Legge di bilancio 2024. Dire sì avvelena - QdS

Legge di bilancio 2024. Dire sì avvelena

Carlo Alberto Tregua

Legge di bilancio 2024. Dire sì avvelena

martedì 14 Novembre 2023

Ecatombe debitoria, tremila miliardi

Abbiamo commentato precedentemente la bozza della legge di bilancio presentata dal Governo e che aspetta di essere approvata dal Parlamento, possibilmente entro fine anno. Essa è lo sviluppo della Nadef (Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) e delle linee inserite nella stessa, che si concretizzano in un elenco di voci e cifre relative a questo stesso anno e al prossimo.
Finalmente le cifre sono state portate a conoscenza dell’opinione pubblica e quindi oggi possiamo commentarle.

A prima vista c’è da far tremare i polsi perché l’aumento della spesa da un anno all’altro è sensibile, voce per voce, che non staremo qui a elencarvi. Tuttavia, parecchie di esse meritano commento e sottolineatura. Per esempio, la previdenza che parte da un’uscita di quest’anno di 113.575 milioni per passare a ben 135.128 milioni del 2024. Si tratta di 21 miliardi in più da un anno all’altro per effetto dell’ampliamento delle pensioni a tutti e tutte con Quota 100, 101, 102, 103.

Per la Scuola, che avrebbe bisogno di sostegni, la cifra stanziata è pressoché invariata da quest’anno al prossimo, oscillante intorno ai 52 miliardi.
Per lo sviluppo del territorio, che prevede uscite per 9,7 miliardi quest’anno, è stata aumentata la dotazione a 13,7 miliardi.
La Giustizia rimane dotata più o meno della stessa cifra, 11,7 miliardi, e così l’Università, 11,2 miliardi.
Scusate l’elencazione delle cifre, ma, se ci fate caso, esse sono molto significative al di là di ogni parola.

Le infrastrutture non hanno subito variazioni perché a esse il Governo ha provveduto utilizzando il Pnrr.
Stona in questo quadro il mantenimento delle risorse per la Ricerca intorno a 5 miliardi, che rimangono l’anno prossimo più o meno sulla stessa cifra.
Finalmente salta all’occhio la spesa prevista per la gestione dell’immigrazione, che noi abbiamo stimato più volte intorno a 5 o 6 miliardi. Le uscite previste sono di 3,1 miliardi quest’anno, ma nel 2024 arriveranno a 3,3 miliardi.
Sull’immigrazione, però, vi sono costi occulti e riguardano l’utilizzo di corpi dello Stato – sanità, burocrazia, Forze dell’Ordine e altri – tutto personale distolto dalle sue attività istituzionali e trasferito pari pari per la gestione della stessa.
In questo quadro dobbiamo ritenere positiva l’iniziativa del Governo per l’accordo che ha fatto con l’Albania, che ha anche l’obiettivo di dissuadere tante persone dal partire dalle coste africane, per evitare di finire sulle coste balcaniche.

Ma veniamo ancora alla legge di bilancio 2024. Essa gode di un secco abbassamento del costo dell’energia, stimato per quest’anno in 20,5 miliardi, e previsto per il 2024 in soli 1,2 miliardi.
Al turismo è assegnata la miseria di appena 450 milioni, che diminuiscono il prossimo anno a 344 milioni.
Queste cifre fanno capire plasticamente come il settore (che comprende anche la ricettività) sia tenuto in scarsa considerazione dal Governo, pur sapendo che questo è ‘O Paese d’o sole, apprezzato in tutto il mondo.

Complessivamente le uscite per quest’anno saranno intorno a 1.179 miliardi, ma l’anno prossimo questo immenso importo salirà a 1.215 miliardi.
L’aumento della spesa pubblica è irrefrenabile nonostante questo Governo abbia manifestato l’intenzione di usare prudenza. Cosa comporta tale continuo aumento, voluto per accontentare parte della popolazione al fine di avere un ritorno in termini di consensi clientelari? Comporta l’aumento del debito pubblico, che il prossimo anno punterà decisamente ai 3 mila miliardi, con interessi previsti di 97 miliardi circa (vicino ai cento), costituendo un enorme peso su ogni cittadino/a, calcolato in circa 50 mila euro per ognuno/a di essi/e.

Si dirà che l’aumento del Pil farà diminuire il quoziente, ma esso probabilmente si incrementerà il prossimo anno di uno striminzito 0,7 per cento per effetto del mancato sviluppo, soprattutto del Mezzogiorno, che continua a rimanere al palo.

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