PALERMO – Le assunzioni in Sicilia aumentano, ma aumenta anche il precariato. Il mondo del lavoro è ormai un deserto ricco di sabbie mobili, trappole per lavoratori che non riescono a trovare la propria oasi, il proprio spazio sicuro, che spesso si dimostra essere solo un miraggio.
L’Inps ha pubblicato i dati relativi alle variazioni delle posizioni di lavoro tra marzo 2022 e lo stesso mese dell’anno precedente. Sono state 47.780 le assunzioni in più avvenute nell’anno in corso rispetto al 2021, e di queste 18.621 sono quelle finalizzate con un contratto a tempo indeterminato, mentre 29.159 sono quelle che hanno utilizzato forme contrattuali diverse. Si tratta di una distribuzione ben poco equilibrata: soltanto il 39% del totale delle assunzioni prevede una sicurezza nel tempo che vada oltre i pochi mesi generalmente proposti. In termini numerici, il mese di marzo 2022 non rappresenta un buon risultato per l’economia isolana, perché le nuove contrattualizzazioni sono appena il 6,2% del totale nazionale: nello stesso range si pongono regioni come il Piemonte (46.170 nuove assunzioni), la Toscana (50.458), la Puglia (45.884).
Numeri ben più alti si registrano invece in Lombardia, in cui si superano ampiamente le 156 mila assunzioni, in Veneto, che arriva a 71.717 nuovi contratti, in Emilia Romagna (69.209) e in Lazio (65.359). I numeri minori si registrano in Molise (2.730 contratti), Basilicata (4.332) e Valle d’Aosta (5.105).
Se si guarda invece alla tipologia di contratto attivata, la condizione siciliana non è delle peggiori: su un totale di 763.311, il 22% sono i contratti a tempo indeterminato, mentre il restante 78% si frammenta in altre forme contrattuali tutte caratterizzate da precarietà e insicurezza. In tutta la penisola, è comunque un mese da considerare positivo, perché, dopo gli andamenti negativi registrati nei mesi più acuti della prima fase della pandemia, prima dell’avvio della vaccinazione di massa, a partire da marzo 2021 il saldo annualizzato ha segnato un continuo recupero. In totale, le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi tre mesi del 2022 sono state 1.865.000, con un aumento del +43% rispetto allo stesso periodo del 2021.
La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, con particolari picchi per le assunzioni stagionali (+113%), per gli intermittenti (+85%); buoni risultati anche per il tempo indeterminato (+44%), per l’apprendistato (+43%), mentre per le altre tipologie di contratti gli aumenti sono più contenuti: tempo determinato (+35%) e somministrati (+29%).
La dinamica delle assunzioni è stata più consistente nelle imprese più piccole, soprattutto in quelle con meno di 15 dipendenti, con una crescita del 57%, a decrescere poi con l’aumento della dimensione aziendale: da 16 a 99 dipendenti (+40%) e oltre 99 dipendenti (+32%).
A confermare il trend della sempre maggiore precarietà generalizzata, le cessazioni dei primi tre mesi del 2022 sono state 1.515.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+47%). Le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato sono dovuti principalmente a motivazioni di natura economica e disciplinari (rispettivamente +162% e +48%).
Non bisogna dimenticare come il 2022 sia stato caratterizzato da incentivi a diverse forme contrattuali: in termini percentuali l’esonero giovani presenta la variazione più consistente, tuttavia l’incentivazione denominata “Decontribuzione Sud”, per la sua estensione e pratica assenza di requisiti particolari di accesso, è in termini assoluti l’agevolazione più rilevante.

