Cresce la tensione a Lampedusa
Cresce la tensione a Lampedusa. Qualche giorno fa, una decina di residenti dell’isola hanno aggredito verbalmente e fisicamente alcuni giornalisti, rei, secondo alcune urla di cittadini lampedusani, di “rovinare l’immagine dell’isola parlando sempre di migranti”.
E nelle scorse ore, per la prima volta in questi mesi, un gruppetto di undici minori migranti sono riusciti a scappare dall’hotspot di Lampedusa, danneggiando un’auto e tentando un furto ad un furgone di un corriere. Ed ecco che arriva la “caccia al migrante”, un lampedusano comincia ad inseguire con lo scooter a velocità sostenuta, i giovanissimi stranieri, urlando e riprendendo con il cellulare l’inseguimento, ovviamente per postarlo sui social.
“Deve saperlo tutta l’Italia, tutta l’Europa deve saperlo, mi hanno spaccato la macchina poco fa, lo fate apposta (istituzioni ndr) per creare l’emergenza, e non fa un c***o nessuno qua, ci vogliono fare andare in galera, ci mettono contro gli immigrati (istituzioni ndr)”. Gli undici minori tunisini sono stati riportati all’hotspot di contrada Imbriacola, dopo poche ore.
I due episodi di fuga, hanno già scatenato numerose polemiche sui social, appesantendo ancor di più, l’aria di per sé già tesa di queste settimane. Nei giorni scorsi si è costituito un nuovo movimento politico, Pelagie Mediterranee, che stenta a raccogliere adesioni e partecipazione, e che protesta contro la militarizzazione dell’isola.
Momenti di tensione, ma la situazione sembra reggere
Il termine già suscita scenari di guerra, ma così non è, i turisti presenti sull’isola riescono a godersi la loro vacanza in tranquillità non accorgendosi di nulla, se non passando dal porto.
Sui manifesti del neo movimento politico, che ha come logo uno sgombro e una bussola, si legge “stop militarizzazione”, la stessa che finora ha garantito la sicurezza di tutti sull’isola e il tempestivo trasferimento dei migranti in Sicilia.
Queste operazioni, coordinate dalla Questura e dalla Prefettura di Agrigento, hanno evitato il peggio, come ad esempio gli scenari del 2011 quando sono stati lasciati per settimane 11mila migranti in giro per l’isola, con una manciata di squadre delle forze dell’ordine, insufficienti per garantire un adeguato servizio di ordine pubblico e assistenza ai migranti.
Eppure, allora, si chiedevano più militari sull’isola. “Abbiamo paura di far uscire le nostre figlie da sole”, già qualcuno pensa di trovarsi di fronte a stupratori seriali e lo pubblica sui social, creando falsi allarmismi in piena stagione turistica, già priva di numeri esorbitanti, rispetto alle estati nel periodo della pandemia.
Veicolare questi messaggi di allarmismo potrebbe creare i veri danni d’immagine a Lampedusa, per un raro episodio di allontanamento di undici ragazzini dall’hotspot, che in ogni caso rimane una struttura di prima accoglienza e non un centro di detenzione forzata. Almeno fino ad oggi.
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