Si laureano in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, svolgono tutto l’iter burocratico del caso fino ad arrivare all’attesa assunzione (determinata o non) nel contesto scolastico, precisamente presso alcuni nidi d’infanzia.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Dopo mesi o anni di lavoro però, ecco la drammatica comunicazione: il titolo di laurea conseguito in passato in realtà non sarebbe più valido e, per tentare di “trattenere” il posto di lavoro guadagnato, potrebbe adesso essere necessario tornare sui libri e studiare. Il motivo? Dietro a questa vicenda, segnalata agli interessati tramite una mail da UniMore, ci sarebbe il mancato adeguamento ai corsi di laurea citati al decreto ministeriale del 2017, entrato in vigore ormai da tempo.
Il caso UniMore coinvolge anche degli ex studenti siciliani
Questo quadro, davvero drammatico e che arriva in un momento di emergenza scolastica, è ciò che riguarda alcune facoltà in giro per l’Emilia-Romagna (Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, mentre al momento rimane “salvo” chi ha studiato a Bologna) e circa 30.000 persone in Italia, con alcuni dei coinvolti provenienti dalla Sicilia. Questo è il caso di Valentina, una 25enne originaria dell’Isola che – per i propri studi in ambito pedagogico, svolti anche tra il 2017 e il 2019 – ha scelto di affidarsi alla UniMore, l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Dopo anni di impegno e sacrificio, una laurea e l’assunzione tanto desiderata presso uno tra gli Istituti scolastici di Reggio Emilia, Valentina – come altre migliaia di persone sparse per l’Italia – adesso potrebbe essere costretta a ripartire. E, nello specifico, se il caso non dovesse risolversi con un lieto fine sarebbe “obbligata” a dare alcuni esami mancanti, svolgere del lavoro di tirocinio e scrivere addirittura una nuova tesi per tornare regolarmente al suo lavoro da docente. Oggi, quindi, la sua unica possibilità rimane quella di urlare a gran voce la propria “regolarità”, sperando che una sanatoria dal Governo possa rendere giustizia a tutti gli studenti – oggi docenti – del biennio in oggetto (2017-18 e 2018-19) che in questa vicenda c’entrano davvero poco.
Laurea “mutilata” e circa 30.000 docenti a rischio sul lavoro
Scoppiato a Reggio Emilia dopo decine di segnalazioni, il caso ha chiaramente una portata nazionale. In prima istanza sono state circa 400 le richieste di aiuto arrivate ai vari sindacati attivi in questa vicenda ma, come accennato, l’ondata di preoccupazione tocca le 30.000 persone in tutta l’Italia, con migliaia di docenti oggi regolarmente in servizio sparsi per il Bel Paese che potrebbero presto ricevere delle sgradite sorprese. A confermarlo ai microfoni del Quotidiano di Sicilia è Silvio Rosati, tra i portavoce del sindacato attivo a sostegno dei lavoratori coinvolti, l’Adl Cobas Reggio Emilia. “Il caso al momento tocca circa 30.000 ex laureati, quindi da questo si evince che si va ben oltre Reggio Emilia, Modena, Parma e Mantova”.
Nel dettaglio, spiega il sindacalista, “si tratta di due anni di immatricolazioni attive da tutta Italia, parliamo del biennio 2017-18 e 2018-19”.
I prossimi passi
Detto del motivo dietro alla preoccupazione dei tanti docenti ed ex studenti coinvolti (l’adeguamento mancato dei corsi di laurea al DDL del 2017), quali sono i primi passi in programma per far valere le ragioni dei coinvolti in questo caso? Silvio Rosati di Adl Cobas Reggio Emilia chiarisce: “Stiamo costruendo un comitato e abbiamo già avviato i discorsi con le istituzioni locali. Reazioni? Da loro non abbiamo avuto delle risposte dirette, ma sappiamo che sono dalla nostra parte. Per sbloccare la situazione però ed evitare il peggio, occorre chiaramente qualcosa in più”. Ciò che è necessario ottenere è infatti “una sanatoria da parte del Governo” – spiega Rosati – “e il nostro compito è quello di farci sentire per arrivare a loro in maniera molto concreta”.
Un caso certamente surreale, partito dal cuore dell‘Emilia-Romagna ma che, in maniera anche molto diretta, non può fare altro che coinvolgere l’Italia intera. Nei prossimi giorni si conosceranno maggiori sviluppi relativi a questa vicenda che, al momento, si è trasformata in un vero incubo per migliaia di docenti coinvolti.

