Le nuove tecnologie sono in grado di garantire un approccio mininvasivo, ritagliato sulle esigenze del singolo paziente
in collaborazione con ITALPRESS
ROMA – La luce che cura al posto del bisturi. Il futuro dell’urologia va sempre più in questa direzione, per trattare patologie in costante crescita anche tra i più giovani, come la calcolosi urinaria e l’iperplasia prostatica benigna.
Le nuove tecnologie attraggono il calcolo in un “tunnel di vapore” e lo polverizzano in una sola seduta; vaporizzano e asportano il tessuto prostatico in eccesso con precisione millimetrica, rispettando l’area circostante; riducono tempi operatori, dolore e perdite ematiche, con una degenza di una-due notti e un più rapido recupero post-intervento, preservando la virilità e la continenza urinaria. I laser a olmio e al tulio di nuova generazione, sempre più potenti e versatili, sono in grado di garantire un approccio mininvasivo, ritagliato sul singolo paziente. Peculiarità, queste, che li rendono indicati anche nei soggetti più fragili, anziani o polipatologici, inoperabili con altre metodiche.
La calcolosi delle vie urinarie (rene, uretere, vescica) interessa il 10% degli uomini e il 7% delle donne, spesso a causa di regimi alimentari e stili di vita scorretti, ma è sempre più frequente anche in età pediatrica. In Italia si stimano 100.000 nuovi casi l’anno, con un rischio elevato di recidive, in parte evitabili se si eseguisse di routine l’esame chimico-fisico del calcolo, utile per identificare le sostanze responsabili della sua formazione e limitarne l’apporto con la dieta.
“In media – ha affermato Guido Giusti, responsabile dello Stone center e dello European training center in Endourology presso l’Ospedale San Raffaele Turro di Milano – il 10% della popolazione avrà un calcolo almeno una volta nella vita. Questo numero elevato si spiega in gran parte con gli stili alimentari scorretti dei Paesi occidentali: beviamo poco, mangiamo molto più del necessario e, soprattutto, assumiamo proteine animali in eccesso. In passato il bombardamento con onde d’urto per i piccoli calcoli e la chirurgia a cielo aperto per quelli voluminosi erano le due procedure standard”.
“Oggi – ha spiegato – la litotrissia endoscopica mininvasiva con laser a olmio rappresenta la nuova frontiera terapeutica, nella maggioranza dei casi. Non solo evita grandi incisioni e complicanze tipiche dell’intervento chirurgico tradizionale, ormai da riservare a poche situazioni molto complesse, ma permette la completa bonifica del calcolo, quando le onde d’urto falliscono. Il classico bombardamento, infatti, non è del tutto innocuo e sarebbe un errore ripeterlo più volte, perché l’energia liberata dal litotritore può, nel tempo, causare danni al rene. Con la chirurgia laser oggi operiamo in day surgery, dimettendo il paziente nelle 24 ore successive. Grazie inoltre a particolari modalità di emissione del laser a olmio e alle tecnologie Vapor tunnel e Virtual basket, è possibile ridurre al minimo la retropulsione del calcolo durante il trattamento, attirandolo verso il raggio di luce in modo da rendere la sua polverizzazione più fine, veloce e sicura”.
L’ipertrofia benigna della prostata (Ipb) è, dopo l’ipertensione, la malattia più diffusa nel sesso maschile. Affligge 6 milioni di italiani over 50 ma colpisce anche 1 under 50 su 10, in presenza di fattori di rischio come disturbi cardiovascolari, fumo, livelli elevati di glicemia, colesterolo e trigliceridi. “L’impiego delle tecnologie con energia laser – ha spiegato Luca Carmignani, presidente della Fondazione Siu e responsabile Unità operativa di Urologia dell’Irccs Policlinico San Donato – è in rapido aumento anche per curare l’ostruzione prostatica benigna, a fronte dei vantaggi offerti e del minor numero di complicanze rispetto alle metodiche classiche”.
“Grazie alla disponibilità di laser come quello al tulio – ha aggiunto – che offre la maneggevolezza necessaria a operare qualsiasi prostata, e quello ad olmio, che in più consente di frantumare i calcoli vescicali, oggi quasi tutti i pazienti con Ipb si possono trattare per via endoscopica, anche in caso di adenomi molto voluminosi. Per lungo tempo gli uomini hanno temuto il chirurgo, soprattutto per questa problematica che coinvolge la sfera intima. Ora non devono più esserci ritrosie o paure, perché la nuova chirurgia laser è sicura e rispettosa di tutte le funzioni, sessuali e non: risolve il problema con un ricovero di una-due notti e favorisce una più rapida guarigione dei tessuti, permettendo di tornare in breve alle normali attività. Si può inoltre personalizzare l’intervento, adattandolo al tipo di paziente, alla sua patologia e alle sue aspettative. Un esempio su tutti: la vaporizzazione della prostata con laser al tulio, tecnica che limita al minimo il sanguinamento, è indicata anche in soggetti molto anziani, cardiopatici o con disturbi della coagulazione. Il nostro obiettivo è che nessuno sia più costretto a vivere con il catetere, a qualunque età, ma tutti possano essere operati con queste metodiche performanti e poco invasive”.
“Il recente sviluppo tecnologico e la miniaturizzazione degli strumenti endoscopici – ha affermato Filippo Fagnani, direttore scientifico Divisione chirurgica di Quanta System – hanno rivoluzionato l’urologia. Oltre ad avere una forte tradizione in campo urologico, Quanta è tra le aziende che hanno apportato il maggior tasso di innovazione nella tecnologia laser applicata a questo settore, negli ultimi tre anni. Ma il nostro impegno non si ferma qui: stiamo sviluppando nuove piattaforme per rispondere in maniera puntuale alle richieste degli urologi, nello sforzo costante di tramutare le esigenze cliniche in ulteriori soluzioni tecnologiche, in grado di portare benefici sia agli operatori sanitari sia ai pazienti”.
L’evoluzione dei sistemi laser, dunque, prosegue. Il loro costante perfezionamento aprirà in futuro nuove prospettive terapeutiche nella litotrissia avanzata e nel trattamento dei tumori renali e vescicali.