Non si parla di Covid, anche se di un particolare virus si tratta, quello della politica
Voglio rassenerare subito i lettori. Non si parla di Covid, anche se di un particolare virus si tratta.
Parliamo del virus della politica. Il centrosinistra siciliano sembra approcciarsi al prossimo anno elettorale per la Regione con bonomia approssimativa. Stretto dal lutto Orlandiano e dalla strana coppia di fatto Cancelleri – Barbagallo. Il Pd potrebbe optare di cedere la scelta del Presidente ai 5stelle. D’altra parte, se vogliono sostenere la leadership di Conte, a questo avvocato del popolo almeno una parcella gliela devono saldare. Forse anche perché non ritengono probabile la vittoria.
Il dilemma se vincere o perdere le elezioni regionali è tutto nell’area del centrodestra, come al solito. I vertici saltano, iniziano i distinguo, di fatto la quadra non c’è. Ci sarebbe la necessità di trovare una formula nuova per convincere sti poveri elettori siciliani ad andare a votare, visto che i risultati sono francamente deludenti. Tanti sono stati i giri e le interlocuzioni tra allargamenti e modelli innovativi, da parte dei dioscuri del centrodestra. Tanti paccheri, cene, incontri riservati raccontati a tutti, ma ancora la famosa quadra non c’è. In più Nello Musumeci sembra che passi le intere giornate a provare e riprovare la famosa difesa dell’arrocco scacchistico. È una guerra di logoramento, come nelle trincee della prima guerra mondiale. Con al posto delle gallette, la carne simmenthal che pare piaccia moltissimo al ColonNello di Diventerà bellissima.
Se questo rimanesse il quadro alcuni profetizzano che alla
fine, i maggiori azionisti di questo governo, si rimettano insieme su un
Musumeci bis. Per carenza di solide alternative, per anzianità che odia i
rischi, per non sapere né leggere né scrivere, come si dice da queste parti.
Ma questa previsione Potrebbe dover fare i conti con una
famosa variante degli scacchi studiata a livello mondiale. La difesa siciliana.
Che come gli anticorpi reagisce al virus politico stantio.
La variante siciliana è rappresentata, ove il quadro politico rimanesse questo dalle dimissioni a Febbraio del sindaco di Messina. Cateno De Luca.
Alcuni sondaggi, che non tengono conto di liste, ma solo di
consenso personale, lo danno abbondantemente in doppia cifra. La variante
Cateno rischia, come nel 2012 di spaccare il centrodestra e farlo perdere. Se a
questo si aggiunge che il gioco logoramento dei leader logora anche i nervi dei
deputati regionali, si può ipotizzare che l’opzione Cateno possa diventare
attrattiva per molti deputati che non si sentono difesi o valorizzati nei
propri gruppi, e che ne potrebbero ingrossare le fila. Se a questo si aggiunge
un’altra variante di grande fascino che ad oggi viene sottovalutata dai
maggiorenti del centrodestra, la Dc di Cuffaro, il gioco si potrebbe complicare
assai. Cateno De Luca, già oggi candidandosi, potrebbe far vincere un ignavo
centrosinistra che sarebbe costretto ad allearsi con lui non avendo una
maggioranza.
Ma se per caso i due giocatori “liberi”, Cateno e Totò, si
saldassero in unica coalizione, la loro magnetica forza attrattiva, su un
elettorato stanco, deluso e parzialmente ribelle, potrebbe fare saltare il
banco delle previsioni.
Così è se vi pare.