L'Istituto in cui Catania ha formato la sua intellighenzia amministrativa - QdS

L’Istituto in cui Catania ha formato la sua intellighenzia amministrativa

L’Istituto in cui Catania ha formato la sua intellighenzia amministrativa

martedì 29 Settembre 2020

Il De Felice-Olivetti riparte per un nuovo anno scolastico all’insegna della qualità dell’insegnamento. Ripercorrendo una strada intrapresa fin dal lontano 1930

L’istituto De Felice è una delle realtà scolastiche storiche di Catania. Fu inaugurato nel 1930 dal re Vittorio Emanuele e, come sottolinea la preside Anna De Francesco, “ha formato l’intellighenzia amministrativo-contabile di questa città”.

Una storia scolastica che oggi prosegue con l’indirizzo “Amministrazione, finanza e marketing” a cui si aggiungono, per rispondere meglio alle esigenze del tempo, altri due indirizzi: “Sistemi informativi aziendali” e “Turismo”.

Con l’autonomia scolastica, tra il 2012 e il 2013, la scuola venne accorpata al professionale Olivetti. Qui si possono scegliere due corsi: uno è quello che un tempo veniva definito “Segretaria d’azienda”, che oggi si chiama “Servizi commerciali” e fa parte dell’Iefp (Istruzione e formazione professionale), delegato alle regioni e calibrato sulle esigenze del territorio; l’altro è “Operatore del benessere”. Quest’ultimo è a sua volta diviso in due indirizzi: “Estetica” e “Parrucchiera”.

I due istituti insieme contano 638 studenti sebbene, soprattutto al professionale, per sua natura, le iscrizioni continuano ancora oggi nonostante la didattica sia partita il 22 settembre. Un inizio fra qualche difficoltà, perché mancano ancora diversi docenti, un problema su cui la dirigenza sta lavorando quotidianamente per trovare una soluzione.

Le sedi degli istituti sono differenti. Il De Felice è in un edificio storico e, nonostante le difficoltà nel rispettare tutte le specifiche di una scuola moderna, ha tutti i certificati di sicurezza come l’antincendio o quello sismico. Ciò che invece manca in assoluto e per cui, come sottolineato dalla preside De Francesco, “si potrebbe scrivere un romanzo epistolare per tutte le comunicazioni inviate alla Città metropolitana di Catania” è la palestra. Per questo gli studenti sono obbligati a non fare educazione fisica in modo pratico ma solo teorico. Restano, inoltre, piccoli problemi di manutenzione “che comunque stiamo risolvendo”, assicura la preside.

In quanto edificio storico, il De Felice ha comunque delle peculiarità importanti, come la biblioteca con un patrimonio di libri di valore. E proprio questo tesoro culturale è al centro di un interessante progetto Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ex alternanza scuola-lavoro) in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni culturali. “Gli studenti – spiega la preside De Francesco – stanno usando il programma ufficiale della catalogazione dei libri per rinnovare l’inventario. Quello esistente è davvero vecchio e non più attendibile. Un progetto tanto bello quanto impegnativo e non è il solo in collaborazione con la Soprintendenza. Nell’ottica della realizzazione di un Museo diffuso anche all’interno del nostro istituto, saranno infatti ospitati e valorizzati dei reperti attualmente privi di collocazione”.

Altri progetti Pcto sono poi sviluppati con alcuni alberghi della zona, ma anche con l’Agenzia delle Entrate. “Un partner prestigioso – sottolinea la preside – che consente ai nostri studenti di approfondire la loro preparazione sia dal punto di vista amministrativo-contabile che informatico”.

Non manca poi l’approfondimento dedicato al diritto grazie alla collaborazione con le Camere penali. La scuola è inoltre molto sensibile al tema dell’accoglienza e del rispetto del diverso, anche alla luce di una buona presenza di studenti con disabilità. Per tutti, comunque, è a disposizione uno sportello “Professore d’ascolto” per dare un supporto concreto ai ragazzi.

Dal punto di vista strutturale la musica è invece un po’ stonata per l’Olivetti. “L’edificio non è una scuola – spiega la preside – ma l’azienda agricola del Fermi-Eredia, che condividiamo con il Lombardo Radice”. Le interlocuzioni con l’ex Provincia regionale sono continue, così come i sopralluoghi per trovare altri edifici che potrebbero soddisfare le esigenze della scuola professionale. A oggi le difficoltà sono notevoli, poiché per le classi non ci sono spazi adeguati e ne soffrono in particolare gli studenti con disabilità e i lavoratori. I laboratori sono ben attrezzati, ma è stata evidenziata una carenza per quanto riguarda gli impianti, ma anche in questo caso sono attese risposte dalla Città Metropolitana.

Al netto di queste criticità, però, il lavoro di formazione sui giovani viene svolto con abnegazione e con risultati molto positivi. Studenti e docenti fanno dunque di necessità virtù, ma con successo. Tanto che il numero degli iscritti è aumentato: “Abbiamo tre classi in più”, conclude la preside.

Distanza minima, dispositivi di protezione e spostamenti controllati
Applicate tutte le disposizioni per la sicurezza degli alunni

La ripartenza post Covid delle scuole ha creato non pochi problemi dal punto di vista dell’organizzazione in sicurezza. Il distanziamento sociale, insieme all’aumento del numero massimo di studenti per ogni classe, voluto dalla riforma scolastica del 2010, ha creato una vera rivoluzione. La didattica a distanza (Dad) è diventata una necessità e, in tal senso, al De Felice si sono trovati avvantaggiati, avendo già sperimentato tale modalità in precedenza. “Ho avuto una collaborazione molto forte e risultati ottimi”, conferma la preside Anna De Francesco.

Per aiutare chi non aveva a disposizione un supporto internet, inoltre, sono stati consegnati cinquanta tablet in comodato d’uso, “distribuiti in presenza e in sicurezza anche con l’aiuto dei Carabinieri di piazza Verga”, sottolinea De Francesco. Nel frattempo, grazie all’arrivo di alcuni fondi ministeriali, la scuola ha acquistato dispositivi informatici, programmi e macchinari per la pulizia e la sanificazione straordinaria dei due istituiti, nonché mascherine e disinfettanti e materiale usa e getta, soprattutto per le esigenze del professionale. I dispositivi di sicurezza, però, oggi non sono più sufficienti per studenti, docenti e personale scolastico e si sta aspettando l’ulteriore rifornimento promesso dal Ministero. Soprattutto gli studenti, dunque, stanno utilizzando le loro mascherine.

La Dad rimane ancora oggi una necessità, tanto che gli studenti svolgono parte delle lezioni in presenza e parte in collegamento, seppure simultaneamente con i compagni in classe. Soltanto le prime classi fanno tutto in presenza. Chi studia in classe, lo fa in banchi singoli o doppi ma occupati da un solo studente. Tutti distanziati tra loro, nel rispetto del metro statico tra bocca e bocca, sia da seduti che negli spostamenti all’interno della classe stessa.

I nuovi banchi promessi dal Ministero, però, non sono ancora arrivati: “Li stiamo aspettando”, dice la preside. La classe è utilizzata anche per i momenti di pausa. “Non c’è una ricreazione ‘classica’ – conclude De Francesco – e non si può andare in giro in massa”. Gli spazi comuni sono comunque stati definiti con “strade”, interne così da mantenere il distanziamento anche quando ci si sposta.

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