Home » Fatti » Lavori pubblici, Sicilia fanalino di coda. Le spese non superano il 18% dei fondi

Lavori pubblici, Sicilia fanalino di coda. Le spese non superano il 18% dei fondi

Lavori pubblici, Sicilia fanalino di coda. Le spese non superano il 18% dei fondi
pnrr

A pochi mesi dalla fine del Pnrr, le spese rendicontate per le opere pubbliche sono ancora molto indietro

I dati del centro studi di Ance fanno la loro comparsa anche nel report Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno, di recente illustrato alla Camera dei deputati. Il documento, nel quale vengono approfondite numerose tematiche, dedica uno spazio anche al Pnrr, fotografando lo stato della spesa in quella che ormai viene definita la “resa dei conti”. Anche qui, lo scenario non è dei più incoraggianti. A pochi mesi dalla fine del Piano, le spese rendicontate per le opere pubbliche sono ancora molto indietro, al 35,4% in Italia, ampiamente sotto la metà del percorso. E, nel quadro nazionale, la Sicilia si colloca tra i fanalini di coda.

Spesa Pnrr, lo scenario non è dei più incoraggianti

Anche in occasione della presentazione del report, è stato ribadito come il Pnrr abbia spinto la crescita rilevata al Sud negli ultimi anni. Una risalita che, però, non è stata sufficiente, né dal punto di vista del Pil e dell’occupazione (come sottolineato in altri approfondimenti dal Quotidiano di Sicilia), né per quanto riguarda il potenziamento delle stesse capacità amministrative. Sotto quest’ultimo aspetto, infatti, il report di Svimez evidenzia come il Pnrr abbia senz’altro avuto un effetto positivo sulle tempistiche degli interventi: se prima del Piano in Italia era necessaria una media di 20,1 mesi per la progettazione delle opere di valore superiore a un milione di euro, dopo il Pnrr questi tempi sono scesi a 17,2 mesi per tutte le sottofasi che precedono quella esecutiva. Anche la Sicilia ha beneficiato di questi effetti, passando da una media di 27,4 a una di 16,7 mesi. Eppure, le tempistiche rilevate da Svimez, richiedendo pur sempre un anno e mezzo circa prima di entrare nel vivo della realizzazione dell’opera, non sono state comunque sufficienti a imprimere quell’accelerazione necessaria per completare gli interventi in linea con il cronoprogramma.

Nel dettaglio, secondo l’elaborazione basata sui dati di Italia Domani aggiornati al 30 giugno 2025, i pagamenti delle opere pubbliche legati a progetti del Pnrr sono al 43,3% al Centro-Nord e al 23% al Mezzogiorno. La Sicilia, con un livello di spese rendicontate pari al 18%, è penultima in Italia, seguita soltanto dalla Calabria al 16,9%. I volumi di pagamento più elevati si registrano invece in Veneto (58,8%), in Piemonte (46,7%) e in Lombardia (42,2%). Se poi il focus si sposta dalle opere pubbliche in generale alle infrastrutture sociali (scuole, ospedali, Erp), la percentuale di pagamento più bassa d’Italia è proprio quella della Sicilia (21,8%), sorpassata in questo caso dalla Calabria (23,4%). Più virtuoso, ancora una volta, il Veneto (51,4%).

Il Mezzogiorno è più indietro rispetto al resto del Paese

È nell’ambito dell’avanzamento dei cantieri per le infrastrutture sociali previste dal Pnrr che nel report Svimez appaiono i dati Cnce Edilconnect, componendo un monitoraggio congiunto con Ance per macroarea. Tra nuove scuole e asili nido, social housing ed edilizia sanitaria, il Mezzogiorno è più indietro rispetto al resto del Paese, con il 9,6% degli interventi completati contro il 16,2% del Centro-Nord. Allo stesso modo, al Sud il 26,6% dei lavori risulta ancora non avviato, mentre al Settentrione le opere ferme al palo sono il 18,1%. Una sezione del report, questa, che si chiude con toni che rasentano la rassegnazione, o quantomeno la presa d’atto che il Pnrr ha ormai fallito uno dei suoi obiettivi principali: quello della coesione, cioè dell’appianamento dei gap economici e sociali intercorrenti tra aree più e meno avanzate del Paese. “Le risorse del Piano – si legge a conclusione del passaggio sulle infrastrutture sociali – non riusciranno a colmare i divari territoriali in questo come in altri ambiti”. Da Svimez, perciò, ritengono necessario ridare “continuità agli investimenti nel post Pnrr, seguendo una logica coerente e complementare agli obiettivi di riequilibrio territoriale”.

Si pensa già al domani

Insomma, capitolo chiuso e si pensa già al domani. Tuttavia, anche sul fronte degli altri fondi per la coesione (europei e nazionali), che potrebbero contribuire alla continuità necessaria per salvare le opere, le premesse non sembrano al momento promettenti. Il monitoraggio del Mef al 31 agosto registra, per il ciclo 2021-2027, uno stato di avanzamento nazionale della spesa al 4,48% per l’Fsc e all’8,14% per Fesr ed Fse+ (in Sicilia, rispettivamente, 1,98 e 1,69%). Si punta, naturalmente, a un’inversione di tendenza, ma allo stato attuale, i dati sulla spesa sembrano anticipare per l’estate 2026 l’inaugurazione di quella che, al posto di una maggiore corsa verso il cambiamento, potrebbe essere una nuova stagione di ritardi.