Lavorate a maglia - QdS

Lavorate a maglia

Lavorate a maglia

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 16 Ottobre 2024

Se la norma eversiva sulla parità di genere negli Enti locali fosse approvata sarebbe un vero e proprio "terremoto politico-strutturale": il commento.

Donne che cosa volete? È la infastidita domanda che ha posto la politica siciliana riunita a Palazzo dei Normanni di fronte alle donne riunite in sit-in in piazza Parlamento. Ma perché non lavorate a maglia, se avete del tempo libero tra il lavoro domestico e quello professionale, invece di disturbarci, a noi maschi che abbiamo altro da fare.

Il motivo del sit-in era l’approvazione della norma che recepisce quella vigente oltre lo Stretto sulla obbligatoria quota del 40% di donne nelle giunte dei Comuni. Ma se questa fosse approvata anche in Sicilia, adeguandosi al resto del Paese, si provocherebbe un terremoto politico strutturale nei partiti isolani, al cui vertice ci sono solo maschi. Il presidente della regione è un uomo, idem quello dell’assemblea regionale e i vicepresidenti. Anche nei capigruppo ci sono solo maschi tranne una Marianna Caronia, firmataria dell’emendamento eversivo della politica siciliana.

Ma perché queste donne vogliono contare nella politica siciliana, non gli basta fare le belle statuine? Se si dovessero mettere obbligatoriamente delle donne in giunta dei Comuni in quelle percentuali stabilite dall’ordinamento italiano, i partiti siciliani ai maschi portatori di voti e consensi che gli danno? Come facciamo a essere eletti deputati, si chiedono in Parlamento regionale, se non gli possiamo promettere, poi mantenere è un altro discorso, dei premi, dei posti di potere e visibilità? Ma le donne non hanno lo stesso, qualcuno potrebbe chiedere, un consenso? Si, ma è storicamente minore, per tradizione, usi e costumi, sono meno spregiudicate nelle promesse elettorali. E poi le donne sono meno affidabili, lo dice la Lirica, la donna è mobile qual piuma al vento, e i maschi politici temono di essere abbandonati. Il ceto sottostante politico maschile è più manzo, meno ribelle, più assoggettabile in una logica di dominio politico tra capi e sottoposti. Le donne no, sono meno ricattabili, la Meloni lo dice ogni piè sospinto.

Che si fa allora? Quello che sappiamo fare meglio in Sicilia, niente. La norma eversiva viene rimandata in commissione e poi speriamo che queste postulanti muliebri se ne vanno e ci lascino in pace, nel nostro ultimo avamposto del patriarcato politico. Però i maschi hanno detto una verità. Le donne dovrebbero lavorare a maglia, a maglie larghe trasversali, trasformare quella protesta in presidio permanente, magari mettendo gazebo nelle piazze principali per collegare nella maglia altre donne, fare rete, che poi le reti sempre maglie sono, solo che queste prendono i pesci, i pesci della democrazia partecipativa. Le donne se vogliono crescere devono partecipare, fare massa critica, non farsi dividere dall’imperio maschile. Questo costa tempo e fatica, ed è su questo che contano i maschi, le donne non hanno il tempo per queste battaglie, perché loro sono responsabili, hanno molte cose concrete da fare, loro no, loro pensano ai voti e al potere, perché comandare è meglio che fottere.

Così è se vi pare.

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