I residenti delle isole minori siciliane si scontrano con difficoltà ormai divenute croniche: dalle scuole alla sanità, passando per i trasporti
PALERMO – Diverse ma uguali. Differenti nella bellezza, nelle vocazioni, nell’offerta dei sevizi, accomunate nei problemi, specialmente se si interrompe la continuità dei collegamenti con la terra ferma. Eolie, Egadi, Pelagie, Ustica e Pantelleria, meta ogni estate di migliaia di visitatori da tutto il mondo, con un’economia in cui il settore turistico ha un peso enorme – ma non esclusivo, se si considera anche la produzione di eccellenze – non riescono a vivere pienamente i vantaggi e la ricchezza di essere isole, perché i disagi di chi le abita tutto l’anno a volte sembrano offuscare i punti di forza.
Le isole minori si sentono abbandonate
La sensazione è che, per buona parte, i sindaci degli otto Comuni di queste isole si siano un po’ stancati di enumerare problemi, di reclamare attenzione alle istituzioni da cui si sentono spesso abbandonati. Negli ultimi mesi, davanti all’ennesima crisi nei collegamenti, hanno trovato compattezza, hanno chiesto lo stato di emergenza, hanno presentato un esposto all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato affinché si faccia chiarezza sull’accordo firmato da Regione Sicilia e ministero dei Trasporti che prevede l’affidamento alla compagnia di navigazione Sns, che effettua già le corse per conto dello Stato, di effettuare anche i collegamenti integrativi attualmente garantiti dalla Regione, che comunque continuerà a finanziarli con 14 milioni di euro l’anno.
Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino
“In questa crisi – spiega il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino – abbiamo avuto la fortuna che l’unico lotto aggiudicato dei collegamenti marittimi fosse stato quello per le Pelagie. Non abbiamo avuto particolari problemi con le navi, anzi siamo andati in soccorso di Pantelleria con un nostro mezzo Pantelleria”. L’isola era rimasta con una sola nave piccola ed era in difficoltà. “In questo accordo – evidenzia Francesco Forgione, primo cittadino di Favignana – non siamo stati coinvolti. Abbiamo chiesto lo Stato di emergenza perché vogliamo ripristinato l’assetto precedente, da questo dipende la nostra qualità della vita: se manca il gasolio, manca la benzina, manca il gas non è soltanto un problema delle attività commerciali ma di tutta la cittadinanza perché cominciano a non funzionare i servizi essenziali. È stato fatto un accordo ma ancora non sappiamo di cosa realmente si tratti. Gli orari che ci hanno consegnato fino alla fine di ottobre sono assolutamente inaccettabili, anche perché se la Regione mette risorse non si capisce perché non viene confermato l’assetto precedente”.
E sull’esposto all’Agcm aggiunge: “Abbiamo chiesto al Garante di capire perché ci sono gare che in Sicilia vanno deserte, le società non partecipano e poi li ritroviamo nella Sns. Siamo in presenza di un monopolio. L’anomalia c’è e per questo abbiamo scritto al Garante. La Regione ci deve ascoltare e non lo sta facendo”. Dopo varie gare andate deserte, compresa una procedura negoziale cui erano stati invitati 32 operatori europei del settore, di cui 14 stranieri “è stata individuata – ha spiegato nei giorni scorsi l’assessore regionale Alessandro Aricò – l’unica soluzione percorribile per garantire il trasporto con le isole siciliane”.
Allo stesso tempo il presidente Renato Schifani ha dichiarato: “Continueremo ad ascoltare le eventuali esigenze che ci dovessero essere rappresentate dalle comunità locali per evitare il loro isolamento, proprio in vista della stagione invernale”. Sns nel 2016, in forza di una sentenza del Consiglio di Stato, aveva rilevato, come Compagnia delle Isole, la flotta ex Siremar, subentrando nella gestione dei servizi di trasporto marittimo da e per le isole minori. Una concessione di 12 anni per un importo di oltre 55 milioni di euro annui. Subito dopo l’aggiudicazione dei collegamenti statali i due partner di Sns (Liberty Lines e Caronte&Tourist) avevano dato vita a uno spacchettamento societario, con la creazione di una società consortile, in presenza di una convenzione unica con lo Stato.
