Legge elettorale, governance impossibile senza una riforma - QdS

Legge elettorale, governance impossibile senza una riforma

Legge elettorale, governance impossibile senza una riforma

sabato 26 Ottobre 2019

Ddl di 77 articoli all’Ars: Salvatore Siragusa (M5S) primo firmatario. Governo Musumeci con una maggioranza risicata a Sala d’Ercole

PALERMO – Si torna a parlare di riforma della legge elettorale in Sicilia. Il gruppo parlamentare 5 Stelle all’Ars ha presentato un testo di 77 articoli (a prima firma di Salvatore Siragusa) che ridisegna totalmente il volto alla normativa vigente e dove il ballottaggio e il premio di maggioranza sono i cardini fondamentali.

Secondo l’attuale legge, modificata nel tempo, 62 deputati vengono eletti a suffragio universale diretto e segreto, in condizioni di parità tra i sessi, per cinque anni. Il sistema elettorale prevede un metodo misto a turno unico, con sistema proporzionale su base provinciale, con il metodo dei più alti resti e voto di preferenza, con uno sbarramento elettorale al 5% regionale per ogni singola lista; 7 deputati, tra cui il Presidente eletto, vengono eletti con una lista regionale come premio al candidato presidente più votato; 1 diviene deputato regionale in quanto miglior candidato Presidente non eletto.

“I limiti della legge attualmente in vigore – afferma Siragusa – sono più che evidenti e la plastica rappresentazione è l’attuale Parlamento, che può contare su una maggioranza risicatissima che non è assolutamente in grado di assicurare la governabilità. Occorre cambiare rotta, ed occorre faro subito per consentire ai siciliani di andare a votare alle prossime elezioni con le nuove regole”.

Nel nuovo ddl quindi i Cinquestelle prevedono “Doppia scheda per l’elezione del Presidente, premio di maggioranza alla coalizione vincente per garantire la governabilità, stop al listino regionale e ballottaggio tra i due candidati che ottengono il maggior numero di preferenze, nel caso che nessuno dei candidati a guidare la Regione ottenga la maggioranza assoluta dei voti. Il ddl del M5S consta di 77 articoli, suddivisi in 7 titoli, che passano in rassegna tutti gli aspetti della riorganizzazione del sistema elettorale siciliano. “La nostra legge – continua Siragusa – prevede che alle liste collegate al candidato vincente siano assegnati almeno il 55 per cento dei seggi se il presidente eletto riporta meno del 40 per cento dei voti validi. Se, invece, i voti validi riportati da questi sono uguali al 40 per cento o una percentuale superiore, il premio di maggioranza per le liste a lui collegate sarà del 60 per cento”.

La legge M5S fissa paletti molti più restrittivi per la candidabilità, recependo in toto la legge Severino. Tra le principali inibizioni alla corsa agli scranni di palazzo dei Normanni e al vertice di Palazzo d’Orléans ci sono ad esempio le condanne definitive per associazione di tipo mafioso o finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, la condanna definitiva per i delitti consumati o tentati di peculato, malversazione ai danni dello Stato, concussione, corruzione e abuso d’ufficio e le condanne con sentenza definitiva ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per delitto non colposo.

Già lo scorso anno il Qds in un approfondimento aveva sottolineato la necessità di una riforma della legge elettorale mai andata in porto e aveva lanciato l’idea di un “sicilianum”, con elezione del Presidente della Regione e dell’Assemblea regionale al primo turno qualora fossero espressi dal 40% dei voti validi. La scheda per l’elezione del Presidente e quella per l’elezione dei deputati dovrebbero essere collegate. Se Presidente e Assemblea non raggiungessero la soglia indicata, si andrebbe al secondo turno di ballottaggio fra le prime due liste e i primi due candidati votati, in modo che comunque gli eletti accolgano la metà più uno dei voti validi espressi.

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