Luana è morta risucchiata e uccisa dall’orditoio di una piccola impresa tessile dove faceva l’operaia addetta all’orditoio che l’ha stritolata.La tragedia mi ha profondamente colpito
Luana è morta risucchiata e uccisa dall’orditoio di una piccola impresa tessile dove faceva l’operaia addetta all’orditoio che l’ha stritolata.
La tragedia mi ha profondamente colpito non solo perché Luana aveva 22 anni, era decisamente bella, era una giovane madre sola di un bimbo di 5 anni.
Di lei la madre dice: “era bella, buona e umile, era una ragazza solare. Non litigava con nessuno e per questo era benvoluta da tutti. Era contenta del lavoro che svolgeva, perché a lei piaceva lavorare e amava il suo bambino splendido”.
Per il suo bambino, avuto a 17 anni, aveva lasciato l’Istituto professionale Einaudi di Pistoia ed era stata assunta come operaia. Sognava di entrare nella carriera cinematografica ed aveva già fatto la comparsa nel film “Se sono rose” diretto e interpretato dall’attore Leonardo Pieraccioni, che l’ha ricordata con sgomento e partecipazione al dolore.
Era felicemente fidanzata con un suo coetaneo e insieme progettavano il futuro. Forse era felice. Non è solo per questo profilo commovente che sono stato profondamente toccato da questa dolorosissima vicenda, ma perché Luana non doveva morire.
Non così. Ho seguito da decenni molte imprese tessili e so per certo che gli impianti tessili sono concepiti, progettati e gestiti in modo tale per cui queste tragedie non si devono verificare.
La stampa, che ha dato forte e giusto risalto alla morte di Luana, continua a parlare di “incidente sul lavoro” come se fosse una fatalità, un fulmine, una frana improvvisa. Non è vero. Non è stato un incidente.
Se la parola non mi facesse paura per le sue implicazioni penali userei la parola omicidio.
I giudici dovranno stabilire se si tratta di omicidio in senso penale, dopo aver vagliato tutti gli elementi soggettivi della responsabilità (dolo, colpa grave, colpa lieve).
Io uso la parola omicidio in senso gestionale; tecnicamente non doveva succedere. Molti di quelli che continuiamo a chiamare incidenti sul lavoro, o morti bianche, rientrano in questa categoria.
Nella mia veste di amministratore-consulente di numerose società medie, da oltre vent’anni, mi sono impegnato con determinazione, per la realizzazione di programmi finalizzati alla forte riduzione e tendenzialmente eliminazione di incidenti sul lavoro.
Come in tanti altri campi aziendali il successo del programma non parte dalla teoria ma dalla testa e dalla morale imprenditoriale.