L’ormai ex assessore allo Sport ha lasciato la Giunta Galanti dopo l’adesione del sindaco a Forza Italia. Un effetto domino che sta continuando ad avere conseguenze a livello locale
LICATA (AG) – La Giunta di Giuseppe Galanti ha perso un pezzo, l’ormai ex assessore allo Sport Decimo Agnello, che ha deciso di dimettersi dall’incarico. Un piccolo terremoto che ha scosso la politica locale e di cui abbiamo cercato di approfondire le ragioni sentendo proprio i protagonisti di quanto accaduto.
“La mia decisione – ha affermato Agnello – concordata tramite un’assemblea di Circolo del Pd, trae origini dalla recente adesione di Galanti a Forza Italia, che ha interrotto così un percorso civico. Una scelta mai manifestata apertamente né discussa in maggioranza. Un’inversione di rotta che non possiamo condividere. Ero convinto che ci fossero le condizioni per aprire una fase nuova, all’insegna della collaborazione fra diverse realtà, per la costruzione di un progetto aperto ed inclusivo”.
Oggi, però, lo scenario sembra essersi profondamente modificato. “La decisione di abbandonare la veste civica – ha aggiunto Agnello – ha trasformato il progetto originario, rendendo impossibile un proseguo. Mi auguro che la politica, che oggi divide, possa domani incaricarsi di determinare le condizioni per nuove forme di collaborazione nell’interesse della città”.
La decisione dell’ex assessore di lasciare la Giunta ha però provocato molte reazioni in città, in particolare quella del deputato Ars Carmelo Pullara, che in una nota si è chiesto “cosa abbia fatto questo assessore in quasi dieci mesi di mandato e per cosa sia stato pagato…”.
“Se l’onorevole Pullara – ha risposto Agnello in esclusiva al QdS – trova il tempo per questi commenti, c’è qualcosa che non va nelle priorità politiche dei parlamentari. Forse sarebbe più utile se impiegasse il suo tempo per provare a spiegare al suo presidente l’ampiezza del fallimento di una stagione di Governo. Mi rifiuto di credere che non siano state colte le ragioni per le quali ho accettato la sfida e quelle per le quali, con la medesima serietà, ho lasciato la poltrona in un tempo in cui gli incarichi non si lasciano nemmeno con la pistola puntata alla tempia”.
“Si è tentato di mortificare – ha spiegato – il lavoro e i risultati di un’azione amministrativa, la mia, che in dieci mesi ha prodotto invece risultati di assoluto rilievo: ristrutturazione del Palazzetto dello Sport e dello Stadio Dino Liotta con bando della Presidenza del Consiglio, il cui esito sarà disponibile nel mese di luglio 2021; completamento iter per la ristrutturazione del Teatro Re Grillo con lavori appaltati entro l’inizio di luglio 2021; partecipazione a un bando dell’Assessorato regionale al Turismo per l’istituzione a Licata di un Festival per la promozione dei cantanti siciliani intitolato a Rosa Balistreri; l’avvio di una partnership tra associazione di categoria, associazioni sociali e l’organizzazione no profit ‘South working – Lavorare dal Sud’ per istituire una sede di coworking che permetta il lavoro agile ai giovani licatesi fuorisede; la destinazione di un residuo della tassa di soggiorno 2020 per la creazione di una fontana in piazza Sant’Angelo e una scritta artistica in piazza Attilio Regolo; ho seguito l’iter di concessione dello stadio Dino Liotta, della foresteria e dello stadio Calogero Saporito al Licata Calcio e alle altre società calcistiche; con il bando ‘Sport nei Parchi’ è stato dato il via alla progettazione di una palestra all’aperto; ho lavorato per la nascita del coordinamento degli assessori al Turismo della fascia costiera della Provincia di Agrigento, denominata ‘Costa del Mito’, per creare una rete di politiche comuni; istituzione della Consulta del Turismo di Licata in collaborazione con la Commissione Consiliare Turismo, a breve portata in Consiglio comunale per l’approvazione; adesione al primo Parco mondiale, policentrico e diffuso, dello stile di vita mediterraneo della Sicilia centrale per realizzare progetti inerenti al Parco; l’adesione alla ‘Carta dei Comuni custodi della macchia mediterranea – Carta di Caltagirone’. Che dire? Se questo è un bilancio fallimentare, auguro altrettanti fallimenti!”.