Intervenire con saggezza e oculatezza
Tutte le congiure di Palazzo si sono riferite alle nomine di posti apicali nelle Procure e fra i primi il vertice della Procura di Roma.
Quasi niente abbiamo sentito, nello scandalo che ha colpito duramente il Consiglio superiore della magistratura, riguardo le nomine di vertici di Cassazione, Corti d’Appello e Tribunali.
Dal che potremmo dedurre che il settore accusatorio della Magistratura ha in sé elementi distorsivi perché può essere usato per fini diversi da quelli istituzionali.
Si vocifera che alcune Procure abbiano fascicoli tenuti in naftalina, da usare – come si usa dire in termini giornalistici – a orologeria, contro questo o contro quello.
Quanto precede è conseguenza del fatto che sulle Procure italiane di ogni dimensione vi è una quantità enorme di notizie di reato, nonché querele, oltre che indagini delicatissime di iniziativa delle stesse sui tre cancri che affliggono il popolo italiano: mafie, evasione e corruzione.
L’obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 della Costituzione) pone i vertici delle Procure di fronte al dilemma dell’ordine di precedenza da dare ai fascicoli, con la conseguenza che ve ne sono molti necessariamente posticipati. Da ciò si deduce che è necessaria una certa discrezionalità per stabilire appunto l’ordine di priorità dei reati da trattare.
Tutto questo rende delicato il compito del Csm, che è quello di nominare i vertici delle Procure. Tali nomine avvengono con il bilancino del farmacista in rapporto alla forza delle correnti all’interno della Magistratura.
Ora, è evidente che anche i magistrati possano riunirsi in associazioni di vario tipo: quindi non sono in discussione le associazioni dei magistrati, del tutto legittime. Sono in discussione le distorsioni quando esse vogliono interferire sulle autonome decisioni del Csm per nominare questo al posto di quello.
Ciò accade anche per i riflessi di vario genere conseguenti alle iniziative a carico di questo o quel personaggio, iniziative che vengono fuori in certi momenti piuttosto che in altri. La questione non ha soluzioni semplici e non può limitarsi al meccanismo di nomina dei componenti del Csm, che va comunque riformato.
Poco o nulla abbiamo sentito sulle nomine della magistratura giudicante, che è comunque pacata, estremamente affidabile e non interviene nella vita pubblica in alcun modo, emettendo sentenze spesso contraddittorie, ma che danno comunque tranquillità a chi ricorre alla Giustizia.
Né scandali abbiamo sentito sul Consiglio di presidenza dei Tribunali amministrativi o sul Consiglio di presidenza di Giustizia tributaria.
Viene da domandarsi perché i conciliaboli fra componenti del Csm e uomini politici abbiano riguardato accordi per le nomine di vertici in Procure. Non si debbono fare illazioni, però si può fare una presunzione, e cioè che le stesse possono condizionare la vita politica mediante aperture di fascicoli in determinati momenti piuttosto che in altri.
Che i pubblici ministeri abbiano il diritto di avere le proprie idee politiche è fuori discussione; ma quando esercitano il supremo dovere di indagare su cittadini spesso incensurati, arrivando anche a privarli della libertà, occorre che dimentichino le loro preferenze e si attengano al supremo valore di chi fa questo onorevole mestiere, che è quello di cercare esclusivamente la verità, mai la notorietà, né mai servire interessi di parte.
Così fa la maggior parte dei pubblici ministeri, per cui quella minoritaria che non osserva il proprio compito non può discreditare la componente sana.
La questione in esame ha riportato alla ribalta la Riforma della Giustizia e con essa quella del Csm. Non sappiamo se questo Governo avrà la forza politica di procedere a una razionalizzazione, perché non sappiamo quanto esso durerà, per cui le elezioni suppletive sono state rinviate all’autunno. Infatti, è inutile eleggere con queste regole altri membri del Csm che, inevitabilmente, sarebbero prigionieri delle correnti interne alla Magistratura e per conseguenza quello che è capitato potrebbe ripetersi.
E invece, quando si verificano fatti così gravi bisogna rimediarvi con saggezza, oculatezza e tempestività.