Di Maio e Salvini in fibrillazione - QdS

Di Maio e Salvini in fibrillazione

Carlo Alberto Tregua

Di Maio e Salvini in fibrillazione

venerdì 17 Maggio 2019

Lo scenario politico in vista delle elezioni del 26 maggio

L’avvicinarsi del 26 maggio fa alzare i toni della campagna elettorale in cui i due concorrenti e soci del Governo cercano di ottenere il massimo consenso. Il primo faticosamente ha recuperato qualche punto perché ha indovinato la questione su cui puntare: la corruzione. Il secondo, invece, ha perso 6 punti nelle ultime settimane e quindi sta cercando nuovi scenari per recuperare.
Entrambi, però, non si rendono conto che la vera fetta di mercato politico da conquistare è quella degli astenuti. In Sicilia, nel ballottaggio dei cinque Comuni, tra cui Caltanissetta, ha vinto l’astensione con ben il 60%. Più di un siciliano su due non è andato a votare.
Gli astensionisti costituiscono la maggioranza assoluta del corpo elettorale, il che dimostra non solo il disagio, come avveniva prima, ma anche una sorta di disprezzo per una classe politica fanfarona, bugiarda e incapace di affrontare e risolvere i problemi con soluzioni tempestive. Una condanna, per ora senza appello.

In questo quadro, bisogna plaudire l’iniziativa di M5s riguardante i ddl sul taglio delle pensioni d’oro, che non tiene però conto di chi ha versato effettivamente i contributi; e quello sul taglio dei parlamentari, quest’ultimo fonte di una spesa inutile che potrebbe essere destinata agli investimenti.
Intanto la polemica sulla partecipazione dell’editore Altaforte al Salone del libro di Torino è stata strumentalizzata da Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, e da Appendino, sindaco di Torino, in maniera del tutto dannosa per la libertà di pensiero.
Infatti lo stand dell’editore vicino ai Conservatori era di appena 10 m2 contro una superficie complessiva di 60.000 m2. Se il caso non fosse stato sollevato, nessuno si sarebbe accorto di questo libro. Così invece se ne è fatta una gratuita pubblicità.
Vogliamo, poi, ricordare, per un attimo, la scomparsa di Gianni De Michelis, personalità controversa del Partito socialista rampante di Craxi. Uomo eclettico e di grandissima intelligenza che ho frequentato negli anni Ottanta e di cui posso dare diretta testimonianza. Ciò non toglie le macchie della corruzione che lo hanno colpito insieme a tutta la classe politica dei primi anni Novanta, che si è suicidata.
Intanto, abbiamo perso di vista, anche se alcuni mezzi di stampa continuano a darne notizia, i famosi 49 milioni della Lega. Non si sa dove essi siano finiti, perché nel nostro Paese la responsabilità non è una virtù.
È impossibile pensare che somme di questo genere si dileguino nel silenzio senza riuscire a individuare il percorso e quindi dove essi si trovino attualmente.
Salvini comunque ha fatto un’ottima transazione impegnando il suo partito a pagare 600 mila euro all’anno per 76 anni. Non si capisce in base a quale legge o a quale comportamento di buon senso lo Stato italiano abbia accordato una dilazione secolare.
In questo panorama vogliamo segnalare come il provvedimento di revoca del sottosegretario Siri, preso autonomamente dal presidente del Consiglio, abbia seguito un iter inusitatamente rapido. In appena alcuni giorni è stato redatto, firmato dallo stesso, portato al Quirinale, firmato dal Presidente Mattarella e pubblicato sulla Guri.
Se tutti i procedimenti per l’apertura dei cantieri camminassero con questa velocità, l’Italia guadagnerebbe 2 punti di Pil e troverebbe lavoro un milione di cittadini. Riguardo Siri mi scuso coi lettori per avere previsto un iter ben più lungo.

Continuiamo a sentire i termini Destra e Sinistra perché è comodo ai giornalisti dei media dare questa indicazione. Abbiamo anche sentito da alcuni sapientoni che chi afferma come Destra e Sinistra non esistano più vuol dire che è di Destra. Si tratta di mistificazioni e di menzogne di gente ignorante perché non ha mai letto libri né si è informato nell’immenso mondo del sapere, cui ognuno di noi dovrebbe attingere notte e giorno.
Ricordiamo che i due termini sono stati coniati nell’Assemblea nazionale della rivoluzione francese, nel 1789. Alla destra furono collocati i rappresentanti della borghesia, alla sinistra i radicali.
Sembra incredibile che a distanza di 230 anni questi due termini ancora resistano. Sarebbe ovvio che la scena politica si dividesse fra Conservatori e Progressisti.
Di Maio e Salvini capiscono queste argomentazioni? Ne dubitiamo. E intanto lo spread continua a salire.

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