L’individualismo dei diritti - QdS

L’individualismo dei diritti

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L’individualismo dei diritti

Giovanni Pizzo  |
giovedì 01 Dicembre 2022

La politica odierna non si batte più per diritti collettivi, come il salario, la sanità o la scuola per tutti, diritti universali. Ma per diritti assegnati in forma individuale anche se numerosa

L’altro giorno a Palermo c’è stata una manifestazione contro il governo per il prossimo taglio di una parte del reddito di cittadinanza. Si tratta di quella parte di percettori potenzialmente abili, per età e condizioni psicofisiche, al lavoro.

Dei 700.000 percettori di reddito di cittadinanza in Sicilia costoro ammontano a circa 160.000. per cui, considerando dei calcoli sommari, quasi 40.000 di loro vivono a Palermo. In piazza c’erano solo 300 persone. Questa cosa ci porta ad alcune riflessioni.

Intanto c’è da dire che il taglio non è immediato, ma parte da settembre 2023, e gli italiani, i siciliani in particolare, sono da campa cavallo che l’erba cresce. Il pericolo non è ora, e pertanto poi si vede, non c’è urgenza a scendere in piazza, bruciare cassonetti, rischiare una denuncia per atti sconsiderati adesso. Vedremo l’anno prossimo.

Un’altra considerazione ci può fare capire che gli stessi percettori, soprattutto in questa fascia oggetto della misura, considerano in parte l’RdC come un regalo, tipo la manna piovuta dal cielo, e gli Ebrei non scesero in piazza per protestare alla fine della pioggia di manna.

Pertanto considerano che è stato bello ma non poteva durare, e bisogna tornare ad arrangiarsi. Tra lavoro nero e sottopagato, tra modelli precari e borderline.

Infine qualcuno pensa che già adesso i percettori si stanno comunque arrangiando, sommando il reddito di cittadinanza ad altre prestazioni non dichiarate, e pertanto non hanno tempo per scendere in piazza a difendere i diritti che la maggioranza gialloverde gli ha dato.

Poi c’è un’altra considerazione antropologica. Al palermitano, soprattutto se è spalmato sul divano, nel gergo comune degli avversari al RDC, gli “abbutta” alzarsi e fare sta fatica di protestare.

Ha votato 5stelle, proprio per questo, che facessero loro sta fatica. In fondo loro hanno contribuito a mandarli in Parlamento e prendono certamente più di loro, facessero loro i tam TAM della protesta. Loro lo scambio, voto vs reddito, lo hanno assolto. Ora devono pure faticare per avere ragione di un loro diritto?

Di fatto questo è quello che succede se i diritti si conquistano senza fatica, senza sudore e senza lotte. I contadini siciliani per aver riconosciuto il diritto a coltivare, a spezzarsi la schiena dietro un aratro, le terre presero il piombo a Portella della Ginestra.

Ma quelle erano altre generazioni, gli studenti che protestavano in piazza per i diritti sociali fino agli anni 80 prendevano regolarmente manganellate, al minimo venivano schedati dalla Digos. Oggi i diritti sono in saldo dal prestidigitatore di turno. Come i conigli nel cilindro. La politica odierna non si batte più per diritti collettivi, come il salario, la sanità o la scuola per tutti, diritti universali. Ma per diritti assegnati in forma individuale anche se numerosa. E questa è la Nemesi politica di questa stagione.

Non la vedo facile per il mago Zurlì Conte mettersi a capo di folle di manifestanti. Magari a Palermo poteva chiedere consiglio ai Pip, dei veri professionisti, loro c’erano già da vent’anni prima del RDC. Gente tosta, capace di smuovere piazze e Parlamenti. Ma loro sono a libro paga Mamma Regione, che ovviamente non gli toglierà mai il sussidio. Mica sono matti i parlamentari regionali.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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