Il 4 agosto i Lacuna Coil in concerto a Catania: l'intervista

Il 4 agosto i Lacuna Coil in concerto a Catania: l’intervista

Il 4 agosto i Lacuna Coil in concerto a Catania: l’intervista

Sandy Sciuto  |
sabato 29 Luglio 2023

Il prossimo 4 agosto, i Lacuna Coil si esibiranno alla Villa Bellini di Catania per l’unica data al Meridione del loro tour italiano

Quando Andrea Ferro, voce e cofondatore dei Lacuna Coil, risponde alla chiamata su Zoom per l’intervista si trova a Milano, ma confessa subito: “Siamo appena tornati da San Diego in California dove siamo stati ospiti al Comic – Con; quindi, siamo un po’ rimbambiti dal fuso orario ma stiamo bene”.

I Lacuna Coil, oggi composti da Cristina Scabbia, Andrea Ferro, Marco Coti Zelati, Diego Cavallotti e Richard Meiz, non hanno bisogno di presentazioni per gli amanti dell’heavy metal. La band italiana ha successo internazionale da quando un’etichetta discografica americana li ha notati e ha creduto in loro. Vent’anni di carriera, dieci album senza contare le raccolte alle spalle e una vita trascorsa a cantare in ogni parte del mondo.

Il prossimo 4 agosto, i Lacuna Coil si esibiranno alla Villa Bellini di Catania per l’unica data al Meridione del loro tour italiano.

Le domande

Il 4 agosto sarete alla Villa Bellini di Catania per l’unica data siciliana del tour italiano. È la prima volta per voi? Quale rapporto avete con la Sicilia?

“Siamo già venuti un paio di volte a suonare. Eravamo ospiti di manifestazioni di piazza e abbiamo suonato 4/5 canzoni sia a Palermo sia a Catania. Siamo venuti in Sicilia altre volte in vacanza o per altri motivi. Ci piace molto venire al sud in generale, ma anche in particolare in Sicilia anche perché non ci veniamo spesso. Purtroppo, non è nella logistica dei tour, non è così spesso contemplata la Sicilia essendo distaccata e prevedendo il traghetto. È un po’ più difficile fare date, anche se cerchiamo sempre di venire perché è sempre bello e la gente è molto ospitale e molto calorosa e partecipa allo show”.

Cosa devono aspettarsi i tanti fans che verranno ad ascoltarvi?

“Faremo una scaletta con tutte le nostre canzoni più conosciute, però con più brani degli ultimi due lavori in studio. Sarà un bello show, pieno di energia. Si canterà, si salterà insieme. Insomma, una bella serata di divertimento dove non stare fermi ad ascoltare, ma muoversi e fare un po’ di casino”.

Siete una band italiana, eppure il vostro successo internazionale è merito di un’etichetta discografica americana che vi ha scoperto e ha creduto in voi. In Sicilia si dice: “cu nesci, arrinesci” ossia “chi va via, riesce”. Quanto questo detto vale per i Lacuna Coil?

“Per noi al 100% proprio perché la nostra carriera è iniziata all’estero. La prima data dal vivo è stata in Germania, e non in Italia, per il tour europeo. Per noi, forse per il genere di musica che facciamo, per il fatto che prevalentemente cantiamo in inglese, c’è maggiore ascolto di questo genere negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Nord Europa in generale. Devo dire che anche l’Italia è un mercato che è cresciuto per noi negli anni, anche se in un ambito più underground meno mainstream nel senso che poche volte siamo usciti fuori dal genere o da chi ascolta rock e metal. Ogni anno che suoniamo c’è sempre un sacco di gente che viene a vederci; quindi, anche l’Italia ci ha dato le sue soddisfazioni anche se per questo genere è un mercato meno importante rispetto ad altri”.

I Lacuna Coil sono nati nel 1994. Vent’anni di carriera. Come si riesce a mantenere unita per così tanto tempo una band?

