Coronavirus, Provenzano, “Aiuti anche a chi lavora in nero” - QdS

Coronavirus, Provenzano, “Aiuti anche a chi lavora in nero”

Antonino Lo Re

Coronavirus, Provenzano, “Aiuti anche a chi lavora in nero”

mercoledì 25 Marzo 2020

Il prolungarsi dell’emergenza potrebbe mettere a rischio la tenuta sociale del Paese. Il Governo Conte dovrà necessariamente farsi carico anche degli "ultimi". Il ministro per il Sud: "Arrivare a 3500 posti di terapia intensiva. Approvvigionamento di mascherine, a regime già in settimana"

ROMA – L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova il sistema sanitario ed economico del Paese.
Il decreto “Cura-Italia” (Dl n. 18 del 17 marzo) rappresenta solo il primo passo. Per sostenere lavoratori, famiglie e imprese servirà ben altro. La consapevolezza è anche quella che bisognerà pensare a interventi mirati al sostentamento delle fasce sociali più vulnerabili e della cosiddetta “economia sommersa”, perché anch’essa è parte integrante del nostro tessuto produttivo.

A dirlo è stato proprio il ministro per il Sud e per la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano. “Inutile nasconderselo, l’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso – ammette il ministro -. E le misure che il governo ha messo in campo fin qui hanno privilegiato l’emerso, com’era inevitabile. Ma se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero”.
Parole che di certo non sono passate inosservate, anzi il ministro Provenzano è stato attaccato dal centro-destra. Così la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli: “Aiutare chi lavora in nero? L’intervista del ministro per il Sud – afferma – è una provocazione per quelle migliaia di imprenditori che lavorano nella legalità, pagano le tasse fino all’ultimo centesimo e oggi sono preoccupati per il loro futuro e per quelle decine di migliaia di lavoratori che hanno combattuto per decenni per vedersi riconosciuti i loro diritti e che magari dal Mezzogiorno sono stati costretti ad emigrare al Nord per trovarsi un posto di lavoro regolare, legale”.
Critiche prevedibili, ma il ministro ha posto un problema reale con cui non possiamo evitare di fare i conti.
Il Governo Conte, infatti, si ritrova in questi giorni costretto a guardare in faccia anche quella “vasta zona grigia di sommerso” che non può essere lasciata da sola, perché a rischio è la tenuta “sociale” del Paese e, perché no, l’ordine pubblico.
Fino a quando le fasce più deboli ed emarginate potranno andare avanti?
è una domanda a cui anche il Presidente della Regione, Nello Musumeci e, più in generale tutto il mondo politico siciliano, stanno cercando di dare risposte.
La deputata del M5s all’Ars Valentina Palmeri, ad esempio, tramite una mozione, ha chiesto a Musumeci di stipulare dei protocolli d’intesa tra la Regione Siciliana e delle associazioni no-profit, per facilitare la donazione, la raccolta, il recupero e la distribuzione di prodotti alimentari provenienti dai mercati ortofrutticoli, dalle aziende di produzione e trasformazione agro-alimentare, dai somministratori di alimenti e bevande, nonché di prodotti farmaceutici e altri beni di prima necessità.

“Non dobbiamo dimenticare – spiega Palmeri – che purtroppo ci sono persone che non sono più in condizioni di comprare cibo per ragioni economiche, soprattutto in questo periodo. L’idea che propongo al governo regionale è quella di poter consegnare e donare delle derrate alimentari vicine alla scadenza. L’impresa donante godrebbe delle esenzioni Iva già previste dalla legge nazionale”.

Provenzano: “Arrivare a 3500 posti letto al Sud, ora a 2500”
“Eravamo partiti prima dell’epidemia con 1700 posti letto in terapia intensiva al Sud – ha spiegato Provenzano – dobbiamo arrivare almeno a 3500 per fronteggiare l’eventuale dilagare del contagio. Adesso siamo quasi a 2500 posti, quindi si sta lavorando anche in queste ore che sono preziosissime e non vanno sprecate. Detto questo noi dobbiamo evitare che dilaghi il contagio e questo dipende anche dal rispetto di quelle misure drastiche che abbiamo assunto di distanziamento sociale verso le quali, all’inizio non c’era abbastanza consapevolezza, ma adesso mi pare che sia cresciuta e questo è fondamentale”.
Sul tema degli approvvigionamenti delle mascherine “questa settimana entriamo a regime, non dovremmo avere più problemi”.
“Molte imprese e voglio ringraziarle – ha ricordato il ministro – si sono riconvertite per produrre le mascherine, questa accadeva durante la guerra”

La Sicilia tende la mano agli emarginati: 800 posti in strutture Opere Pie

“Le Opere Pie siciliane sono pronte a mettere a disposizione le proprie strutture a favore dell’emergenza Covid 19”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Nello Musumeci, dopo la comunicazione dell’assessore alle Politiche sociali Antonio Scavone, che sta seguendo i contatti con i vari enti.
“Abbiamo effettuato una ricognizione dei locali che possono essere messi a disposizione dalle Opere Pie – ha affermato Scavone – circa una ventina sparse su tutto il territorio regionale sono pronte a garantire le proprie strutture per la gestione dell’emergenza coronavirus sia dal punto di vista sanitario che sociale. Abbiamo stimato una potenziale ricettività di circa 800 posti”.
L’attenzione dell’Unità di crisi regionale è rivolta anche alle persone senza fissa dimora, che diventano un potenziale pericolo per la loro salute e quella degli altri.
“A Palermo l’Opera pia Palagonia – ha continuato l’assessore – riceve 22 persone senza fissa dimora che alloggeranno nei locali della ex casa di riposo di via Giuseppe Maggiore Amari.
L’emergenza è certamente sanitaria ma anche sociale – prosegue Scavone – e il governo Musumeci è impegnato per venire incontro alle esigenze delle persone più fragili”.

“Esprimiamo apprezzamento per la scelta della Regione Siciliana che, anche su sollecitazione della nostra associazione, ha deciso, come avevamo proposto, di mettere a disposizione le strutture delle Opere Pie Siciliane per affrontare in maniera ancora più incisiva l’emergenza Covid-19”.
Lo ha detto il presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando.
“In questo momento delicatissimo avere a disposizione dei malati anche una ventina di strutture Ipab sparse in tutta l’Isola, – ha proseguito – garantisce maggiore serenità ai siciliani e un’ulteriore tutela per la salute pubblica”.

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