Per l’ultimo dei suoi lavori, la fabbrica dei sogni ha scelto di riadattare l’iconico Lilli e il Vagabondo. Il risultato è molto fedele all’originale, tranne qualche piccola differenza.
LILLI E IL VAGABONDO
Regia di Charlie Bean. Con Tessa Thompson (Lilli), Justin Theroux (Vagabondo), Kiersey Clemons (Tesoro), Thomas Mann (Gianni Caro)
Usa 2019, 111’.
Distribuzione: Disney+
La Disney non è stanca dei remake. Per l’ultimo dei suoi lavori, la fabbrica dei sogni ha scelto di riadattare l’iconico Lilli e il Vagabondo, affidandolo al “piccolo schermo” della nuovissima piattaforma streaming Disney+.
La storia la conosciamo tutti. L’elegante cocker Lilli è il centro del mondo dei suoi “umani”, di cui conosce solo i nomignoli affettuosi che i due si scambiano. Gianni-Caro e Tesoro la adorano e si occupano di lei. Insomma, la migliore delle vite. Ma due novità sono pronte a sconvolgere la sua routine:la nascita della figlioletta di Gianni-Caro e Tesoro, che inevitabilmente finirà per togliere attenzioni alla cagnolina, e l’arrivo del “Vagabondo” Biagio.
L’incontro casuale tra i due si trasforma nella più iconica tra le storie d’amore Disney ambientate nel mondo animale. Lei, educata e composta, ha sempre vissuto protetta tra le mura di un recinto. Lui, spavaldo e incurante del pericolo, conosce la strada e rivendica la sua libertà ululando alla luna. Insieme si lanciano in una serie di avventure in giro per la città che, tra spaghetti e polpette, culminano nell’iconico bacio.
Dopo lo straniamento iniziale che arriva puntuale ogni volta che ci troviamo davanti ad animali che prendono la parola, il film scorre liscio e senza intoppi. Il live-action, magari, non è dei più impeccabili ma, alla fine, Lilli e il Vagabondo funziona. Perché? Forse per il suo essere semplice e senza grandi pretese. Il mondo in cui i protagonisti a quattro zampe vivono annulla quasi del tutto le differenze. Nonostante Lilli e Biagio appartengano a due strati sociali diversi, nonostante lei sia di razza e lui un meticcio, l’unica, reale e differenza che conta tra i due (così come tra gli altri pelosetti che colorano il film) è quella tra chi ha una famiglia e chi no, tra chi è adottabile e chi, invece, è destinato alla strada. O peggio, al canile.
Lo stesso avviene nel mondo umano, i cui abitanti si dividono semplicemente in quelli che amano gli animali e quelli che li odiano. Questi ultimi, come l’ostinato e agguerrito accalappiacani e la perfida zia Sarah, sono i veri cattivi.
Il film è molto fedele all’originale, tranne qualche piccola differenza (la più significativa è la celebre scena dei gatti, mitigata rispetto al cartone). Un’ora e un quarto in cui ci si commuove ma si ride anche. La pausa perfetta per questi lunghi giorni di isolamento.
Voto: ☺☺☺☻☻