La sentenza del Tribunale di primo grado di Parigi, con la quale oltre a diverse pene è stata comminata anche quella di ineleggibilità a Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha messo in subbuglio tutto l’Occidente, ove rimbombano tesi favorevoli e contrarie alla stessa sentenza.
Quelle favorevoli riguardano il fatto che la giustizia francese ha già condannato diversi esponenti politici di tutto l’arco parlamentare, con ciò volendo avvalorare la tesi che la Giustizia è giustizia e che non si ferma di fronte ai potenti, il che sarebbe giusto, anche perché l’ordinamento giudiziario è indipendente, pur non essendo un potere.
Le tesi sopra riportate hanno un loro fondamento e sul piano teorico sono ineccepibili, per cui bisognerebbe dar loro ragione senza tentennamenti. Tuttavia, bisogna osservare le opposte tesi, secondo le quali l’intervento della magistratura d’oltralpe avrebbe una matrice politica. Vediamo di che si tratta.
Innanzitutto, la sentenza di primo grado è soggetta ai ricorsi inevitabili dei gradi successivi, per cui la strada è tutta da percorrere e non si conoscono i possibili esiti, se confermatori o di natura opposta. Però la questione non riguarda i processi in quanto tali, ma il tempo in cui essi possano svolgersi perché se le assoluzioni ipotizzate dovessero arrivare oltre il termine entro cui Marine Le Pen può presentare la propria candidatura alla presidenza della Repubblica francese, questa sarebbe di fatto trombata.
Dunque, è rimesso alla capacità della Giustizia francese lo svolgimento del processo d’appello, in modo da arrivare alla sentenza in tempo utile. Se ciò non accadesse e la leader del Rn non potesse candidarsi, sarebbe un problema per la Democrazia, perché mai la Giustizia deve entrare a gamba tesa nella politica, altrimenti vi sarebbe un’interferenza dell’ordinamento giudiziario nel potere istituzionale.
Siamo perciò convinti che i magistrati francesi arriveranno a sentenza di secondo grado in tempo utile e ovviamente il risultato cambierà lo scenario delle elezioni politiche francesi del 2027.
Ricordiamo, per inciso, che anche in Italia le elezioni politiche si svolgeranno nello stesso anno. Ma torniamo alla Francia.
I mass media non hanno evidenziato bene che la pena cosiddetta “accessoria” dell’ineleggibilità per cinque anni non era tassativamente applicabile nella sentenza, in quanto i giudici potevano inserirla o meno. Ecco un elemento che fa riflettere sulla volontarietà di accesso dell’ordinamento giudiziario nella politica.
Qual è stato l’elemento determinante che ha indotto i giudici francesi a inserire questa pena nella sentenza? Non lo sappiamo e nessun può saperlo. Sicuramente le motivazioni saranno chiare in materia, ma dietro le motivazioni c’è la volontà dei giudicanti che hanno inserito la sospensione quando potevano anche non inserirla e lasciare le altre pene.
Ora, con questo commento noi non intendiamo entrare nel merito della questione, perché i processi si fanno solo in tribunale, in base ai documenti che vengono prodotti all’interno dello stesso e nulla di più.
Invece denunciamo il malaffare giornalistico degli ultimi decenni nel nostro Paese, cioè lo svolgimento dei processi sui giornali prima ancora che nelle aule dei tribunali. Si capisce perché queste deviazioni siano avvenute, ma ovviamente non si possono e non si devono ammettere.
Qualunque cittadino, indipendentemente dal suo livello sociale, ruolo, funzione professione o altro, deve essere sempre pronto a difendersi nei processi e non dai processi. Ma, evidentemente, vi è una stretta minoranza di giornalisti che non osserva il Testo unico dei doveri del giornalista, nel quale sono descritte le regole etiche di comportamento, fra cui quella di riportare fatti oggettivi, per quanto possibile, e completi, piuttosto che supposizioni o altri elementi trasmessi per impressionare l’opinione pubblica, ma che sono estremamente dannosi per lo svolgimento dei processi.
Nonostante quanto prima descritto, confidiamo nella saggezza dei giudici francesi che emetteranno la successiva sentenza “secondo scienza e coscienza”.

