini con gli occhi bendati, ovvero con la mente spenta, diventano oggetti nelle mani del blablatori, dei facinorosi e di tutti coloro che vivono prendendo per i fondelli il prossimo.
L’ignoranza è peggiore della stupidità perché fa credere a una persona mediamente intelligente di sapere; invece, non sa nulla. Si tratta di persone la cui cecità mentale impedisce di capire come sono andate le cose in questi trenta secoli e, per conseguenza, quali saranno le prospettive future.
In una Comunità dove impera l’ignoranza è difficile fare passare concetti e precetti intelligenti che abbisognano di un minimo di cultura per essere compresi. Non vi sono soluzioni di breve periodo, perché servirebbero piani strategici a cinque ed oltre anni con una programmazione ferrea.

La capacità cognitiva di ognuno di noi serve per capire fatti e circostanze. Alle volte noi sappiamo le cose ma non ne abbiamo cognizione, anche perché, spesso, esse vanno a finire nel nostro subconscio che non è per noi disponibile.
Alle volte abbiamo l’impressione di sapere qualcosa, ma non come l’abbiamo acquisita. Ciò accade perché il nostro cervello memorizza in modo automatico, senza che ce ne accorgiamo.
In effetti, noi sappiamo più cose di quelle che ci sembra di sapere: non è un gioco di parole. Ecco perché ci sembra di non sapere quello che in effetti sappiamo, il che accresce ancora di più la nostra ignoranza.
Non dobbiamo offenderci quando qualcuno ci etichetta quali “ignoranti”. Non c’è offesa alcuna perché solo un presuntuoso potrebbe ritenere di conoscere lo scibile umano.
Non c’è dubbio che ognuno di noi, per quanto abbia studiato, per quanti migliaia di libri abbia letto, non può che ritenersi ignorante proprio perché il numero di fatti che non conosce e il numero di libri che non ha letto è enormemente maggiore.
Il guaio peggiore dell’ignoranza è quando essa è presente in coloro che hanno responsabilità istituzionali, in coloro cioè che devono guidare gli altri, perfino intere popolazioni.
Anche perché l’ignorante che non sa di esserlo è anche presuntuoso, in quanto, per contro, ritiene di sapere tutto. I signori so tutto sono una razza pericolosissima anche perché sono permalosi. Dio ce ne scansi, bisogna tenerli lontani, anzi, è meglio non averci niente a che fare.
Vivere tentando di saperne di più di tutto è un modo mentale, alimentato dalla curiosità e dalla capacità di connettere e collegare le informazioni che via via acquisiamo.
Per farlo ci vogliono ordine e metodo, come sosteneva il famoso investigatore belga, inventato da Agatha Christie, Hercule Poirot.
Ordine e metodo per classificare le informazioni che arrivano alla nostra attenzione, per tentare di comporle in un puzzle ordinato seguendo regole metodologiche che diano un senso concreto ad esso.

C’è gente che vive alla giornata, come i parassiti che non hanno interessi e che vedono scorrere il tempo senza ricordarsi che esso è prezioso e soprattutto limitato.
Quando si nasce ognuno di noi ha una sorta di ticket per arrivare alla fine del percorso, ci ricordava Andrea Camilleri. Ma questa non è una novità. Lo si sa leggendo i Testi sacri delle religioni monoteiste, la Bibbia (Vecchio e Nuovo testamento), il Corano e il Torah, per non parlare dei testi delle religioni cinese e indiana le quali anch’essi sono pieni di buonsenso per le loro regole etiche e per i binari di una convivenza equa e rispettosa.
Chi si adagia, chi vive dormiente anche di giorno di solito non cava un ragno dal buco. Però scarica sugli altri la responsabilità della propria incapacità e, peggio, carica la sfortuna di quanto gli accade. Non vuol capire, costui o costei, che la responsabilità del suo stato di insoddisfazione è solo la propria.
Ignoranza e sapienza: due facce della stessa medaglia. Meglio essere sapienti che ignoranti. Ma quanta fatica!

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