Riccardo Gullo, sindaco di Lipari
“La dismissione da parte dello Stato delle società di navigazione – sottolinea Riccardo Gullo, sindaco di Lipari – ha riguardato la Toscana ma non mi sembra ci siano stati traumi, ha riguardato la Campania, la Sardegna ma senza alcuno sconvolgimento. In Sicilia, invece sì. Abbiamo avuto una serie di criticità che hanno condizionato i collegamenti veloci. Perché in Sicilia si registrano certi fenomeni? Perché qui le gare vanno deserte e non da ora, già nel 2012 il Governo Lombardo ci fece i conti. Forse siamo inadatti ad autogovernarci, forse non meritavamo l’Autonomia, non siamo capaci di fare fronte a fenomeni di questa natura con interessi economici predominanti”. In attesa di chiarezza restano i disagi.
“Quando i collegamenti non funzionano – aggiunge Gullo – tutti i settori della vita degli isolani ne risentono: dalla sanità all’istruzione, dall’acquisizione delle merci di prima necessità come carburante e alimenti, alla lunga attesa dei materiali per le imprese. I disagi non hanno una gerarchia, tutti i disservizi che derivano dalla discontinuità dei collegamenti incidono sulla qualità della nostra vita di isolani. Il problema è che da Stato e Regione negli ultimi tempi, con la politica dei numeri, ci sentiamo abbandonati. A Lipari non c’è più l’Ufficio Registro, così come altri servizi che sono stati centralizzati. La sanità è stata smantellata con la questione degli ospedali di Pantelleria e di Lipari che non sono più ospedali. Problemi che rendono noi sindaci coesi. Da un anno e mezzo scriviamo tutti con la stessa mano”. Uniti, come accennato, pur con sensibili differenze perché Lampedusa e Pantelleria, per esempio, sono ancora più “isole” e consola in parte il fatto che possono usufruire di un aeroporto che serve più al trasporto di passeggeri che di merci.
“Abbiamo differenti sfaccettature – conferma il sindaco di Pantelleria Fabrizio D’Ancona – realtà insulari diverse. Però vogliamo fare blocco comune perché l’insularità ci vede uniti su problemi focali. Anche nell’avere un aeroporto ci sono delle differenze, nei presidi medici, nel numero di abitanti, nelle scuole. Il blocco comune dovrebbe consentirci delle aspettative di ascolto maggiore ma anche solidarietà com’è successo questa estate con Lampedusa con i migranti”. Lampedusa è lontana dalla terraferma dieci ore di navigazione con i traghetti, non è come prendere il pullman come invece è per chi abita a Lipari. “L’Aeroporto aiuta – dice il sindaco Mannino – perché spesso i collegamenti marittimi sono interrotti per il cattivo tempo e ci consente di andare a Palermo, dove c’è la nostra Asp di riferimento per il disbrigo di pratiche. In estate, quando c’è il picco di arrivi, preferiremmo che ci fosse una nave soltanto per il trasporto dei migranti, ma questo finora non è stato possibile anche se c’è stata un’implementazione di mezzi non soltanto civili ma anche militari e il problema viene alleggerito”.
Di “ultra perifericità” parla invece il sindaco di Pantelleria: “La Regione fa in altre isole trasporti integrativi, anche nei periodi invernali, con mezzi veloci. Cosa che però non può fare da noi perché è più complicato attraversare il Canale di Sicilia con condizioni meteo spesso avverse. Poi c’è il fenomeno migratorio, che sta crescendo in maniera considerevole anche a Pantelleria, con picchi raggiunti quest’anno. Per fortuna abbiamo un territorio molto vasto e con molte rocce, non abbiamo spiagge, ma credo che questo fenomeno di difficile controllo si incrementerà nei prossimi anni anche nella nostra isola”.
D’Ancona elenca poi altri effetti dell’insularità “come le speculazioni con rincari dei prezzi che vengono legati ai costi di trasporto. Così le materie prime, i generi alimentari, la benzina: la paghiamo 2 euro e 50. Costa tutto tantissimo, con una ricaduta pesantissima sulla nostra comunità”. A questo si aggiungono inoltre le spese che gli isolani devono sostenere per sopperire al vuoto lasciato dalle dismissioni di alcuni servizi. “Stiamo facendo una battaglia – spiega il primo cittadino di Pantelleria – per far sì che ai nostri ragazzi possa essere rilasciato un certificato sportivo agonistico per potere fare attività. Purtroppo qui non c’è un laboratorio con medico sportivo autorizzato e quindi un mio concittadino deve accompagnare il figlio minore sobbarcandosi 200 euro di volo andata e ritorno, rimanere una giornata fuori più il costo del certificato”.
