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Lavoro, AAA portuali donne cercasi: la rivoluzione rosa parte da Livorno

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Lavoro, AAA portuali donne cercasi: la rivoluzione rosa parte da Livorno

Redazione  |
lunedì 03 Luglio 2023

La percentuale delle donne imbarcate su navi passeggeri e commerciali, a livello mondiale si attesta sul 2% circa della forza lavoro complessiva

Gruista, smarcatrice, addetta alle operazioni di rizzaggio e derizzaggio. I lavori del portuale declinati al femminile, sebbene il porto sia ancora oggi un luogo a predominante, quando non esclusiva, presenza di lavoratori maschili, a tutti i livelli, e nonostante le competenze non manchino. Ma se le donne sono penalizzate nell’accesso al lavoro in ambito portuale e marittimo, una rivoluzione rosa sta partendo da Livorno con il progetto ‘Il porto delle donne’ “pensato per far conoscere il lavoro che le donne svolgono in ambito portuale e animare il dibattito fra addetti ai lavori al fine di migliorare la presenza delle donne in questi settori”, spiega Barbara Bonciani, assessora al porto e all’integrazione città-porto del comune di Livorno, presentando il progetto in occasione di Seif 2023, il festival internazionale dedicato alla tutela del mare e alla sua essenza, organizzato dalla fondazione Acqua dell’Elba.

Qualche dato. “La percentuale delle ‘marittime’, le donne imbarcate su navi passeggeri e commerciali, a livello mondiale si attesta sul 2% circa della forza lavoro complessiva; abbiamo solo 12 comandanti di navi da crociera donne, di cui una di Livorno, cosa che ci fa molto piacere, ma sono davvero poche – dice Bonciani – Sempre a livello globale, le donne che lavorano nelle imprese portuali che si occupano delle operazioni di imbarco e sbarco merci, sono il 16% della forza lavoro complessiva, percentuale che scende all’8% in Italia mentre nel porto di Livorno sono il 10%, percentuale che ci avvicina a quella dei porti nord europei ma ci sono porti in Italia dove le donne non ci sono proprio, come Trieste”.

Eppure, il lavoro nei porti è profondamente cambiato negli ultimi 50 anni, “non è più quel lavoro manuale per cui servivano i portuali di in tempo, uomini forti necessari alle operazioni di sbarco e imbarco che si facevano ‘con i muscoli’: oggi si fanno con mezzi come le gru e basta quindi saper guidare questi mezzi”, sottolinea l’assessora al porto di Livorno. Ma la carenza di figure femminili si registra anche ‘in alto’: “in Italia su 16 autorità di sistema portuale co sono 16 presidenti uomini e 14 segretari generali uomini e due donne nominati dai presidenti maschi. Bisogna facilitare l’ingresso delle donne in questo ambito perché le donne portano con sé un’altra visione de mondo è un altro pensiero che arricchisce, non è una competizione ma una volontà di rendere questi settori più competitivi”.

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