Guerre per i produttori di armi
L’attenzione degli europei è concentrata sulla guerra in Ucraina, iniziata dalla Russia (e forse provocata dagli Usa).
La guerra, si sa, è l’occasione per dare sfogo alle armi, ai proiettili, ai droni e per utilizzare gli apparati digitali di puntamento, di difesa e altri. Se non ci fosse il gravissimo aspetto umanitario con migliaia di vittime e con altri esseri umani che soffrono violentemente, tutto si potrebbe spiegare come un grande business.
D’altro canto, è noto come dice un vecchio detto: L’argent fait la guerre, il che significa che è sempre il danaro, il vile danaro, l’indispensabile danaro, che fa scattare la voglia di conquista dei megalomani o altre voglie non commendevoli di personaggi che ritengono che con esso si possa comprare tutto, compresa la felicità. Si tratta, ovviamente, di colossali stupidaggini che solo dei beoni possono dire e pensare, presi da una sorta di follia.
La concentrazione dell’attenzione del mondo occidentale sulla guerra russo-ucraina fa perdere di vista, però, un fatto che è sotto gli occhi di chi fa una semplice ricerca e cioè delle decine e decine di guerre e di focolai guerreschi presenti in tutti e cinque i continenti: America del Nord e del Sud, Africa, Asia, Oceania ed Europa.
Non lontano da noi, per esempio, vi è la guerra non dichiarata fra Israele e gli abitanti della striscia di Gaza; un po’ più a oriente, la guerra in Siria; più avanti in quella direzione, in Kuwait e così via elencando. Per non parlare della guerra esistente, ma non dichiarata fra Corea del Nord e Corea del Sud, divise dal trentottesimo parallelo. Poi vi sono tutte le guerre e guerriglie nel continente africano, con quasi 1,5 miliardi di abitanti, molti meno per chilometro quadrato di quelli della Cina.
Non dimentichiamo la rivendicazione dei Curdi rispetto alla Turchia; intere popolazioni della Federazione Russa in subbuglio; le guerre non dichiarate nell’America del Sud e così via.
Di solito esse nascono per la presa del potere, il quale è l’aggancio per le ricchezze, quindi, ancora una volta, ecco che emerge quanto prima si scriveva e viene detto: L’argent fait la guerre.
La ricchezza di per sé non è cattiva (neanche buona). Se essa è il risultato di un’attività onesta e corretta, di cui una parte va allo Stato sotto forma di imposte, acquisisce una piena e totale legittimità.
è successivamente in discussione se mantiene tale legittimità quando si trasferisce da parenti ad altri parenti oppure a estranei. C’è merito quando qualcuno, senza averne, riceve qualcosa da altri, fossero genitori o avi? La questione è dibattuta, le opinioni sono divergenti e tuttavia nessuno è arrivato a una conclusione definitiva e forse nessuno ci arriverà.
Diversa è la questione se la ricchezza diventa uno strumento di potere per esercitare coercizione a danno di altri. In questo caso essa diventa uno strumento deleterio e negativo e ha anche una sorta di carattere velenoso, perché intossica le persone. Come la droga, la ricchezza viene desiderata da alcuni anche in quanto tale, ma soprattutto per soddisfare l’egoismo, l’edonismo, il narcisismo e altre caratteristiche simili delle persone.
Le guerre, dunque, sono tante, seppure alcune di piccole dimensioni. A fronte delle stesse vi è sempre la minaccia globale della Terza guerra mondiale, che sarebbe anche l’ultima dal momento che non molti sopravvivrebbero alle bombe nucleari. Paradossalmente, la potenza terrificante e distruttiva di tali armi, fino a oggi è stato il più potente deterrente contro la tentazione, anche di pazzi e maniaci, sapendo che non potrebbero sopravvivere a un conflitto di tal fatto.
Tuttavia, industriali che producono armi, proiettili, strumenti di puntamento e altri, cercano sempre di mantenere vivi i focolai perché in questo modo alimentano la loro produzione, aumentano le loro vendite e quindi i profitti. Ecco che torniamo al dio denaro.
Essi si industriano da mane a sera per attizzare i focolai e fare divampare gli incendi ora qua, ora là, approfittando di soggetti che senza cultura e senza buonsenso, si lanciano alla conquista del potere per il potere a dispetto del benessere delle popolazioni.