Tasto molto dolente quello della sanità e dell’ospedale ridotto ai minimi termini. “Questa estate – sottolinea D’Ancona – abbiamo trasferito con elicottero anche situazioni banali. Mi chiedo se costi di più un servizio di elicottero o rendere operativa una sala operatoria con un medico bravo che assicura interventi minimali. Lo sperpero sta nell’attrezzare le strutture territoriali o nel trasferire tutti creando ulteriori disagi alle famiglie? Questo significa distruggere le isole e contribuire al loro spopolamento, perché non ci saranno più condizioni di lavoro. Se devo sottrarre somme importanti al mio budget familiare per andare a fare una risonanza magnetica a Trapani o a Palermo, o per andare a sentire una causa a Marsala, perché per quello è il tribunale di riferimento, tolgo anche la possibilità che quelle risorse possano essere investite sul territorio. Parliamo tutti di digitalizzazione, ma si deve sempre andare materialmente dal giudice anziché collegarsi con il computer da casa”.
Sui presidi sanitari ci sono sviluppi positivi a Lampedusa. “È stato potenziato il Pte – dice Mannino – con la messa in opera di servizi che prima non c’erano, per esempio la Ginecologia, la Pediatria, implementata la Radiografia e la settimana prossima partiranno i lavori per tutta la nuova Radiologia con la strumentazione per la Tac. A settembre abbiamo attivato il servizio di 118 territoriale. A Lampedusa non c’è un ospedale attrezzato e avere una postazione medicalizzata a terra significa che puoi mettere subito la persona in sicurezza prima di trasferirla con l’eliambulanza a Palermo”.
Il turismo è il grande punto di forza delle isole
Il turismo è il grande punto di forza delle isole, ma resta relegato a 4-5 mesi l’anno. Il percorso verso la destagionalizzazione è in atto, ma se non si rafforzano collegamenti, infrastrutture e servizi, tutto diventa più complicato. “Le Egadi – dice Forgione, primo cittadino di Favignana – sono state tra le mete preferite e questa presenza pone sempre problemi perché molti servizi non sono in grado di fare fronte a grandi numeri. Ma non possiamo lamentarci, visto che a ottobre ci sono ancora presenze con un turismo diverso, più da trekking, naturalistico, ambientalistico”.
Anche le Eolie hanno fatto il pieno questa estate: “È stata una buona stagione”, conferma Gullo, ma siamo alla sua conclusione e si cerca di programmare per avere finalmente nei prossimi anni presenze tutto l’anno, diversificando l’offerta. Flessione del 15% per il turismo a Lampedusa, ma è un calo fisiologico secondo il sindaco Mannino, che sta lavorando per portare turisti tutto l’anno: “Abbiamo fatto una conferenza in aeroporto – spiega – con una nuova compagnia che attiverà collegamenti con la Puglia e la Liguria. Dovrebbero partire dal prossimo anno in aprile e protrarsi fino a novembre. Inoltre abbiamo già collegamenti con Milano fino a novembre”.
Turismo relegato a quattro mesi estivi
Il turismo relegato a quattro mesi estivi non compensa e non da linfa vitale per gli altri otto mesi secondo D’Ancona. Eppure Pantelleria ha una natura e risorse così diversificate da potere aspirare a viaggiatori spalmati su dodici mesi. “Allungare la stagione – evidenzia il sindaco – è complicato. Bisognerebbe fare degli investimenti e noi ci stiamo provando. Cercheremo di utilizzare risorse comunali per incentivare un incremento dei voli, ma è difficile se le istituzioni non colmano il divario. Non posso fare pagare al turista 100 euro in più per compensare quello che lo Stato non mi dà per le criticità derivate dall’insularità”. L’economia dell’isola vuole puntare anche su altro, per esempio il vino, ma anche qui sorgono problemi legati ai costi di trasporto: “Abbiamo tantissime piccole cantine – conclude D’Ancona – con prodotto di buona qualità, ma spesso i costi che dobbiamo sostenere ci mettono fuori mercato”.