L’Italia dei furbetti senza sanzioni - QdS

L’Italia dei furbetti senza sanzioni

Carlo Alberto Tregua

L’Italia dei furbetti senza sanzioni

martedì 06 Agosto 2019

Quasi nessun quotidiano ne parla ma il guaio peggiore del nostro Paese è rappresentato dalla stesura di leggi e norme diverse. E, in subordine, la irresponsabilità generalizzata dei dirigenti di tutti i livelli.
Quando i parlamentari approvano una legge, i cui testi sono preparati, ovviamente, dai burocrati, essi non si accorgono della trappola preparata dai loro collaboratori. Qual è questa trappola? Riguarda l’omissione di sanzioni e l’evidenziazione delle responsabilità quando le procedure non si concludono o non si concludono nei tempi previsti.
Cosicché, se un certo provvedimento debba essere emesso in trenta giorni, passato poi tale termine, a chi non l’ha emesso non succede assolutamente nulla.
Il pesce puzza dalla testa. La testa delle istituzioni è rappresentata dagli uomini politici, coloro che sono stati eletti dal Popolo. Ma questi eletti, non sono in condizione di capire come vengono turlupinati dai burocrati e approvano testi inefficaci.

Vengono continuamente alla ribalta i cosiddetti centoquattristi, cioè coloro che utilizzano ad libitum la legge 104, segnalando che il lontano parente, o l’amica della madre, ha bisogno di cure e pertanto ottengono giornate e giornate di assenza dal loro lavoro. Poi vi sono quelli che timbrano per conto degli altri, altri ancora che mandano i figlioletti.
C’è chi ha un incarico e formula note spese con giustificativi falsi o, addirittura, senza l’ombra di giustificativi.
Poi ci sono addirittura i furbetti “ufficiali”. Per esempio, 55mila docenti che non potevano insegnare in quanto in possesso del titolo magistrale e non della laurea. Finalmente, la Cassazione, a sezioni unite civili, ha dichiarato che i docenti devono essere in possesso della laurea. Ma intanto, i 55mila, fino a qualche tempo fa, hanno percepito regolarmente lo stipendio. Non è questo il danno maggiore, ma il fatto che a formare i ragazzi siano state persone non selezionate ed abilitate dai concorsi (articolo 97 della Costituzione).
I furbetti della Pubblica amministrazione rubano tempo ai cittadini, i quali, anche quando si attivano per segnalare fatti indebiti non trovano riscontro, per la sordità dei burocrati.
Nei siti comunali dovrebbe essere attivo il “Sistema unico di segnalazioni” che sostituisce il “Sistema gestione reclami” (Sgr). Si può accedere mediante identificativo e password, reperibili con il codice fiscale. Ma poi, quando le segnalazioni arrivano, chi ha il dovere di reagire, lo fa? In pochi casi.
Tutti i governi e tutti i sindaci promettono semplificazioni per avvicinare le istituzioni ai cittadini. Le semplificazioni si possono ottenere mediante revisione di norme ma anche digitalizzando tutti i sistemi degli enti di qualunque livello.
Siccome questo non avviene o avviene con molta lentezza, la ovvia deduzione è che manca la cosiddetta volontà, politica e burocratica, di semplificare.
La Banca mondiale, su 190 Paesi, nella classifica 2019 di Doing business, piazza l’Italia al posto numero 118, facendole perdere sei posizioni rispetto all’anno precedente.

Molti enti pubblici spiegano il ritardo della digitalizzazione sia per la carenza di risorse pubbliche che per l’età media elevata dei dipendenti. Si tratta di alibi falsi, perché nella spesa dovrebbero dare precedenza a quella per investimenti, tagliando la parte corrente che è inefficiente e spesso fonte di corruzione; e poi, ritenere anziani i dipendenti di 55 o 60 anni è una bestemmia perché, come è noto, l’Istat ha elevato a 75 anni l’età in cui le persone si definiscono “vecchie”.
Leggi e cavilli italiani ci rubano 269 ore l’anno mentre la media europea è di 173 ore. I pubblici uffici non riescono a togliersi di dosso la triste nomea di Ucas (Ufficio complicazioni affari semplici). Ma non ne hanno neanche la voglia, quindi preferiscono essere oggetto di vituperazioni da parte dei cittadini pur di non entrare nell’ordine di idee di diventare efficienti e di servirli, come dovrebbe essere loro dovere, con la massima competenza e anche con eventuale spirito di sacrificio (sic!).
Non può esservi progresso se un Popolo non ha una classe dirigente che dell’etica faccia la sua stella polare. Non sappiamo se questi dirigenti, politici e burocratici, siano capaci di vedere la stella polare. Ci sembrano orbi!

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