Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del direttore Carlo Alberto Tregua, il commissario regionale di Fratelli d’Italia per la Sicilia, Luca Sbardella.
Al centro del confronto la direzione del partito in Sicilia e alcune questioni, talvolta anche spinose, strettamente legate allo sviluppo economico-sociale dell’Isola. Dalla gestione dei commissariamenti alla necessità di spingere la crescita infrastrutturale, anche attraverso il Ponte sullo Stretto. Senza dimenticare l’utilizzo delle risorse nazionali e comunitarie a disposizione della Sicilia: un tesoretto da 50 miliardi da spendere al meglio.
“Sui commissariamenti occorre ragionevolezza”
“Sono stato nominato commissario di Fratelli d’Italia in Sicilia poco più di un mese fa. Tuttavia, la mia opinione sui commissariamenti, in generale, è che gli stessi risolvono non più della metà dei problemi. In Sicilia ho trovato una classe dirigente di Fratelli d’Italia di ottimo livello e la dimostrazione è stata data anche in occasione dell’eccellente organizzazione del convegno ‘Zes. Opportunità e sviluppo per il Sud Italia’, che il 4 aprile scorso si è tenuto a Catania e ha visto anche la partecipazione del ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, accolto con favore dal mondo imprenditoriale”.
“Per dare un’idea dell’opinione sui commissariamenti, prendiamo a titolo esemplificativo la Camera di Commercio di Catania, per la quale siamo assolutamente contrari a un’ulteriore proroga della gestione commissariale. E, ancora di più, che il commissario straordinario tiri dritto sulla questione della vendita della Sac, la società di gestione dell’aeroporto. Lo considero uno sgarbo istituzionale a tutte le categorie produttive, assolutamente inutile e controproducente. Uno strappo che, a mio parere, come Governo regionale ci dobbiamo risparmiare. Ci sono degli associati che devono essere liberi di scegliere democraticamente i propri vertici e bisogna rispettare tutte le procedure per poterlo fare. Dunque, è necessario indire subito le elezioni per la Camera di Commercio con la conseguente cessazione del commissariamento e la successiva risoluzione della questione Sac”.
“A che pro, per esempio, convocare l’assemblea degli azionisti per il 26 aprile, il giorno successivo alla Festa della Liberazione e, quest’anno, precedente alle elezioni provinciali? Oltretutto, mettendo all’ordine del giorno sì l’approvazione del bilancio d’esercizio, per il quale so perfettamente che bisogna rispettare la data del 30 aprile, ma anche il rinnovo delle cariche, che con l’approvazione del bilancio decadono automaticamente. Questa è un’attività che non è affatto detto si debba fare contestualmente?”.

Opere pubbliche e Ponte sullo Stretto come due facce della stessa medaglia
“La Sicilia è una regione che ha assoluto bisogno di infrastrutture: non ci sono dubbi e tutti ne sono consapevoli. Però non si prenda a pretesto questa innegabile necessità per metterla in contrapposizione con il Ponte. L’Isola ha l’esigenza di entrambe le cose: infrastrutture e Ponte. Le une sono strettamente collegate all’altro: che senso ha portare avanti le opere pubbliche se poi non c’è il Ponte? Sarebbe uno sviluppo a metà. Le due realtà vanno costruite in parallelo”.
“Chi è refrattario al Ponte sullo Stretto se ne faccia una ragione, perché verrà realizzato. Io ho iniziato a frequentare gli ambiti politici nel 1996, quando sono diventato assistente parlamentare dell’onorevole Pietro Armani, che per quattro lustri è stato vicepresidente dell’Iri. E già a metà degli anni Novanta era da oltre due decenni che esisteva la società Stretto di Messina e che si parlava di Ponte. Dal 1996 a oggi sono trascorsi quasi altri trent’anni”.
