Molte delle nostre difficoltà quotidiane derivano da una grande contraddizione nella quale siamo profondamente immersi. Da un lato stiamo vivendo l’inizio di un processo di deglobalizzazione, dall’altro siamo incalzati da problemi che richiedono una sempre più stretta integrazione e collaborazione. Si può fare riferimento a un grande libro di Luigi Ferrajoli: “Una Costituzione della Terra, L’Umanità al bivio” (Feltrinelli, gennaio 2022), che affermava: “Grazie a questa crescente integrazione, l’umanità forma già una società civile planetaria. Ma è attraversata da conflitti e confini che le impediscono di affrontare i suoi tanti problemi globali, i quali richiedono risposte politiche e istituzionali altrettanto globali che certamente non possono essere date dai singoli Stati nazionali. È quindi inverosimile, in mancanza di limiti e vincoli costituzionali, che quasi 8 miliardi di persone, 196 Stati sovrani, 10 dei quali dotati di armamenti nucleari, un capitalismo vorace e predatorio e un sistema industriale ecologicamente insostenibile, possano a lungo sopravvivere senza andare incontro alla devastazione del pianeta, fino alla sua inabitabilità, alle guerre endemiche senza vincitori, alla crescita delle disuguaglianze e della povertà e, insieme, dei razzismi, dei fondamentalismi, dei terrorismi, dei totalitarismi e della criminalità”.
La frantumazione del mondo non solo prosegue ma accelera
Il libro di Ferrajoli indica anche la via stretta e difficile per tentare di uscire dalla Grande Contraddizione. Ma nonostante la grande evidenza della stessa e il moltiplicarsi di voci responsabili che, da tante parti del mondo, si levano nello stesso senso la frantumazione del mondo non solo prosegue ma accelera e diventa, giorno dopo giorno, sempre più minacciosa. Il fatto è che la Grande Contraddizione si incrocia e viene alimentata anche dai grandi tradimenti. Vogliamo riflettere su alcuni grandi tradimenti, quelli più vicini alle nostre esperienze.
Il tradimento maggiore è quello dell’Europa
Non vi è dubbio che il tradimento maggiore, al limite sorprendente e il più pericoloso, è quello dell’Europa. L’Europa esce dalla tragedia della seconda guerra mondiale, dal nazismo, dal fascismo, dall’inferno della Shoa, con la missione storica di essere la bandiera della pace, della civilizzazione, della collaborazione tra i popoli. E ciò, pur tra tante difficoltà, è stata la sua direttiva di fondo e la sua testimonianza nel corso degli ultimi 70 anni. Una direttiva e una direzione di marcia che si è andata disperdendo negli anni più recenti. E ciò mentre le vicende della storia (come la caduta di leadership e il crescente indebolimento degli Stati Uniti, l’indebolimento di molte strutture della comunità internazionale come l’Onu, l’emergere di nuovi grandi soggetti politici ed economici come la nuova Russia, la Cina, l’India, il confronto sempre più duro con parti del mondo musulmano, l’incapacità di tanta parte del Sud America di trovare una propria via di uscita stabile dai suoi mali tradizionali) chiamavano l’Europa ad un ruolo più importante di sempre, di testimonianza, di impegno e guida intellettuale e morale, di pacificazione e di collaborazione tra popoli e paesi diversi. È nella sua incapacità di rispondere positivamente a questa grande chiamata della storia, nel suo immobilismo, nel suo asservimento al partito dei guerrafondai, il grande tradimento dell’Europa.
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