Lo sport vale perché vince il merito - QdS

Lo sport vale perché vince il merito

Lo sport vale perché vince il merito

mercoledì 14 Agosto 2024

Olimpiadi, quaranta medaglie

La vicenda umana di Gianmarco Tamberi merita solidarietà perché la sfortuna si è accanita contro di lui e non gli ha consentito di competere in buone condizioni fisiche.
Opposta considerazione facciamo nei confronti del tennista Jannik Sinner, numero uno al mondo, il quale non ha mostrato altrettanto coraggio e per una banale tonsillite ha abbandonato lo scenario delle Olimpiadi. Qualche maligno ha fatto trapelare la notizia che forse voleva mantenere intatte le sue forze perché gli premeva di più partecipare agli US Open che mettono in palio una barca di dollari. Non sappiamo dove sia la verità che lasciamo immaginare ai cortesi lettori.

La questione che ci piace qui sottolineare è che lo sport vale perché vince sempre il merito. I caproni, i raccomandati, i più deboli e tutti quelli che non hanno sufficiente qualità non vincono, o non arrivano nelle prime posizioni. Tra l’altro nello sport, le raccomandazioni non servono perché quando si scende in campo, si pedala o si corre con le quattro ruote, di solito vince il migliore.

La considerazione che precede non è fatta a caso perché lo stesso assioma dovrebbe essere utilizzato in qualunque campo dello scibile umano o delle attività lavorative, svolte sia nel pubblico che nel privato. Ma così non accade perché il valore del merito che seleziona, premia o punisce gli atleti, non sempre nel campo lavorativo è applicato.

Vogliamo precisare che nel settore delle attività economiche e private, il merito è sempre presente perché chi non ha capacità o preparazione, oltre che attitudine, non ha successo, non guadagna e, in una immaginaria graduatoria, occupa i posti di coda.

Ma nessuno si lamenta perché laddove vi è un metro obiettivo, quale è il merito, non sono ammesse osservazioni e obiezioni di sorta. È una verità incontrovertibile che nessuno si permette di contrastare.
La questione che poniamo è totalmente ignorata nelle istituzioni e nella sottostante Pubblica amministrazione, ove sono tenuti presenti interessi egoistici, generali o particolari, invece di avere cura dell’interesse generale che è poi quello di tutte le persone che compongono la Comunità.

Dunque, nelle Olimpiadi e in genere nelle manifestazioni sportive vince sempre, o quasi, il merito. Vi sono gioie e dolori, rimpianti e soddisfazioni, ma nessuno mette in dubbio l’ordine delle graduatorie che vengono compilate ormai con strumenti tecnici di altissima precisione, per cui si contano anche i millesimi di secondo.

È difficile comprendere le motivazioni secondo le quali il metodo illustrato non venga utilizzato in tutte le attività lavorative e in tutte le mansioni che il ceto politico è chiamato ad affrontare e quello pubblico-amministrativo ad eseguire.

Eppure non è tanto difficile perché, laddove l’egoismo umano e l’incapacità di gareggiare ad armi pari sono del tutto pacifiche, non è casuale che i risultati siano scadenti e che non comportino una modifica di comportamenti perché è sempre molto comodo viaggiare sugli allori, faticare poco e guadagnare tanto.
Ma questa musica non funziona a lungo, perché i risultati negativi si accumulano e fanno retrocedere una comunità, costantemente misurata da indici nazionali e internazionali.

Ovviamente, nel funzionamento di uno Stato, vi sono influenze anche esterne. Qualcuno immaginava una sorta di Spectre mondiale, un’associazione di potentati che hanno l’obiettivo di condizionare l’andamento dell’umanità per trarne vantaggi di ogni genere.
Si tratta probabilmente di fantasia. Ma, da elementi non casuali, alle volte sembra che vi sia una mano invisibile che governi le decisioni di questo o di quello Stato. Fra esse risulta incomprensibile lo scoppio di guerre locali a rotazione.

Quanto precede, fuori dall’informazione generalizzata, fa pensare che vi siano interessi superiori a quelli delle persone comuni per fare profitti, soprattutto nel settore delle armi, in quelli energetico e finanziario.

Il merito, ecco quello che manca nel nostro Paese per valutare sia i Governi nazionali, regionali e locali che le Pubbliche amministrazioni poste per eseguire le decisioni politiche.
Non sembra che quanto descritto si modifichi, perché si capisce che il merito è difficile da far prevalere in tutte le decisioni pubbliche e private.

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