Legge di bilancio: le possibili misure del Governo Meloni per i lavoratori dipendenti

Dalla flat tax al 15% per le partite Iva estesa ai redditi fino a 85mila euro (oggi la soglia è di 65mila), alla riforma delle pensioni con Quota 103 che dovrebbe prendere il posto di Quota 102. Il governo Meloni lavora alla legge di bilancio che punta ad attenuare gli effetti del caro energia, perché la priorità ripetono dalla maggioranza, è aiutare famiglie e imprese a sostenere il costo delle bollette.

C’è da chiedersi, invece, cosa devono aspettarsi invece i lavoratori dipendenti nel 2023. Intanto per molti di loro, saranno previsti degli aumenti a dicembre 2022, come abbiamo già raccontato in un precedente articolo, . Ma il Governo punterebbe anche ad altre importanti novità per i lavoratori dipendente nel 2023.

Il taglio del cuneo fiscale

Così com’è difficile che nella legge di bilancio trovi posto il taglio delle tasse sul lavoro. La proposta di Fratelli d’Italia è ormai arcinota: ridurre il cuneo fiscale di cinque punti, per due terzi a favore dei dipendenti con reddito fino a 35mila euro e per un altro terzo a favore delle imprese. Secondo Confindustria vorrebbe dire mettere 1.200 euro in più nelle tasche dei lavoratori, ma il costo sarebbe importante: 16 miliardi di euro. Risorse che al momento non ci sono.

Verso la conferma del taglio al 2% varato da Draghi

Secondo voci sempre più insistenti, l’esecutivo potrebbe semplicemente confermare il taglio del 2% al cuneo già varato da Draghi in scadenza il 31 dicembre. L’esonero contributivo dello 0,8 per cento era stato infatti introdotto con la legge di bilancio per il 2022 ed era stato poi aumentato di un altro 1,2% con il decreto Aiuti bis.

Se il governo decidesse di confermare il taglio del 2% va da sé che per i lavoratori non cambierebbe nulla: la busta paga, per intenderci, rimarrebbe identica. Ma al momento sembra complicato riuscire a fare qualcosa in più.

Detassazione dei premi di produttività

Già con il decreto Aiuti quater è stata aumentata da 600 a 3mila euro (e fino al 31 dicembre) la soglia esentasse dei così detti “fringe benefit”, espressione con cui si intende una forma di retribuzione erogata dall’azienda in beni e servizi al lavoratore. Qualche esempio: i buoni acquisto, pc o telefoni aziendali, alloggi in affitto al dipendente o alla famiglia. Nel novero di questi benefit possono ora rientrare anche le somme erogate per pagare le bollette.

Per la ministra del Lavoro Marina Calderone sarà una “integrazione delle tredicesime” che però, va sottolineato, riguarderà solo una parte dei dipendenti. Quella di erogare o meno i fringe benefit era e resta una decisione dei datori di lavoro, tant’è che secondo il segretario della Cgil Maurizio Landini “la contrattazione aziendale riguarda solo il 20% dei lavoratori”.