Italia rovesciata, risultati opposti
L’art. 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” ( degli altri, diceva Enzo Biagi). “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge…” (art. 3). “La Repubblica una e indivisibile…” (art. 5).
Non è mai inutile ricordare continuamente i principi, cioè le regole, su cui si fonda la convivenza del Popolo italiano, perché sembra che i governi non abbiano rispettato in questi settantasei anni di Repubblica tali principi.
Infatti, quando si parla di lavoro, ci si riferisce al fatto che manca, mentre mai viene ricordato che mancano le competenze di chi voglia lavorare, con la conseguenza che rimane disoccupato solo chi non ha sudato e sofferto per imparare, imparare ed imparare le nuove tecnologie, i nuovi modi per produrre e per coltivare i campi, conservare i prodotti agricoli, trasformarli in prodotti pronti al consumo e così via.
Soprattutto questa carenza di volontà di migliorarsi continuamente, giorno dopo giorno, è estesa nel Sud, qualcuno dice per ragioni climatiche, qualche altro per patrimonio genetico, simile a quello africano.
L’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e la parità sociale è una pura chimera, sia perché la giustizia (penale, civile, amministrativa, tributaria e via dicendo) del nostro Paese è carente – in quanto tutti i processi hanno una lunghezza molto superiore a quella della media europea – sia perché l’organico dei magistrati è monco di ben 1.400 unità (non se ne capisce la ragione) e, ultimo, ma non meno importante, l’incomprensibile stesura dei testi di legge, sempre più astrusi, complicati, pieni di richiami e di contraddizioni, in violazione dei principi delle preleggi e della Carta costituzionale, che obbligano la chiarezza dei testi normativi.
E poi, la vera uguaglianza dei cittadini non riguarda questioni fumose e generiche, bensì la possibilità per essi di arrivare ai vertici.
Per raggiungere questo obiettivo occorrerebbe che scuola ed università modernizzassero i loro programmi, che i professori dell’una e dell’altra prendessero atto delle innovazioni che intervengono nelle relazioni fra i cittadini e, infine, che i governi creassero leggi, cioè regole, atte a dare le stesse possibilità e le stesse occasioni a tutti, a prescindere dal censo.
Ed ecco che arriviamo al tasto più dolente di questa breve narrazione e cioè che la Repubblica è una ed indivisibile, anche dopo centosessantuno anni dall’Unità d’Italia. Quella, secondo storici accreditati, invece, è stata un’annessione del Sud al Piemonte e alla famiglia reale dei Savoia mediante l’astuto massone che fu Camillo Benso conte di Cavour.
C’è qualcuno dei cittadini italiani, nordisti, centristi o sudisti, che possa affermare oggi che l’Italia è una ed una sola? Non crediamo che qualcuno in buona fede possa essere di questo avviso. Basti guardare le enormi differenze di tutta una serie di parametri: Pil nazionale e Pil pro capite, reddito pro capite, tasso infrastrutturale, qualità della sanità, qualità dei servizi locali di trasporto, trattamento dei rifiuti solidi urbani, depurazione delle acque, riparazione idrogeologica del territorio, funzionamento della Pubblica amministrazione, apertura e chiusura dei cantieri di lavori pubblici e così via.
Ho ripreso il titolo del mio libro numero quindici, L’Italia vista da Sud, della collana arrivata al quarantesimo, nella quale sono raggruppati 4.750 editoriali come questo.
Riprendiamo questo titolo, che diventerà da oggi in avanti oggetto di una campagna di informazione nazionale su tutti i media stampati, comunicativi, sociali ed altri. Utilizzeremo un logo sintomatico: l’Italia rovesciata, con la Lombardia al posto della Sicilia e quest’ultima al posto della prima. Porremo una serie di domande all’opinione pubblica nazionale ed al Governo perché ci spieghino – se ne sono capaci – come mai vi è questa enorme frattura fra il Sud ed il Centro-Nord.
Due fatti inequivocabili fanno comprendere immediatamente come per i governi del dopoguerra il Sud non sia mai esistito: la costruzione dell’Autostrada del Sole, iniziata nel 1964 e lunga quasi 750 chilometri, va da Milano a Napoli, come se il Sole al Sud ed in Sicilia non ci fosse; l’inizio della costruzione della Lav (Linea ad alta velocità), di mille chilometri, va da Torino a Salerno, come se il Sud non esistesse.
Quanto è scritto costituisce appena l’incipit di un programma del Qds lungo e faticoso al servizio dei lettori.