Come in un noto gioco a premi televisivo, la Regione Siciliana ha detto “rifiuto e vado avanti”. La risposta è stata data formalmente questa mattina a Webuild che aveva proposto la realizzazione di impianti dissalatori a proprie spese per la fornitura idrica nella Sicilia martoriata da una siccità che continua a non risparmiarne la parte occidentale.
La proposta rifiutata
La proposta avanzata dal colosso delle costruzioni, star dell’operazione ponte sullo Stretto di Messina, prevedeva un investimento di 875 milioni di euro sostenuti dal proponente con un impegno della Regione per opere a corredo. Investimento, quello regionale, che non è stato considerato utile in funzione alla valutazione della proposta di project financing avanzata di propria sponte da Webuild. La proposta è stata infatti valutata con una analisi tecnico-economica che l’Assessorato all’Energia oggi diretto da Francesco Colianni insieme alla cabina di regia guidata dal presidente della Regione e coordinata dal direttore generale della Protezione Civile regionale Salvo Cocina. Il risultato è stato un confronto con il programma già approntato, ed in corsa, che la Regione aveva avviato con la delibera di giunta numero 459 del 27 dicembre 2024 e la valutazione conclusiva ha condotto al declino della gentile offerta.
Colianni: “Grazie a Webuild per l’attenzione al territorio”
“La Regione ringrazia certamente Webuild per l’attenzione che ha avuto verso il nostro territorio – ha detto l’assessore Colianni in sala stampa di Palazzo d’Orleans – ma attuando un protocollo deliberativo del 27 dicembre 2024 la Regione individua in due dissalatori all’interno del territorio del palermitano la soluzione alle proprie esigenze e con un costo di circa 180 milioni di euro”. Un investimento di molto ridotto, sia per le risorse da impegnare che per la produzione di acqua dissalata. Il modello in project financing prevede in questo caso che il privato investa 170 milioni di euro e la Regione intervenga con 10 milioni di euro in conto capitale. “La proposta di Webuild si discostava dal punto di vista finanziario rispetto a questo indirizzo, era una proposta di circa 850 milioni di euro per 27 anni di concessione – spiega Francesco Colianni – con un costo complessivo di circa cinque miliardi, con un costo annuale di circa 230 milioni che sarebbe costato poi ad un cittadino palermitano 274 euro all’anno”.
La proposta Webuild troppo cara per i cittadini
Dal punto di vista finanziario, il progetto Webuild avrebbe infatti comportato per i 27,5 anni di concessione un canone annuo di disponibilità pari a 108,7 milioni di euro, un corrispettivo di gestione a quota fissa di 28,7 milioni di euro annui, una componente variabile legata alla produzione stimata in 18,7 milioni di euro annui ed infine costi energetici quantificabili in circa 31,2 milioni di euro all’anno. L’ingegnere Salvo Cocina ha quindi sottolineato che l’obiettivo della Regione Siciliana non è quello di fornire acqua da impianti dissalatori quali fonti primarie ma di sostenere le esigenze della popolazione siciliana nel corso del lungo cammino verso la soluzione olistica del sistema idrico. Ci sono infatti gli invasi e la rete idrica da sistemare, ma come ha detto Cocina, “sono processi complessi, che richiedono tempi lunghi ed investimenti”. Non si risolve quindi la capacità di immagazzinare e non disperdere dall’oggi al domani dopo decenni di “distrazione” politica regionale.
Colianni: “Priorità risposta alla crisi e sostenibilità economica per i cittadini”
L’assessore Colianni chiarisce che la Regione Siciliana ha due prioritari interessi da tenere insieme nel risolvere l’emergenza nel palermitano: “Uno è dare una risposta alla crisi e l’altro è la sostenibilità dei costi per i cittadini”. I due impianti che a breve andranno a bando per una ricognizione di pubblico interesse dovrebbero sorgere nel territorio di Termini Imerese uno ed in quello di Partinico l’altro. Località strategiche che potranno facilmente intercettare gli adduttori che servono il capoluogo siciliano. L’ingegnere Cocina sottolineava inoltre che la proposta Webuild era di una produzione di tremila litri al secondo, contro una esigenza stimata da Assessorato e cabina di regia di circa 600 litri al secondo. Anche questa produzione di acqua dissalata commisurata al reale fabbisogno, “ovviamente graverà sul costo della bolletta dei cittadini – risponde Colianni al nostro giornale – ma non sarà una bolletta da 274 euro l’anno, sarà molto più calmierata, anche perché gli impianti sono diversi: nella proposta di Webuild si parlava di circa tremila litri al secondo ed il nostro fabbisogno idrico ne richiede dai seicento ai mille litri e quindi sarà molto calmierata rispetto alla proposta Webuild”.
I dissalatori
Con Termini e Partinico a breve cinque impianti dissalatori La Regione Siciliana quindi va avanti sul cammino già tracciato per il fabbisogno di Palermo, mentre per i tre impianti di Gela, Porto Empedocle e Trapani, Colianni assicura: “In due mesi verranno consegnati i tre dissalatori che daranno una risposta al tema idrico, uno dei grandi temi dell’azione di governo del presidente Schifani, con azioni concrete”. Il percorso è quindi lungo, ed è quello che persegue la cabina di regia della Presidenza che ha avocato a se il tema critico della crisi idrica.
Un percorso fatto di Invasi mai completati, di bacini da mettere in sicurezza e di reti idriche colabrodo da rinnovare. I dissalatori di Gela, Porto Empedocle e Trapani ed i bandi per i prossimi due impianti dissalatori di Termini Imerese e Partinico per il fabbisogno di Palermo sono la cifra esatta della crisi che la Regione attraversa sul fronte dell’approvvigionamento idrico in corsa contro il tempo.
Le precipitazione invernali e primaverili hanno infatti in parte risolto la siccità della Sicilia orientale, ma non sono state sufficienti per quella occidentale che ha ancora gli invasi molto al di sotto della quota di fabbisogno. In conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, insieme all’assessore Colianni ed al direttore Cocina era presente l’ingegnere Cassarà invece del direttore generale del Dipartimento per l’acqua e per i rifiuti, l’ingegnere Vallone, impegnato altrove
