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L’eversione nera mai spenta, 54 anni fa il tentativo golpista

L’eversione nera mai spenta, 54 anni fa il tentativo golpista
Junio_Valerio_Borghese

Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, la democrazia italiana rischiò di cadere a seguito del piano eversivo dell’ultradestra. Ma il colpo di Stato militare, organizzato dal principe Junio Valerio Borghese, non riuscì. Oggi la minaccia arriva dai gruppi neonazisti

A seguito della sconfitta nella seconda guerra mondiale, l’Italia si trovò stretta nella morsa della guerra fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Si trattò di una situazione delicata perché la penisola era zona di confine tra Est e Ovest, ossia tra regimi comunisti nell’Europa orientale e balcanica, e i regimi filo-occidentali. Al contempo lo era tra Nord e Sud, tra Europa, Africa e Medio Oriente. Contestualmente, in Italia era presente il partito comunista più forte dell’intero Occidente. Questo portò a generare un forte allarme in chi riteneva possibile che il comunismo potesse arrivare al potere in un Paese chiave dello schieramento filo-statunitense come l’Italia.

In questo quadro avvenne il tentativo eversivo di Junio Valerio Borghese, già comandante della Decima Mas, uno dei corpi più violenti e sanguinari del fronte fascista, e sostenuto da settori militari, che s’inserisce nel quadro più ampio della strategia della tensione e, in particolare, si collega con la stagione stragista che ha insanguinato l’Italia dal 1969 al 1974, stagione che ha versato sangue sulla storia della nostra Repubblica con 92 morti, 2795 feriti e 4065 attentati, fra cui 7 stragi. Si tratta di dati che non hanno eguali in nessun paese dell’Occidente. Sicuramente un periodo tragico ma, al tempo stesso, decisivo e condizionante per la storia italiana, poiché influenzò e segnò pesantemente le complicate vicende politiche del nostro Paese. Tutte le stragi in questione sono attribuibili all’estrema destra con una rilevante differenza…

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