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La storia di Miriam

La storia di Miriam

giovedì 09 Gennaio 2025

Storia di Maria, un nuovo punto di vista non convenzionale sulla Madre di Gesù e sul suo Sposo

Con il film “Storia di Maria” fruibile sulla piattaforma Netflix, dallo scorso sei dicembre, il regista D.J. Caruso ha mantenuto la sua promessa di realizzare un’opera che desse un nuovo punto di vista non convenzionale sulla Madre di Gesù di Nazareth e sul suo Sposo. Malgrado gli obiettivi raggiunti, la rappresentazione cinematografica ha suscitato e continua a suscitare polemiche e valutazioni radicalmente contrastanti. Le prime accese polemiche sono sorte già nella fase della programmazione, ed in modo particolare quando sono stati resi noti i nomi degli attori protagonisti, a cui hanno fatto seguito, da più parti, espliciti inviti a boicottare il film.

Sono state sollevate obiezioni anche in merito al cast, in quanto tra i protagonisti non figuravano attori arabi o palestinesi. Il regista ha chiarito che aveva voluto per il ruolo di Giuseppe e Maria professionisti di origini ebraiche per dare un maggior senso di autenticità alla rappresentazione. La bellissima Noa Cohen, che veste i panni di Maria, ha precisato Caruso, è nata a meno di un’ora d’auto da Betlemme. La scelta del cast, a cose fatte, va comunque esente da ogni critica per le capacità espressive di tutti gli attori. Giuseppe, bene interpretato dal giovane e talentuoso Ido Tako, si discosta dalla tradizione, che si è consolidata già dopo alcuni secoli dalla nascita del cristianesimo, che vede il padre putativo di Gesù, avanti negli anni e sempre silenzioso. Nel recente lavoro Giuseppe dimostra di essere in grado di un suo dinamismo, tra le tante scene che lo evidenziano, merita di essere ricordata quella in cui, opponendosi alla violenza degli anziani, salva Maria dalla lapidazione, che le stava per essere inflitta, in quanto ritenuta colpevole di una gravidanza di incerta origine.

Sono, per altro verso, di grande tenerezza le scene in cui Giuseppe, indotto dall’arcangelo Gabriele, scorge Maria sulle rive del Giordano e subito resta colpito dalla dolcezza della sua grazia, ed a causa di tanta avvenenza non può fare a meno di correre da Gioacchino, padre della ragazza, per chiederla in sposa. Il tumultuoso colloquio tra i due uomini, manifesta tratti di spiccata umanità: Gioacchino, con il suo desiderio di genitoriale fermezza è splendidamente rappresentato da Ori Pfeffer. Appare a suo fianco, con grandi capacità artistiche Hilla Vidor, nelle vesti di madre di Maria, che ha avuto il merito di saper rappresentare a pieno la capacità di comprensione e pacificazione, degli animi umani, virtù tipicamente femminile. Tutti ruoli difficili anche per la grande aspettativa recitativa che generano anche nello spettatore meno interessato al tema.

L’odiatissimo Erode, artefice di quella che è passata alla storia come la strage degli innocenti, è rappresentato, magistralmente, dal pluri premio Oscar Antony Hopkins, che rende perfettamente al pubblico la complessità dell’anima avida e folle del suo spietato personaggio. Il film ha il merito di rappresentare, in modo realistico, l’aspetto umano e femminile di Maria, nel film personaggio diverso da quello voluto dalla tradizione che la vuole eterea e del tutto spirituale, come una consolidata oleografia per secoli ha voluto che lei apparisse, con l’effetto di renderla nel film una figura maggiormente comprensibile per un pubblico giovanile.

Altro merito, non di certo secondario, specie ai nostri giorni, è quello di presentare la famiglia di Gesù, una famiglia ebraica. Nella quale Maria, prima di essere promessa in sposa a Giuseppe era stata destinata al servizio nel tempio, una sorta di noviziato, su cui vigilava, non senza gradi aspettative, direttamente la profetessa Anna, interpretata da Susan Brown. Gesù è quindi un bambino ebreo, nato in una famiglia osservante, ed in conseguenza, nel film, viene rappresentato il suo primo ingresso al Tempio, per adempiere al rito del riscatto dei primogeniti (Pidyon ha ben) come la legge mosaica imponeva.

La storia di Maria, o meglio Miriam, nel film è una storia d’amore dalle tante sfaccettature, lei figlia amata e desiderata, da cui i genitori si distaccarono, non con poca sofferenza, perché nel Tempio potesse vivere a pieno l’amore per la Trascendenza, a cui sembra destinata, poi l’inatteso irrompere di Giuseppe, con il suo fardello di sentimenti e di entusiasmo giovanile. Ed in fine l’amore dei due giovani coniugi per il bimbo Gesù, che va protetto ad ogni costo da tutto il male di questo mondo. Il film ha il merito di avvicinare e non certamente la responsabilità di allontanare in un momento storico che vede al minimo i rapporti tra ebraismo e cristianesimo.

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