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“Ciò che vale per la Fiat vale per l’Italia”

Gianni Agnelli, padrone della Fiat, un aristocratico diventato intelligentemente industriale, negli anni Settanta pronunciò una frase rimasta storica: “Ciò che vale per la Fiat vale per l’Italia”.
Sembrava una comunicazione spocchiosa, forse lo era, ma rifletteva una realtà, e cioè che i Governi dell’epoca dovessero in qualche modo comportarsi per favorire la prima industria automobilistica del Paese.
In quel periodo, il Parlamento approvò la famosa legge sull’Equo canone (392/78), con cui si calmierarono i prezzi degli affitti. Come aiutava la Fiat tale legge? Consentendo di evitare aumenti salariali perché veniva impedito l’aumento dei canoni di locazione di tutti gli operai della Fiat (e ovviamente di tutti i cittadini).
Perché citiamo questi fatti? Perché di fronte alla grande emergenza che ha colpito la Lombardia e altre province limitrofe di Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, il Governo ha emesso diversi Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) estendendo a tutto il territorio nazionale norme che vanno bene per le Zone rosse ma non certamente per il resto del territorio, ove la malattia del giorno, alias Coronavirus, è presente in casi sporadici.

L’Iss (Istituto superiore di sanità) ha comunicato che in questa stagione si sono ammalati 6,6 milioni di italiani contro i circa 8 mila infetti da Coronavirus, di cui i sette-otto decimi nella Zona rossa. Dal che si deduce la sproporzione dei provvedimenti presi dal Governo riguardanti tutto il resto del territorio nazionale.
La nostra Costituzione prevede due principi fondamentali nel comportamento delle istituzioni: ragionevolezza e proporzionalità. In questa vicenda il Governo non ha utilizzato nessuno dei due principi. Ha terrorizzato tutta la popolazione al di fuori delle Zone rosse, ha chiuso tutti i locali pubblici di ogni genere e tipo, sempre fuori dalle Zone rosse, ha chiuso i Tribunali, le scuole, le Università, sempre fuori dalle Zone rosse e ha creato un danno economico che da Unioncamere alla Bocconi si comincia a stimare fra i trenta e i sessanta miliardi.
I danni si ripercuoteranno per i prossimi mesi e confermeranno il detto popolare: “Anno bisesto, anno funesto”.
La Borsa è crollata da oltre 24 mila punti a 18 mila. Lo Spread è saltato a 225 punti. Per fortuna il sistema economico continua a funzionare e anche quello pubblico. Sistema sanitario, Forze dell’Ordine, trasporti (treni, aerei, bus e metropolitane), Enti pubblici, sono aperti al servizio dei cittadini.
Il sistema produttivo sta funzionando, pur adottando le misure cautelari prescritte dal Governo. Quindi, di fronte al dilagare della giusta preoccupazione e a un nemico ostico, i cittadini stanno dimostrando più buonsenso dei governanti.
La comunicazione fatta su giornali, televisioni e media sociali ha contribuito alla diffusione del terrore fra i cittadini. La paura è diventata di casa e qualunque raffreddore o influenza vengono valutati con preoccupazione.
Questo agevolare il catastrofismo da parte dei giornalisti è contrario al Testo unico dei Doveri perché le informazioni devono essere sempre equilibrate, fondate sui fatti e non su ipotesi e comunque usate con buonsenso ed equilibrio, in modo da evitare a tutti i costi il panico che ha facilità a diffondersi e difficoltà a essere eliminato.

Nel 1485 arrivò la peste a Milano. Nel 1920 arrivò la Spagnola in Italia. A cento anni di distanza è arrivato il Coronavirus in Cina. Fra quel popolo e il nostro vi è una profonda differenza: i cinesi sono un insieme d’individui che ritengono la collettività a loro superiore. Gli italiani sono un insieme d’individui che ritengono la collettività un orpello quasi da combattere. Ecco un modo diverso con cui è stata affrontata tale situazione.
L’Italia ha superato la Crisi del petrolio del 1973, che toccò i sistemi di produzione; ha superato l’emergenza del 1992, con il prelievo dello 0,6% dai conti correnti individuali, per evitare il default, una crisi che ha colpito consumi e investimenti.
Lo sforamento del Bilancio 2020 concesso dalla Commissione europea è dello 0,3%, appena 4/5 miliardi: forse ce ne vorranno 15. Tale sforamento potrà coprire quello ordinario già previsto.
Attenzione al parossismo: niente febbre, niente tosse, niente affanno respiratorio, niente virus. Che il realismo prevalga e il catastrofismo sia respinto.