Agrigento

Ciao Sicilia, i giovani vanno via. L’assessore Albano: “Fate esperienza, ma poi tornate per far crescere questa terra”

In Sicilia i dati sulla disoccupazione giovanile sono allarmanti. L’Europa ci colloca tra le dieci regioni peggiori d’Italia, precisamente al quinto posto per i giovani tra 15 e i 29 anni che non lavorano. Ancora più preoccupante il fenomeno “fuga dei cervelli”: secondo i dati Istat, negli ultimi due anni, più di 35mila siciliani hanno abbandonato l’Isola. Vanno via in media tre persone ogni mille abitanti e la provincia che registra il record è Agrigento: ogni mille persone sette emigrano.

Giovani e lavoro, l’intervista all’assessore regionale al Lavoro

A fare il punto della situazione al QdS, è l’assessore regionale al lavoro Nuccia Albano: “I dati non sono incoraggianti, in particolare al Sud. Non mi sono mai illusa: il lavoro non si trova per legge. Bisogna che i giovani guardino al lavoro come una meta e non cerchino, né lo Stato gli offra, scorciatoie. Il lavoro lo creano le imprese attraverso il libero mercato. Bisogna anche sapere cogliere dai fatti negativi le opportunità di lavoro, mi riferisco alla guerra russo/ucraina da dove è nata l’impellente necessità, tra le altre cose, di approvvigionamento delle risorse energetiche alternative e della intensificazione della produzione di cereali. Inoltre, i rifiuti, la differenziata, il riciclo, sono materie che creano nuove opportunità”.

I giovani che restano in Sicilia

Per tanti giovani che partono, ce ne sono anche alcuni che rimangono e vogliono investire in Sicilia: “I giovani non devono arrendersi, – aggiunge l’assessore – ma cercare una propria dimensione professionale che risponda ad un’offerta di lavoro. Sostengo che i giovani debbano partire, fare esperienze all’estero, essere competitivi in Europa e nel mondo ma devono tornare per far crescere la Sicilia. A vantaggio del ritorno, per cui sono fiduciosa, c’è l’attaccamento alla nostra terra, al nostro mare, al sole e alla cucina che non hanno eguali nel mondo. Questa madre terra è difficile da dimenticare. Lancio un appello: voglio richiamare ad un dovere morale generazionale verso la propria terra. Non occorre guardare l’ultimo tratto, ma ricordare cosa la Sicilia e la Regione ha dato a nonni e genitori, formazione, lavoro, un futuro. Andare via oggi e impoverirla vuol dire andare contro il passato e noi stessi, quasi rinnegare gli anni passati. E, invece, ciascuno di noi deve impiegare tutte le forze e le risorse per rilanciare la Sicilia”, commenta Nuccia Albano.

Pubblica amministrazione e formazione

Nei giorni scorsi è uscito il nuovo piano Defr sul quale l’assessore regionale al Lavoro conta di risolvere alcune importanti e ataviche vertenze lavorative entro il 2023 e procedere con le stabilizzazioni entro il 2024: “Un dato preoccupante, in Sicilia, è quello relativo all’elevato numero di vincitori di concorsi nella Pubblica amministrazione che hanno deciso di rinunciare. Il motivo è da ricercare nella più non attrattività della Regione che ormai è stagnante e gli stipendi non sono più quelli di una volta: il sogno di lavorare nella PA è ormai svanito”. L’assessore Albano prosegue affermando: “Bisogna lavorare su tre direttrici: rilancio delle attività artigianali, molto ricercate, attraverso una formazione professionale specifica; cercare percorsi lavorativi post laurea; strutturare percorsi di riqualificazione per chi già lavora; investire nel mondo della tecnologia e dell’informatica”.

A Licata un festival per giovani da giovani

Dall’iniziativa di giovani, studenti e lavoratori nasce il festival “Questa è la mia terra – Io la difendo” a Campobello di Licata, in memoria del 24enne Giuseppe Gatì folgorato nel 2009 da una scossa elettrica sul lavoro che gli costò la vita.

“La mia generazione ricorda una piazza enorme riunita per il funerale. Era per tutti un esempio – racconta Giovanni Intorre, studente di giurisprudenza dell’università di Palermo -. Un giovane che dopo l’emigrazione al Nord era tornato in Sicilia per fare il pastore insieme al padre, collaborando nell’impresa di salvare un particolare tipo di capra girgentana che ora è un’eccellenza nella produzione di caprini vegetali”.

Intorre, che è uno degli organizzatori del festival che avrà luogo il 23 e il 24 agosto nella cittadina dell’agrigentino, spiega: “Il festival nasce dalla voglia di continuare la battaglia di Giuseppe, di difendere la nostra terra e rivendicare il diritto di poterci restare: sono quasi cinquanta le esperienze che stanno facendo rete, da Rifai che si occupa di aree interne passando per la Malafimmina fino alle realtà di soft e co-working”. È proprio sul co–working che anche l’assessore Albano rilancia: “Riteniamo che uno dei progetti che possa consentire ai nostri giovani un’occupazione senza lasciare la Sicilia è quello di investire proprio sul co-working affinché i giovani possano rimanere nella propria terra, non impoverendola, lavorando in modalità remoto”.

Giovani e lavoro in Sicilia: l’appello

Il festival di Campobello di Licata si svolgerà il 23 e il 24 Agosto si prevedono dibattiti con istituzioni, giornalisti e cittadini e spettacoli musicali con band locali e con il gruppo Eugenio in via di Gioia.

E’ stata avviata anche un’iniziativa per aprire un centro studi dedicato a Giuseppe Gatì: “In Sicilia ci sono limiti geografici, – conclude Giovanni Intorre – ognuno spesso si sente solo ed è per questo che da questa iniziativa vogliamo aprire un centro studi dedicato a Giuseppe Gatì che possa mettere in contatto tutti i giovani e le associazioni che in questa Terra vanno controcorrente”. Gli attivisti sono già arrivati ad una somma di 6.000 euro, facendo da eco all’iniziativa in vari modi. Tra questi quello che pare essere più di “moda” è stato lanciato dal cugino di Giuseppe Gatì: prendere una bici e fare un giro tra le bellezze del territorio.