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Lo Yom Kippur e la guerra del ‘73

Lo Yom Kippur e la guerra del ‘73
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Lo Yom Kippur inizia il 1° ottobre. Scopri il significato religioso, il rito del capro espiatorio e il legame con la guerra del Kippur del 1973.

Quest’anno le celebrazione della ricorrenza di Kippur avranno inizio mercoledi primo ottobre e si concluderanno la sera del giorno successivo. “Yom Kippur”, letteralmente il “Giorno dell’espiazione”, è una delle feste più sentite e partecipate dell’ebraismo ed è il giorno in cui si può chiedere a Dio la rimessione delle proprie colpe e sperare di essere perdonati, mentre allo stesso tempo è il giorno in cui si avanzano all’Eterno richieste di intercessioni. In questi giorni le sinagoghe sono traboccanti di credenti ed anche di coloro che sono scarsamente osservanti. La lettura del brano biblico che si effettua in questa giornata (Levitico, cap. XVI) ricorda un particolarissimo rito che si celebrava innanzi al Tempio di Gerusalemme, prima che venisse distrutto dall’imperatore romano Tito nell’anno 70 dell’era volgare. È scritto che due capri di eguali fattezze, indistinguibili, la mattina dello Yom Kippur venivano condotti innanzi al Tempio, dove veniva estratto a sorte il destino delle due bestie. Uno veniva destinato al sacrifico che si sarebbe celebrato nel Tempio e quindi veniva immolato, mentre l’altro veniva mandato alla perdizione nel deserto, dove sarebbe morto.

Ciascuno dei due capri a ben vedere veniva comunque ucciso, il primo nel contesto del sacrificio rituale, mentre l’altro andava alla dannazione, portando con sè il carico dei peccati della comunità per espiarli. Da questo rito antico è nata l’espressione “essere il capro espiatorio”. Sul significato più profondo di questo rito nei secoli sono stati scritte montagne di pagine, sulle quali sono stati versati fiumi di inchiostro. Ma quel che di più banale si coglie è che in fondo i due capri, senza aver alcun merito o torto, sono accomunati da un destino di morte, che si compirà per uno nei fasti della ritualità e per l’altro tra gli stenti, sotto il sole rovente del deserto. E che vi è una qualche somiglianza con la vita di tutti gli uomini, che sono accomunati da un medesimo destino, che avrà esito in un senso o nell’altro, per come il capriccio della sorte deciderà, ma contro il quale possono lottare, a differenza delle bestie, se ne hanno la forza morale.

Un monito, anche a guardarsi dalla superbia e dall’alterigia, ma ovviamente non solo questo. La storia ricorda un particolare evento accaduto in passato. Era il 6 ottobre 1973, Israele celebrava lo Yom Kippur quando gli eserciti di Egitto e Siria supportati da milizie di Giordania, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Algeria, Marocco e Libia attaccavano di sorpresa Israele per raderlo al suolo. Ebbe così inizio la vicenda bellica, nota come la guerra del Kippur, durata solo otto terribili giorni, nel corso dei quali, i primi due, a causa dell’imboscata, Israele sembrava soccombente. Anche grazie agli aiuti ricevuti dagli Stati Uniti e alla presenza di personalità di eccezionale grandezza chiamate a decidere ed agire, quali la prima ministra Golda Meier, nonché i generali Moshe Dayan, l’uomo dalla benda sull’occhio e Ariel Sharon, le sorti della guerra si capovolgono e con una audace controffensiva, mentre Sharon si afferma sul Sinai, Dayan attraversa il canale di Suez e con i suoi carri armati giunge a circa cento chilometri dal Cairo.

L’avanzata israeliana viene fermata dalle pressioni politiche di Washington e Mosca, a cui Israele presta ascolto. La vicenda avrà il suo epilogo politico nella conferenza di Ginevra, in cui l’Onu tenta di far applicare la risoluzione 382, che mira a dare alle due parti che hanno belligerato un assetto territoriale stabile. La conferenza fallisce per il rifiuto dei Paesi arabi di trattare con Israele, che malgrado ciò, nel 1974, accoglie unilateralmente la richiesta del segretario di stato Henry Kissinger e si ritira dai territori occupati nel corso di quest’ultimo conflitto. L’Onu nel frattempo attribuisce alla Organizzazione per la Liberazione della Palestina il ruolo di unico rappresentante del popolo palestinese. Sarà questa un’occasione e la sede per consentire al leader Yasser Arafat, del novembre 1974, per insorgere contro quella che definisce una manifestazione dell’arroganza imperialistica, nata nel XIX secolo, con il colonialismo occidentale e ribadire, innanzi al mondo, il proposito di distruggere lo stato d’Israele.

L’avvicinarsi dell’ormai prossimo Yom Kippur, celebrazione di un evento che ha acquisito anche valore di evento storico, e che segue al recentissimo riconoscimento dello Stato palestinese indipendente, da parte di tantissimi dei 193 stati che compongono l’Assemblea delle Nazioni, genera attese, sulle prime dichiarazioni che, appena ne avrà occasione, rilascerà il rappresentante di questo nuovo stato, ancora allo stato potenziale ed ancora in mano a gruppi armati terroristici.