“Non è facile sicuramente perché si cresce, passano gli anni, cambiano le esigenze e le priorità delle persone. Infatti, della formazione originale siamo sempre io, Cristina (nda. Scabbia) che è l’altra cantante e Marco (nda. Coti Zelati) il bassista che siamo anche i fondatori del gruppo. Siamo gli unici che ci sono sempre stati proprio dai primi anni ad oggi. Gli altri membri sono stati tanti anni (anche 15/17 anni), però poi sono piano piano cambiati. È normale che qualcuno della band cambi le proprie visioni nella vita e possa rinunciare. Per noi è sempre stato un piacere lavorare con tutte queste persone che hanno sempre portato tanto alla band. Anche i ragazzi che ci sono adesso, che sono più giovani, hanno portato una ventata di energia nuova. È piacevole se il fulcro della band rimane determinato”.

La lunga carriera

In vent’anni in cosa i Lacuna Coil sono cambiati e qual è la cosa rimasta identica dall’inizio della formazione della band?

“A parte noi tre che ci siamo dall’inizio, le sonorità che proponiamo sono le stesse nel senso che è sempre un misto di rock, metal e atmosfere un po’ più gotiche. Questa è sempre stata la nostra caratteristica; a volte abbiamo spinto di più nella parte più più rock, a volte un po’ quella più pesante, recentemente soprattutto più metal”.

“Ciò che è cambiato è la consapevolezza nel senso che più vai avanti più ti rendi conto di cos’è il tuo suono, di come qualunque canzone scrivessimo adesso in qualunque genere suonerebbe come Lacuna Coil perché abbiamo oramai un marchio che si è sviluppato negli anni con la consapevolezza e con l’esperienza. Abbiamo imparato ad avere un nostro sound che è unico e riconoscibile”.

C’è un’apertura per la musica heavy metal in Italia?

“C’è sempre stato un buon mercato per l’heavy metal in Italia. Se pensi che il fans club italiano degli Iron Maiden, ad esempio, è il più grosso d’Europa e c’è sempre stato fin dagli anni ‘80 quindi, capisci che il metal è sempre esistito. Non è quasi mai stato mainstream, cioè all’attenzione dei vari media se non per qualche evento, però è sempre stato presente. Il metal è diventato la nuova World Music, cioè ovunque vai nel mondo, c’è sempre una percentuale di ascoltatori di metal o di ragazzi che si vestono con le magliette metal. In qualunque paese del mondo noi suoniamo, ci sono i metallari. Sicuramente anche in Italia la percezione è cresciuta, è cambiata. Adesso anche gli ascoltatori di metal sono forse un po’ meno rigidi di una volta e ascoltano anche altri generi”.

Cosa ne pensate del “fenomeno” Maneskin? Secondo voi, quanto ha inciso nella percezione della musica italiana a livello internazionale?

“Hanno fatto qualcosa di unico a quei livelli. Secondo me hanno fatto un percorso molto simile al nostro, anche se essendo in un genere più estremo, il nostro è avvenuto in un ambito più underground. Però gli stessi passi che hanno fatto loro, li abbiamo fatti noi nel nostro piccolo. Nel nostro ambito anche noi abbiamo avuto successo in America, anche noi con una cover e anche noi abbiamo suonato da Jimmy Kimmel in America molti anni prima ovviamente perché siamo un gruppo più vecchio. C’è stato un percorso molto simile, ovviamente il loro più in un ambito mainstream anche perché oggi la musica è mondiale nel senso che qualunque cosa esce è a disposizione in tutto il mondo grazie a Internet. Quando abbiamo iniziato noi, invece, era ancora il mondo dei cd, dovevi andare a suonare porta a porta in mille città per farti conoscere. Secondo me sono una cosa positiva i Maneskin, al di là dei gusti. Magari non rappresentano esattamente il rock con cui sono cresciuto io o che ascolto, però sono una band che sa suonare, che propone canzoni fatte bene con una grande immagine che aiuta come per tutti. È chiaro che sono rivolti più a un pubblico molto giovane che non a un pubblico più esperto di rock, però questo non toglie che hanno fatto una cosa unica e importante”.

Internet e il panorama italiano

A proposito di Internet, cosa pensate dei social e di come è cambiata la visibilità in questi anni e la comunicazione dei Lacuna Coil e della loro musica?

