Regione, task force contro la corruzione - QdS

Regione, task force contro la corruzione

Carlo Alberto Tregua

Regione, task force contro la corruzione

sabato 07 Marzo 2020

Non c’è giorno che passi senza che arrivino notizie di arresti, sequestri di patrimonio per atti di corruzione nei quali sono implicati imprenditori, professionisti e dirigenti pubblici, sia a livello regionale che locale.
Non si grida più neanche allo scandalo perché il numero dei reati scoperti dalla polizia economico-finanziaria, cioè la Guardia di Finanza, guidata dalle Procure, è in continuo aumento.
Per fortuna i coperchi dei vasi di Pandora vengono scoperchiati continuamente. Però bisogna rendersi conto che la repressione non è più sufficiente per fronteggiare il dilagare della corruzione, non senza sottolineare che essa è possibile solo in quanto i funzionari pubblici reggono il sacco a imprenditori e professionisti che vogliono rubare la Cosa pubblica.
La corruzione è il nuovo strumento della criminalità organizzata, che ha capito come essa sia più efficace degli omicidi in quanto è silente e si diffonde lasciando all’oscuro l’opinione pubblica fino a quando non scoppia il botto.

Il male più grande provocato dalla corruzione è l’inazione ed il blocco delle attività perché i funzionari pubblici, anche quando non hanno scheletri negli armadi, preferiscono non fare nulla in modo da essere certi, secondo loro, che non possano incorrere in reati.
Costoro non si rendono conto che l’inazione è di per sé un reato, anche se di tipo etico o politico, perché danneggia l’economia e con essa i cittadini, perché causa disoccupazione, decrescita, riduzione dei consumi ed altre conseguenze negative.
Vi è anche la corruzione non portata avanti dalla criminalità organizzata, che è ancora più insidiosa perché propagata da professionisti, imprenditori e funzionari pubblici apparentemente onesti.
Solo i mezzi più sofisticati, anche di carattere elettronico, a disposizione delle forze dell’ordine, riescono a scoprire efferati disegni criminosi che dilagano sotto traccia.
L’opinione pubblica ha fatto quasi l’abitudine agli annunci giornalieri delle diverse Procure della Repubblica. Ma non si può fare l’abitudine ai crimini contro i cittadini.
In questo quadro, sorprende l’inazione della Regione, dei Comuni e degli altri enti di fronte a questo stato di cose. Il segretario generale della Regione ed i segretari comunali sono anche funzionari anti corruzione, ma non risulta dalle diverse inchieste che il QdS svolge ogni giorno, che essi abbiano preso provvedimenti sistematici per controllare se, all’interno delle rispettive amministrazioni, tutti i funzionari si comportino lealmente e con onore (articolo 54 della Costituzione) nello svolgimento delle loro attività.
Quali dovrebbero essere tali provvedimenti? Per esempio, l’istituzione di una task force per ogni ente costituita da soggetti esterni che vada a controllare i procedimenti ed i provvedimenti, per constatare se essi siano conformi alle leggi, non solo sul piano formale, ma che su quello sostanziale.
Perché la task force dovrebbe essere costituita da soggetti esterni? Perché se essi fossero scelti nell’organico dell’amministrazione, avrebbero soverchie difficoltà a controllare i propri colleghi, secondo il principio che cane non mangia cane.

Qualora il segretario generale della Regione e i segretari generali dei Comuni non provvedessero all’iniziativa suggerita, dovrebbero essere i vertici politici delle amministrazioni, con propri provvedimenti, a indicarla ai vertici burocratici. Qualora non lo facessero, assumerebbero la responsabilità politica, e quindi anche etica, di non aver preso quelle misure indispensabili per contrastare il cancro della corruzione. Un cancro le cui metastasi spesso non danno sintomi, ma che si diffondono continuamente fino a uccidere il corpo in cui sono cresciute.
La corruzione è peggiore della malavita organizzata perché la seconda può essere individuata: infatti le forze dell’ordine detengono le mappe delle organizzazioni criminose e quindi per loro è meno difficile individuare i loschi traffici di coloro che vi appartengono. Per la corruzione, no, perché è esercitata da persone apparentemente non corrotte.
In ogni caso, restare inerti è un grave peccato politico ed etico. Bisogna condannarlo pubblicamente e darvi rimedio.

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