Saranno 729 i cacciatori, con regolare porto d’armi e abilitazione alla caccia di selezione, autorizzati ad agire nell’ambito delle attività di depopolamento del “Piano regionale di interventi urgenti per la gestione e l’eradicazione della peste suina africana”, che può presentarsi nei suini di allevamento ma anche nei cinghiali.
L’abilitazione
L’abilitazione è stata ottenuta a seguito di corsi di abilitazione specifici. I cacciatori sono distribuiti sull’intero territorio isolano: 62 nell’Agrigentino, 41 nel territorio di Caltanissetta, 83 nel Catanese.
Ancora, 53 si muoveranno nel territorio di Enna, 171 nel Messinese, 190 nel Palermitano, i numeri più alti per provincia.
A Ragusa sono autorizzati in 41, 51 a Siracusa, 33 a Trapani. Infine, 4 si attiveranno nel parco delle Madonie.
I numeri sono cresciuti rispetto all’ultima campagna, quando l’elenco si fermava a 648 persone che potevano svolgere l’attività di contenimento dei suidi. Gli ultimi dati sono relativi al 2023, quando gli abbattimenti e le catture in Sicilia sono stati circa 4.500.
Gli obiettivi
Il piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali ha diversi obiettivi. I capi sono in parte destinati ai carnai, realizzati per l’alimentazione dei rapaci selvatici all’interno del parco delle Madonie, uno a Ficuzza e uno in località monte Carcaci Castronovo.
I carnai hanno un duplice scopo: da un lato risparmiare risorse pubbliche e, dall’altro, essere di supporto alle specie in pericolo di estinzione come i grandi avvoltoi.
Da diversi anni l’Istituto zoo profilattico di Sicilia si sta impegnando con campagne attive di reintroduzione del grifone in territori precedentemente abitati da questi grandi rapaci. Nel 2023 si contavano oltre 300 individui, di cui 5 coppie nidificanti nel parco dei Nebrodi ed una nuova colonia sulle Madonie, ad Isnello.
L’idea della filiera commerciale
D’altro lato, la campagna di contenimento può diventare presupposto per la creazione di una filiera commerciale della selvaggina in genere e del cinghiale in particolare.
Tale filiera, a partire dal prelievo dei capi, deve arrivare al prodotto finito disponibile per la commercializzazione, passando per gli stabilimenti di macellazione e di lavorazione sotto il controllo veterinario. Tutto ciò con la finalità di generare un processo virtuoso, con la valorizzazione delle carcasse dei suidi selvatici provenienti dai piani di prelievo, e la prevenzione e limitazione massima della peste suina africana.
La malattia
Si tratta di una malattia dei suini e dei cinghiali causata da un virus della famiglia Asfaviridae, altamente contagiosa e generalmente letale per la quale non esistono vaccini, né cure. Colpisce suidi di tutte le età e nelle sue forme ad elevata virulenza è caratterizzata da morte improvvisa senza sintomi o da febbre elevata, perdita di appetito, emorragie cutanee, in particolare alle estremità e alle orecchie e degli organi interni, con morte in media in 2-10 giorni con un tasso di mortalità che può raggiungere pressoché il 100%.
Per fortuna, non colpisce gli essere umani ma determina perdite produttive ed economiche di grave entità non solo in ragione della elevata mortalità e della notevole capacità di diffusione, ma anche delle restrizioni al commercio nazionale e internazionale di suini e prodotti derivati disposte in area infetta con conseguenze devastanti sul settore suinicolo.

