La stazione ferroviaria Taormina-Giardini Naxos - QdS

La stazione ferroviaria Taormina-Giardini Naxos

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La stazione ferroviaria Taormina-Giardini Naxos

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venerdì 08 Ottobre 2021

Dall'arte déco alla digitalizzazione e al treno del "vino e dei sapori". Ecco la storia di una delle stazioni ferroviarie più affascinanti della Sicilia.

La stazione ferroviaria di Taormina-Giardini Naxos è un luogo pieno di fascino, che cattura lo stupore e l’interesse non solo dei suoi cittadini, abituati alle bellezze storiche dell’antica colonia greca, ma anche del numero di villeggianti che in qualsiasi periodo dell’anno, visto il clima mite visitano il primo insediamento greco in Sicilia. Iniziamo dunque questo “viaggio” tra cultura, arte e memorie, dedicando oggi la nostra attenzione a questa struttura.

La storia della struttura

Superba costruzione del diciannovesimo secolo, domina, con la sua imponente facciata conferendo ad uno spazio non grande un fascino e una magnificenza che ammalia. La facciata esterna è arricchita nel corpo centrale da due torri merlettate simmetricamente disposte rispetto al corpo centrale. L’ingresso è protetto da una tettoia in ferro battuto. Le finestrature ad arco e sesto acuto riprendono motivi del passato medievale.
La stazione, venne inaugurata Il 12 dicembre 1866, intuendo l’importanza che poteva avere in futuro questo mezzo di trasporto su rotaie. Probabilmente con l’intendo di investire in quest’area strategica in modo da attirare il turismo europeo (al tempo riservato solo alla classe più ambiente e aristocratica).

L’incarico di approntarne il progetto fu demandato successivamente nel ventesimo secolo all’architetto Roberto Narducci. Lo splendore e la magnificenza delle sale dovevano essere notevoli e nonostante siano passati 155 anni dalla sua attivazione, non toglie il fascino di un luogo intriso di storia e di avvenimenti di una delle più importanti stazioni ferroviarie siciliane.

Com’è cambiata nel corso del tempo

Le cronache dell’epoca probabilmente descrivevano l’imponente struttura in arte déco, dotata di tutti i comfort e arredamenti. Appena varcato il cancello, i viaggiatori accedevano in sale interne con mobili di fine ottocento, le pareti e i soffitti degli ambienti con affreschi e decorazioni di Salvatore Gregorietti che curò anche la realizzazione di vetrate e le parti in ferro battuto, facendogli acquisire alla stazione ferroviaria popolarità in breve tempo e accogliendo anche viaggiatori illustri.

Ai giorni nostri molte figure professionali “Capostazione, bigliettai, facchini, operai delle ferrovie” sono state in parte sostituiti dalla digitalizzazione e dalla tecnologia. Il capostazione, una volta, abitava con tutta la famiglia in stazione ai piani superiori in modo tale da presiedere in ferrovia, quanta felicità quando arrivava un treno, soprattutto se ad arrivare erano persone care. La gente dialogava si informava in biglietteria mentre comprava un biglietto prima di partite o si consigliava con il capostazione per gli orari o eventuali delucidazioni. Ora è tutto ridotto a casse automatiche e monitor elettronici. Non ci sono più facchini e casellanti…e queste figure professionali che davano lavoro a tante famiglie sono state soppresse. Sarebbe un bel progetto occupazionale tornare a lavorare e accogliere, vigilare e prendersi cura della stazione e dei viaggiatori ma purtroppo non è più così e la disoccupazione giovanile aumenta drasticamente.

Il treno del “vino e dei sapori”

Da qualche anno a questa parte è facile imbattersi in alcuni periodi dell’anno nel treno del “vino e dei sapori”. Un treno storico, degli anni cinquanta, messo a disposizione da Trenitalia, con una delle fermate proprio alla stazione di Taormina Giardini Naxos. Un’iniziativa dove i viaggiatori vengono condotti nei paesi etnei dove hanno la possibilità di degustare il vino e i prodotti tipici.

Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e della Regione Siciliana-Assessorato del Turismo, potrebbe promuovere e valorizzare le stazioni limitrofe (Calatabiano, Fiumefreddo, Mascali, Giarre Riposto, Carrubba Guardia Mangano-Santa Venerina) e riconvertirle in stazione storiche con uno stile architettonico diverso da quello attuale, che richiama quel periodo storico a cavallo tra fine ottocento e novecento. Un investimento strategico sia per far conoscere la zona jonica etnea ai turisti internazionali che ne possono raccontare poi in patria, sia per incrementare in Sicilia un nuovo turismo che non sia di massa, ma culturale. Si deve mirare a un’offerta turistica competitiva e di qualità, che tuteli le bellezze paesaggistiche che da noi non mancano di certo e architettoniche, come avviene all’estero nelle metropolitane di Mosca, dove sembrano più l’entrata di un palazzo che una metropolitana. Delle 265 stazioni 44 delle quali sono patrimonio culturale. Una diversa dell’altra, una più bella dell’altra.

Antonino Di Mauro

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