Lobbisti, spie o corrotti è una storia vecchia - QdS

Lobbisti, spie o corrotti è una storia vecchia

Lobbisti, spie o corrotti è una storia vecchia

Salvo Fleres  |
mercoledì 24 Aprile 2024

In politica costa tutto e costa parecchio

Mi piacerebbe davvero molto se la politica, tutta la politica, senza escludere nessun partito e nessun sindacato, per una volta, fosse sincera e confessasse che il meccanismo lobbistico, spionistico, di influenze, di interessi politici ed economici, di forniture di beni inutili, o utili, o di corruzione fa parte, ed ha sempre fatto parte, degli strumenti attraverso i quali si sono ottenuti o si sono forniti “in maniera più o meno occulta” aiuti alle azioni economico-politiche dei partiti stessi, delle associazioni categoriali e persino degli Stati amici.

E qui non è importante se i fatti in questione fossero o siano finalizzati a sostenere le opposizioni presenti in questa o in quella nazione, oppure le organizzazioni umanitarie, i gruppi di pressione, la stampa, la formazione del personale da utilizzare all’interno di associazioni, sindacati, sezioni, ecc. Insomma, non è importante che le “dazioni” siano o siano state finalizzate a difendere i diritti umani o le lotte per l’indipendenza, per la liberazione della donna o degli intellettuali, le formazioni partigiane o il loro opposto, ecc. Qui l’elemento che bisogna prendere in considerazione è ed è sempre stato lo stesso e riguarda il finanziamento degli apparati, delle organizzazioni, della manifestazioni politiche, dato che, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, che comunque è in buona compagnia, le leggi che disciplinano l’argomento in questione si sono rivelate del tutto inefficienti: un vero e proprio colabrodo.

All’interno di questo quadro, che potrebbe pure avere ipotetici elementi di concreta giustificazione, derivanti proprio dalla situazione globale e dalla fragilità normativa, ci sono affaristi, giornalisti, influencer, informatori, imbroglioni, furbetti, agenti destabilizzanti, servizi segreti, personaggi dalla dubbia moralità e dalle dubbie reali funzioni, talvolta ben inseriti nelle istituzioni, e chi più ne ha più ne metta. Ebbene, non intendo assolvere né condannare nessuno, non è questo il mio compito e non mi piace farlo. In tal senso condivido il contenuto di un famoso libro di Francesco Cossiga dal titolo emblematico: “Fotti il potere”, che rivelava parecchie distorsioni del mondo di cui ci stiamo occupando. Tuttavia non credo che, al netto di qualche arresto, di qualche sequestro, di qualche polemica, di qualche misura strumentale, la situazione possa mai cambiare, non almeno se non cambieranno le modalità attraverso le quali si finanzia la politica, si disciplinano i rapporti internazionali e si seleziona la classe dirigente.

La politica costa, e costa parecchio

Chi pensa che la politica non costi, o sia solo il frutto di volontariato, chi pensa che le cene alle quale ha partecipato o partecipa cadano dal cielo, come la manna, o è un cretino o è in malafede. Il prendere le distanze o il fingere di ignorare la genesi di simili ingranaggi costituisce un ennesimo atto di vomitevole e miserabile ipocrisia. Chi dice “iu di stu pani non ni mangiu” mente spudoratamente. Chi finge di ignorare dinamiche del genere, delle quali, chi più chi meno, è stato parte, dice sciocchezze nel disperato tentativo di tirarsi fuori da un sistema del quale, in un ruolo o nell’altro, direttamente o indirettamente, fa comunque parte. La regola secondo la quale “certe cose”, chi ricopre determinati incarichi, “non può non saperle” ci fa precipitare nei vari casi Soumahoro, che ormai sfiorano l’insostenibile idiozia di chi, dopo averlo sfruttato, corre a nascondersi. Bisogna ricordare a queste “anime belle” che le sezioni costano, i comizi costano, i giornali costano, la propaganda costa, i manifesti costano, le campagne elettorali costano, i rapporti con la stampa e con i corpi sociali costano, la formazione del personale costa. Insomma, in politica, come in qualsiasi altro settore, incluso il volontariato e l’informazione, costa tutto e costa parecchio.

“A maravigghia appigghia”

Quello che emerge dalle ipocrite dichiarazioni sulle spese sostenute, alle quali sono obbligati i candidati ed i partiti, a mala pena, copre non più di un decimo di quanto realmente speso, forse ancor meno!Eppure, nonostante tutti sappiano, nessuno, dico nessuno, affronta il problema partendo da questa situazione, che purtroppo fotografa aspramente la realtà, mentre si preferisce scaricare il tutto sul malcapitato di turno. Attenzione, però: ‘a maravigghia appigghia. È questo che vorrei dire a chi, in questi giorni, pontificando da dietro un microfono, pretende di essere portatore esclusivo di valori morali, pur non essendolo affatto. “‘A maravigghia appigghia” e quindi, invece di stupirsi, di costernarsi, di indignarsi, sarebbe molto meglio mettere mano alla legge e cambiarla, magari evitando di nascondersi dietro un dito, perché non sarebbe sufficiente neanche se fosse il dito pollice di Polifemo.

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