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La burocrazia si autovaluta

Sembra incredibile, ma tutti i dirigenti pubblici di livello statale o regionale e anche comunale, ogni anno prendono premi di risultati, come se li avessero conseguiti in toto. Chi è che valuta se i risultati sono stati conseguiti? Sono gli Organismi Indipendenti di Valutazione (Oiv) introdotti dall’allora ministro della Pubblica amministrazione, Brunetta, nel 2009, per dare le pagelle utili all’eventuale progresso, o meno, nella carriera e all’erogazione dei premi in danaro.
Il fatto è che tali Oiv non sono indipendenti, come dice la loro denominazione, bensì interni alle amministrazioni, con la conseguenza che i controllati sono anche controllori, dal che si può desumere l’equità con cui vengono espressi i giudizi.
L’osservatorio Cpi (Conti pubblici italiani) di Carlo Cottarelli ha analizzato i rapporti, migliaia di pagine, e ne ha tratto la conclusione che vi sono scritte generiche che non approdano a niente, salvo la capacità di assegnare i premi e di promuovere tutti.

La burocrazia italiana non è quella austriaca o anglosassone. In Friuli quella burocrazia funziona molto bene proprio perché è modellata sulla struttura di quella d’Oltralpe. Ma anche nel Veneto la burocrazia funziona abbastanza bene, come in Lombardia e in Piemonte e nelle altre regioni del Nord. E, vedi caso, quei dirigenti, in parte meridionali, sono meritevoli.
Nel Mezzogiorno e in Sicilia, invece, l’apparato burocratico è una palla al piede delle istituzioni e dell’economia, con la conseguenza, che non fanno funzionare le prime ed ostruiscono la seconda.
Perché la differenza di funzionamento della Pa fra Nord e Sud? Un fatto di mentalità, una questione di latitudine o anche la pochezza del ceto politico, rastrellato ai livelli bassi, per cui mantiene anche ai livelli bassi l’organizzazione dei servizi pubblici?
Il pesce puzza dalla testa. La testa è il ceto politico. Quando va in avaria tutta la macchina pubblica rallenta o si ferma. Purtroppo il ceto politico è esso stesso in avaria e non riesce a funzionare, non facendo progetti di medio e lungo termine e non avendo la capacità di realizzarli puntualmente secondo cronoprogrammi tassativi.
Il buono o cattivo funzionamento della burocrazia ha come effetto indiretto il buono o il cattivo funzionamento dell’economia, perché la mano pubblica è presente nella ruota economica, sia con provvedimenti che interferiscono nel suo funzionamento, che con altri provvedimenti utili a farla andare meglio, ma non ci riescono.
Tutte le decisioni politiche, sempre più intervengono nel funzionamento economico dello Stato e della Sicilia, avendo l’obiettivo di stimolo delle attività. Però, se la cinghia di trasmissione, che è appunto la burocrazia, non funziona bene o non in tempi europei, è chiaro che l’efficacia è ridotta o addirittura non vi è alcuna efficacia.
Tanti ministri hanno provato a riformare la Pubblica amministrazione nel suo insieme, ma il difetto sta a monte e cioé nella formulazione delle leggi; se esse non sono scritte in buon italiano, con periodi semplici e comprensibili, senza richiami ad altre leggi, è chiaro che la macchina pubblica non può funzionare.

Anche in questo caso risulta evidente come la responsabilità sia del legislatore e cioé di deputati e senatori che approvano le leggi.
Ma se essi non hanno la necessaria competenza e preparazione e la cognizione di come si formano testi legislativi, sono costretti a delegare ai burocrati la formazione degli stessi testi.
Siccome i burocrati non hanno interesse a che la burocrazia si semplifichi, perché se questo accadesse perderebbero il loro potere, ecco che propongono agli improvvidi legislatori testi farraginosi, oscuri, volutamente complicati, in modo da avere sempre l’alibi che le cose non funzionano per colpa delle leggi e non per colpa loro.
Come leggete, il guazzabuglio è voluto, non è una maledizione del destino ed esso continuerà a penalizzare il nostro Paese, soprattutto la parte meridionale, perché è proprio qui che c’è l’incapacità di dare un colpo d’ala per ribaltare l’infausta situazione.