Luigi Einaudi parlava del “Predominio dell’arte di governare sull’arte di guadagnare voti”. Questo precetto è stato regolarmente ignorato, mentre prevalgono i vizi e i comportamenti delle lobby, delle reti trasversali, dei gruppi di interesse che hanno l’obiettivo di condizionare la politica per trarne vantaggi egoistici.
È inutile ignorare la presenza dei soggetti prima indicati, perché se non si capiscono le ragioni del declino del nostro Paese, non si possono cercare i rimedi adeguati per combattere i relativi difetti e le diverse malattie socio-economiche.
Via via, col passare dei decenni, elettori ed elettrici si sono accorti dell’inutilità del proprio voto e così la percentuale di coloro che non vanno alle urne è aumentata, raggiungendo la soglia critica per una Democrazia, che è quella del cinquanta per cento.
I vizi sono aumentati cospicuamente, così come l’individualismo, ma non si sono trovati gli antidoti.
Ricordava Guido Carli – più volte ministro e Governatore della Banca d’Italia – che occorre “vincolarsi contro i nostri vizi”, cioé trovare rimedi efficaci per combatterli.
Secondo Sabino Cassese, giudice costituzionale e più volte ministro, la Democrazia non è altro che “uno strumento di controllo del potere”. Ma chi esercita la Democrazia e quindi il controllo sul Potere? Dovrebbero essere i cittadini, i quali hanno come strumento il voto, che però stanno via via abbandonando.
Vi è una sorta di diseducazione collettiva fatta dalla comunicazione generale, secondo cui vengono sempre prima i diritti rispetto ai doveri, mentre dovrebbero essere questi ultimi a prevalere sui primi, in parallelo con la prevalenza dell’interesse generale su quello personale.
I soggetti che fanno informazione, fra cui i giornalisti, sanno che essa è tutelata dall’articolo 21 della Costituzione e quindi hanno una responsabilità maggiore rispetto agli altri cittadini, perché sono consapevoli che le notizie trasmesse possono vincolare o indirizzare verso un sito piuttosto che verso un altro.
I giornali sono fornitori di informazione per la pubblica opinione, che deve riceverla in modo corretto, cioè completa e il più possibile obiettiva. L’informazione deve distinguere i fatti dalle opinioni e deve verificarli, possibilmente da più fonti; non propalare notizie a prescindere dall’accertamento della verità.
È importante avere presente i fatti prima elencati, perché non dobbiamo dimenticare il punto di partenza di questo ragionamento e cioè che la Democrazia italiana è ammalata, con la conseguenza che il Paese non cresce in nessun senso.
Quando la Democrazia è ammalata, le lobby, cioè le reti di pressione prima indicate, hanno gioco facile a trarre vantaggi in quanto il loro scopo è aumentare i propri guadagni e le posizioni sociali, spesso a danno dei cittadini.
Quando sentiamo dire che il Sud cresce più del Nord Italia abbiamo il dovere di scoprire questa menzogna, come più volte abbiamo scritto, perché la vera crescita del Pil si misura in euro e non in percentuali. Queste ultime ingannano, perché non rappresentano i valori reali.
Lobby e reti diventano sempre più forti e sempre più potenti in relazione alla diminuita capacità dei responsabili istituzionali, che invece dovrebbe agire con equità e lavorare per la Comunità.
In questo quadro, assume una rilevante importanza la Pubblica amministrazione, perché costituisce, come più volte abbiamo scritto, il “motore” del Paese a tutti i livelli, centrali e periferici. Un Paese con il “motore” scassato non può certamente progredire e infatti non progredisce.
Quando viene accertato che il Pil in percentuale aumenta in un anno dello zero virgola e non si confronta contestualmente con l’inflazione, che supera il due per cento, si inganna l’opinione pubblica: se l’inflazione è al 2% significa che vi è stata una diminuzione vera del Pil dell’1%.
Ribadiamo la responsabilità di chi fa informazione quando dice o non dice quanto precede.

