Alexis de Tocqueville (1805-1859), nel suo capolavoro “La democrazia in America”, pubblicato in due parti – nel 1835 la prima e nel 1840 la seconda – esaltò dei concetti fondamentali: “Il valore del bene inteso”, “Uguaglianza delle condizioni”, “Livello di istruzione”.
Tutti dovrebbero leggere questo libro per capire come, a duecento anni, le cose non siano cambiate affatto, i problemi dei rapporti fra i cittadini e fra questi e le istituzioni sono rimasti inalterati, con la conseguenza che le disuguaglianze sono fortemente aumentate. Questo accade paradossalmente più nella vecchia Europa che nella giovane America, per la semplice ragione che gli statunitensi si riuniscono in innumerevoli associazioni, le quali incidono fortemente sulla politica, mentre in Italia questa cinghia di trasmissione non c’è.
Tocqueville intendeva che fosse il Valore l’elemento della Comunità, quello vero, quello etico, quello importante.
Ma non basta il Valore a cementare una Comunità. Occorre che all’interno di essa le condizioni siano uguali per tutti, cioé che ogni membro abbia le stesse possibilità di accedere a tutti gli elementi della Comunità stessa, senza distinzione di casta, di censo o di altro, ma solo in base alle capacità e al merito.
Per fare questo, aggiungeva Tocqueville, occorre che il livello dell’istruzione sia elevato perché chi non appartiene alle caste, ai gruppi di potere, a coloro che influenzano la vita pubblica, deve avere la possibilità di apprendere, di incamerare cognizioni e quindi di potere competere quasi ad armi pari con coloro che, invece, per famiglie o per provenienza, sono privilegiati nella competizione all’interno della Comunità.
Perché tutto funzioni come precede, occorre che chi ha le funzioni istituzionali delegate, governi bene. Governare bene costituisce un Valore che prevale su ogni altro Valore. Governare bene significa mettere nelle proprie azioni equità, vera giustizia e consentire a tutti i cittadini e cittadine di avere pari opportunità, esattamente quello che ricordava Tocqueville duecento anni fa.
Ma questo non è comune perché i cittadini sono intossicati da internet e dalle sue componenti, quali Tik Tok, Instagram, ma anche Google e altri.
Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu (1689-1755), nel 1748 pubblicò “De l’esprit des lois”. Nel suo magnifico testo spiega con chiarezza che una Comunità deve essere gestita da poteri rigorosamente separati: quello legislativo e quello esecutivo. Nessun deputato deve governare e nessun membro del governo deve essere deputato.
Così si sviluppa quella necessaria collaborazione controllata di un potere rispetto all’altro e del conseguente equilibrio. E invece, gli attuali miscredenti tengono insieme i due poteri, formando una miscela esplosiva di interessi, senza il necessario e obbligatorio conflitto che è la base per un regolare funzionamento delle istituzioni.
La separazione dei poteri comporterebbe la conseguenza che chi governa non deve accontentare il Popolo, ma deve assumere decisioni impopolari in applicazione ai princìpi di equità, senza la quale i governanti falliscono la loro missione.
La questione che poniamo non è nuova. Già nel 1532 fu pubblicato postumo “Il Principe” di Niccolò Machiavelli (1469-1527). Il celebre autore fiorentino poneva la questione: “S’elli è meglio essere amato che temuto”. Rispondeva al quesito, che ricalca quanto abbiamo scritto precedentemente: chi governa deve assumere decisioni impopolari.
Fra queste, i governi devono adottare un Piano organizzativo dei servizi (Pos) nel quale siano compresi obiettivi, fissati da organi esterni, e controlli ferrei, anch’essi effettuati da organi esterni.
Solo così la burocrazia potrebbe funzionare meglio rispetto all’attuale standard, che è veramente stomachevole.
Se un governo non riesce a far funzionare il suo apparato per attuare le proprie decisioni, è un governo fasullo, non degno di questo nome, costituito da fantocci, da replicatori, da blablatori e da tanti novelli Mandrake che illudono cittadini e cittadine.
Ma quali cittadini? Quelli che pensano con la testa degli altri; non certamente quelli colti e attenti che pensano con la propria.
