Laura Sugamele: “Maternità surrogata, se ci sono ragioni economiche non è dono” - QdS

Laura Sugamele: “Maternità surrogata, se ci sono ragioni economiche non è dono”

Pietro Vultaggio

Laura Sugamele: “Maternità surrogata, se ci sono ragioni economiche non è dono”

sabato 11 Marzo 2023

La scrittrice ed attivista Laura Sugamele su uno dei temi più controversi

La maternità surrogata è tra i temi più controversi e divisivi di cui si arricchisce quotidianamente il dibattito attorno al mondo femminile.
Il Quotidiano di Sicilia proverà a dare il suo contributo con Laura Sugamele, ricercatrice in studi di genere e pensiero femminista. Le sue esperienze professionali, dedicate alla ricerca accademica, l’hanno condotta ad interessarsi al rapporto tra patriarcato, corpo femminile e stupro di guerra, temi che l’autrice ha sviluppato e approfondito in un libro dal titolo ‘Corpo femminile e violenza politica. Lo stupro tra nazionalismo e conflitto etnico’ (Stamen 2022).

Come autrice, cosa si intende per maternità surrogata e qual è il suo punto di vista da donna?

“Quando si parla di maternità surrogata, ci riferiamo ad una tecnica di procreazione assistita, altrimenti detta gestazione per altri piuttosto che surrogazione per altri, conosciuta anche con il termine ‘utero in affitto’. Si tratta di una tecnica particolare, che prevede il coinvolgimento di una donna o madre surrogata, la quale mette a disposizione il suo corpo alla gestazione in favore di soggetti terzi, e dato che il ricorso a questa pratica, generalmente, ha una sua attuazione nella modalità contrattuale che ne stabilisce doveri e obblighi per entrambe le parti coinvolte, si può dedurre che tale aspetto, ovviamente, determina la maternità surrogata in senso negativo. Per tale ragione, riflettendo con la mia prospettiva, penso che questa pratica tenda non solo a depauperare il valore della maternità come valore di una libertà femminile, ma che in più sia finalizzata a privare il corpo femminile della sua autodeterminazione espressa proprio nella maternità”.

C’è un vero e proprio commercio dietro? Può essere considerata una forma di sfruttamento?

“Certamente, se nel tema della maternità, come scelta autonoma per una donna, ci inseriamo invece l’aspetto contrattuale, risulta quindi complesso collegare la maternità a una libera scelta. A mio parere, a sottolineare lo sfruttamento del corpo è proprio l’aspetto contrattuale, dato che le donne, che generalmente si prestano, hanno uno status economico basso”.

C’è un aspetto che può essere considerato positivo?

“Soltanto nel caso in cui si parli di maternità surrogata del dono, dunque una maternità caratterizzata dalla totale gratuità: come una donna che decide intenzionalmente di prestare il proprio utero, per il solo fine del dono e dell’amore, ad un’altra donna che, a causa di una malformazione o di una patologia, non è in grado di partorire. Invece, dove c’è denaro è difficile poter parlare di maternità in senso positivo”.

Cosa porta queste donne a dare la possibilità ad altre donne di avere un figlio tramite un corpo che non è il loro?

“Il più delle volte, sono portate a compiere questo tipo di scelta anche per ragioni economiche. Mi viene in mente il caso del Fertility Institute negli Stati Uniti, dove vengono proposti programmi specifici destinati alla proceduta di surrogazione di maternità, con tariffe che oscillano fra i 38.000 e i 65.000 dollari. Una richiesta di servizio a tutti gli effetti con costi elevati e non alla portata di tutti. Va sottolineata, quindi, l’esigenza di alcune coppie che richiedono ad una donna una prestazione, la quale lo farà per esigenze personali ed economiche, per cui la questione non può non aprirsi alla dimensione dello sfruttamento e della commercializzazione del corpo”.

Dove è consentita la maternità surrogata?

“Per quanto riguarda il nostro Paese, la pratica è vietata dalla legge 40/2004, art. 12 comma 6. Tuttavia, la stessa regolamentazione non caratterizza altri Paesi come l’Albania, l’Ucraina, la Georgia”.

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