Osservatorio Inps 2019 sugli occupati che hanno ricevuto almeno un versamento contributivo. Scendono anche gli stranieri (-5,95%), orario medio settimanale da 30 ore
PALERMO – Nel 2019 i lavoratori domestici in Sicilia sono diminuiti del 3,2% rispetto all’anno precedente, con una flessione più consistente per quanto riguarda gli occupati di nazionalità straniera, in calo del 5,95%.
È quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio sui lavori domestici dell’Inps, che scatta una fotografia della situazione degli occupati del comparto, i quali abbiano ricevuto almeno un versamento contributivo nel periodo in analisi.
Tale decremento si presenta perfettamente in linea con il trend nazionale che, solo l’anno scorso, ha visto una diminuzione dei lavoratori domestici pari all’1,8% rispetto al 2018, passando dagli 864.720 agli 848.987. Stando ai dati, che coprono un arco temporale relativo agli ultimi 10 anni, in Italia la flessione più lieve si era verificata bel biennio 2016-2017 (-0,5%) mentre la più consistente nel 2015-2016 con un calo pari al 2,9%.
Più in generale, considerando i lavoratori in base al proprio genere, la diminuzione sembra riguardare in modo pressoché similare sia maschi che femmine, sebbene il comparto sia dominato da una prevalenza femminile, ovvero le donne impiegate nel settore abbiano rappresentato, solo nel 2019, l’88,7% del totale.
Come riportato dall’Osservatorio Inps, nelle Isole si registra la più bassa percentuale di lavoratori domestici ovvero il 9,7% del complessivo nazionale mentre, solo nel Nord-Ovest è impiegato quasi un terzo degli occupati del settore, ovvero il 29,9%, seguito dal centro con il 28,2%, dal Nord-Est con il 20,3% e, infine, dal Sud con l’11,9%.
Volendo stilare una classifica regionale per numero di occupati, la Sicilia si colloca al nono posto in Italia con 34.989 unità ovvero quasi un quinto in meno della capolista Lombardia con 155.063 impiegati, seguita dal Lazio (123.520), dall’Emilia Romagna (74.861) e dalla Toscana (73.684).
L’Inps, inoltre, mette a confronto i numeri di lavoratori domestici di nazionalità italiana con quelli di provenienza estera. Dai dati raccolti emerge che il trend decrescente di numero di impiegati nel comparto riguarda principalmente gli stranieri che, solo in Sicilia, nel triennio 2017-2019 sono diminuiti del 9,6% contro l’1,6% degli italiani. Su scala nazionale, infatti, nel periodo considerato si registra un andamento crescente pari a +5,4% per i lavoratori italiani. L’aumento più importante riguarda l’Abruzzo (+5,4%), l’Umbria (+4,2%) ed il Molise (+4,0%). Di contro, la diminuzione più consistente di occupati stranieri si è verificata in Basilicata (-12,1%) e in Puglia (-9,4%).
Con particolare attenzione alla provenienza geografica dei lavoratori stranieri, dal rapporto emerge che essi provengono per la maggior parte dei casi dall’Europa dell’Est, rappresentando il 40,9% ovvero 347.032 impiegati, di cui 134.012 colf e 212.806 badanti. Basti pensare che i badanti di provenienza italiana sono 105.202, ovvero meno della metà dei colleghi stranieri.
L’orario di lavoro settimanale dei lavoratori domestici impiegati in Italia corrisponde a circa 25-29 ore nella maggior parte dei casi (il 26,2%) e, in particolare, la tipologia del rapporto badante nel 55,4% dei casi lavora più di 30 ore a settimana mentre le colf (53,5%) in media meno di 25 ore.
Stando ai dati 2019, inoltre, dal punto di vista anagrafico la maggior parte dei lavoratori domestici (il 17,7%) appartiene alla classe di età compresa tra i 50 ed i 54 anni mentre solo l’1,5% ha un’età inferiore ai 25 anni.
Infine, per quando concerne la retribuzione, secondo le analisi Inps nel settore di riferimento, circa 1 lavoratore su 10 ha una retribuzione annua superiore ai 13 mila euro annui e, più nel dettaglio, facendo la distinzione per sesso, le donne guadagnano mediamente più degli uomini tant’è che sotto i 5 mila euro annui si colloca il 42,4% dei domestici maschi contro il 40,1% delle femmine occupate nello stesso comparto professionale.