“Noi come tutti i gruppi che sono in giro dalla fine degli anni ‘90 abbiamo dovuto imparare ad usare questo mezzo e a convivere con tutti i cambiamenti che ha portato alla discografia e all’immagine. Per fortuna, siamo persone abbastanza aperte, ci siamo adattati bene e non soffriamo il fatto di dover essere anche in parte sui social nei limiti che può esserlo un gruppo del nostro genere. Ci piace usarli. Ha portato cose molto positive e anche molto negative, soprattutto dovute al fatto che non c’è stata una regolamentazione, ma che siano passati da zero a un milione senza nessun tipo di filtro e di regolamentazione. Questo è stato un errore. anche se è stato un cambiamento talmente epocale che era difficile da gestire per il fatto che era un fenomeno mondiale. Per noi è stato utile, anche se chiaramente noi siamo diventati conosciuti nel vecchio modo ossia andare a suonare porta a porta, in tutte le città d’America, in tutte le città d’Europa, farci conoscere attraverso i Festival, le riviste, i video. Insomma, tutti i classici metodi che si usavano prima dell’avvento di Internet, però penso che abbiamo saputo adattarci abbastanza bene”.

Una carriera internazionale come la vostra e una visione globale e mondiale, ma avete mai pensato di collaborare con un artista italiano?

“Tolta la collaborazione che ha fatto Cristina col Maestro Franco Battiato un po’ di anni fa, ci sono arrivate alcune proposte, anche di esibirci al Festival di Sanremo insieme a musicisti italiani, ma non era il nostro contesto”.

“A mio avviso, il Festival di Sanremo sarebbe più deleterio per noi che non positivo perché non è il nostro pubblico e probabilmente noi non siamo più di tanto per il pubblico di Sanremo. Ci porterebbe della visibilità nell’immediato, ma non penso che avremo il tipo di canzone adatta, anche per andare a una cosa del genere”.

“Non escludiamo di collaborare con dei musicisti italiani perché ce ne sono molti che sono amici e che stimiamo, però una cosa come Sanremo non penso che la faremo mai. Poi mai dire mai perché non si sa mai nella vita, però al momento non è nei piani”.

Ad ottobre sarete in USA per un nuovo tour. Qual è il momento che preferite di ogni vostro concerto?

“La cosa più bella è sempre il rapporto col pubblico quando canta le canzoni con te o si muove e poga. La maggior soddisfazione è vedere la gente che canta le tue canzoni, che conosce le parole e apprezza la musica. Il pubblico fa il 70% del concerto. Quando c’è il pubblico che risponde bene allo show non c’è dubbio che quello è il momento più bello”.

Il futuro

So che c’è in lavorazione un nuovo progetto discografico. Uscita prevista: 2024. Puoi svelarci qualcosa?

“Abbiamo un po’ di musica, qualche cantato, ma siamo ancora abbastanza indietro perché abbiamo dovuto fare dei cambiamenti di logistica allo studietto dove lavoriamo di solito. Ci siamo un po’ rallentati, anche a causa della pandemia che non ci ha fornito grandi stimoli. Non siamo stati di quegli artisti che con la pandemia si sono chiusi in casa a scrivere canzoni. Noi traiamo l’ispirazione dal viaggiare, dall’essere in giro per il mondo, conoscere culture, conoscere persone, provare cose nuove. Stando a casa, godi della famiglia, ma non di grandi esperienze. Adesso ci siamo un po’ ripresi. Abbiamo ricominciato ormai da un anno con i tour e abbiamo più stimolo di farlo e cercheremo di rispettare più o meno le scadenze. Siamo ancora in una fase primordiale. Abbiamo rilasciato un pezzo che si chiama “New Dawn” con il lyrics video perché abbiamo fatto una collaborazione con ‘Zombie side’, un gioco di miniature di zombie. Ci hanno chiesto di usare la musica per le pubblicità su Internet del gioco e abbiamo fatto questa collaborazione da cui poi è nata la nostra partecipazione nel gioco come miniature anche se ancora non abbiamo avuto le copie fisiche perché non è ancora pronto”.

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