Verso il Primo Maggio: indispensabili più controlli e ispettori salvavita per porre fine alle tante tragedie
ROMA – C’è una data, ogni anno, che dovrebbe essere luminosa, collettiva, festosa. Il primo maggio, festa dei lavoratori, torna puntuale con il suo carico di discorsi ufficiali, eventi pubblici e concerti in piazza. Eppure, sotto questa celebrazione, si nasconde un dolore antico e ancora irrisolto: in Italia si continua a morire di lavoro. E non è una metafora.
Nel 2024 1.090 le vittime di infortuni mortali
Nel 2024, secondo i dati dell’Inail, sono state 1.090 le vittime di infortuni mortali, compresivi di quelli in itinere, vale a dire di quelli che ancora aspettavano una certificazione che fosse stata una morte avvenuto sul posto di lavoro per ragioni connesse alla propria attività, 805 quelli già accertati. Nel 2014 erano 1.009, di cui 744 quelli accertati. Dieci anni e nessun passo avanti. Anzi. Il numero dei morti è salito, in un’Italia che si illude di essere più moderna, più attrezzata, più consapevole. La festa dei lavoratori resta, così, una ricorrenza simbolica e beffarda. Sul calendario si colora di rosso, ma il rosso vero continua a tingere i cantieri, le fabbriche, le strade. È il sangue di chi esce di casa al mattino e non fa più ritorno.
Nel 2024, la Lombardia ha contato 131 vittime sul lavoro. La Campania 84. La Sicilia 65….