“Dobbiamo la riscoperta del ‘Compendio della Naturale Historia di MonGibello’ manoscritto, confezionato a Palermo nel 1621, al lavoro prezioso di una storica di questo dipartimento, la professoressa Lina Scalisi”.
Così Giuseppe Di Fazio, della fondazione Domenico Sanfilippo, ha aperto nell’affollatissima aula dedicata a Santo Mazzarino dell’ex monastero dei Benedettini di Catania, la presentazione del volume “Un secolo di fuoco. Il Seicento e l’Etna nel compendio di Natale Di Pace” curato appunto da Lina Scalisi per la Dse.
Un libro di grande interesse quello dedicato al trattato sull’Etna del canonico di Bronte e che possiede inoltre un apparato iconografico non solo considerevole (68 immagini a colori), ma anche stupefacente: un disegno del compendio viene definito come anticipatore – di due secoli – della tipologia di illustrazione dei fenomeni vulcanologici.
Dopo i saluti della direttore del Disum Marina Paino e un’introduzione di Domenico Ciancio Sanfilippo, sono intervenuti Carlos J. Hernando Sanchez dell’Università di Valladolid, specialista del Seicento – che oltre a illustrare l’ importanza del Compendio, ha parlato dell’Etna come mito politico e poetico in Spagna -, il presidente della Società italiana di Storia della Scienza Ezio Vaccari e la stessa Lina Scalisi.
Nel corso della presentazione è stato sottolineato come “Un secolo di fuoco” non solo allarghi l’orizzonte dell’indagine dei fenomeni vulcanici etnei del diciassettesimo secolo, fondamentali per la storia della Sicilia e della Scienza, ma proponga inoltre un’analisi sul come le popolazioni etnee abbiano vissuto il rapporto con le emergenze dell’epoca.
E questo, ha ricordato, da giornalista, Di Fazio, “ci aiuta a paragonarci con la cronaca dei nostri giorni, le alluvioni, e dei nostri mesi se pensiamo al recente terremoto nei paesi dell’Etna”.
Parlando del canonico Di Pace, Lina Scalisi lo definisce “uno studioso avvertito”, sottolineando come nel trattato emergano “disquisizioni filosofiche fortemente intrecciate a teorie nuove, ‘moderne’ per quanto espresse con riserve prudenziali e una predilezione alle idee del passato”.
Nel volume, l’analisi del testo è stata condotta con carattere interdisciplinare grazie ai contributi di Stefano Branca, vulcanologo e direttore della sede catanese dell’Ingv, e del docente di Storia della Scienza dell’Università di Catania Luigi Ingaliso. Entrambi erano presenti alla manifestazione.
Branca, ripercorre la vicenda descritta da Di Pace alla luce della storia eruttiva dell’Etna così come ricostruita dai vulcanologi attraverso le evidenze geologiche.
Ma nel libro, ha sottolineato Vaccari, si parla anche dei danni apportati a coltivazioni e boschi dalla “infuocata materia a modo di liquefatto metallo”.
“Attendiamo dunque – ha sottolineato Vaccari – approfondimenti biografici e sul testo e soprattutto auspichiamo saggi comparativi con il contesto scientifico di quegli anni ma anche culturale, politico, amministrativo, legato al rapporto dell’uomo con l’ambiente e la natura.
E poiché nella prossima primavera si svolgerà a Catania in collaborazione con il Disum il congresso nazionale della Società di Storia della Scienza, Vaccari ha sottolineato che sarebbe interessante riprendere questi temi.