“Il Ponte è un’opera prevista dal Corridoio Scandinavo-Mediterraneo Helsinki-Palermo, uno degli assi centrali del sistema di collegamento transeuropeo. Di conseguenza lo considero una sorta di debito che l’Europa ha nei confronti dei siciliani. In ogni caso, credo che finalmente sia la volta buona e il ritorno di un dirigente del calibro di Pietro Ciucci, che della società Stretto di Messina è stato amministratore delegato per un decennio e che, dunque, conosce tutti i particolari del progetto, significa non solo accorciare di molto i tempi della procedura, ma rappresenta anche una garanzia per la realizzazione”.
“Parlando di infrastrutture, però, non si può prescindere dagli aeroporti, a cominciare da quello di Catania che, a mio parere, non risponde pienamente agli standard europei. Un suo ampliamento è fondamentale per avere uno scalo più grande è più attrattivo, con un importante effetto a cascata di aumento dei voli e calmieramento delle tariffe. In questi anni qualche intervento è stato realizzato, ma molto altro resta ancora da fare”.
La crescita della Sicilia e la lotta all’abusivismo
“Il turismo è una voce molto importante per la Sicilia, che va sfruttata e potenziata. E non parlo solo di turismo estivo, quello della gente che sceglie l’Isola per le proprie vacanze al mare. La Sicilia, grazie alla sua storia e alle innumerevoli bellezze paesaggistiche, è una terra che turisticamente può essere valorizzata tutto l’anno. E i Governi regionali a trazione centrodestra questo lo hanno perfettamente capito. È sufficiente analizzare i dati degli oltre tre anni, da luglio 2019 a ottobre 2022, quando Manlio Messina è stato assessore al Turismo, Sport e Spettacolo. Nel 2019 si parlava di 5 milioni di persone che hanno soggiornato per 15 milioni di pernottamenti. Basta fare un rapido calcolo per giungere al risultato che ogni turista ha dimorato in Sicilia mediamente tre notti. L’estate scorsa io stesso, con la mia famiglia, ho contribuito ad alzare la media: ho trascorso due settimane in un villaggio in provincia di Agrigento. Oggi il dato parla di 21,5 milioni di presenze. Abbiamo fatto i calcoli: dal 2019 al 2024 c’è stata una crescita media annua dell’8,5 per cento per cinque anni di seguito: un dato di tutto rispetto, se consideriamo che in mezzo c’è stata pure una pandemia”.
“Questo dato è anche sottostimato. Purtroppo c’è molto ‘nero’, valutato in circa 3-4 milioni di presenze. Ne parlavo alcuni giorni fa con un operatore turistico di un’altra zona d’Italia, che sosteneva come il suo distretto fosse primo in classifica e senza avere paragoni. Per forza: si trova in un’area geografica in cui la percentuale di ‘nero’ è prossima allo zero. A livello nazionale, comunque, il Governo Meloni ha preso fin da subito in mano la situazione, varando l’obbligatorietà per bed and breakfast, affitti brevi e strutture ricettive, di un Codice identificativo nazionale da esporre e rendere ben visibile all’esterno dell’immobile, preceduto da un analogo Codice regionale, oltre alla creazione di una Banca dati nazionale. Tutte misure che dovrebbero condurre all’azzeramento dell’abusivismo”.
Tecnici preparati e burocrazia più efficiente per spendere al meglio le risorse a disposizione
“Il mancato utilizzo dei fondi europei è un problema annoso per tutta l’Italia, non soltanto per la Sicilia. È una questione che si trascina da sempre. Ma per poter spendere quei soldi, occorre realizzare progetti. E bisogna anche essere in grado di farlo con personale adeguatamente formato: un aspetto su cui c’è da investire molto, anche attingendo fuori regione. Ricordo, per esempio, quando Giuseppe Scopelliti era governatore della Calabria e doveva costruire un ospedale. Non avendone a disposizione, affidò l’incarico di redigere il progetto a dei tecnici lombardi. Ecco, per poter utilizzare e spendere in modo adeguato i fondi che sotto varie denominazioni l’Europa ci mette a disposizione, e la Sicilia ha un tesoretto non speso di quasi 50 miliardi, la logica da seguire è la stessa”.
“Da quando sono stato nominato commissario mi è capitato di incontrare due imprenditori che lavorano in Sicilia nel settore cementifero. Entrambi mi hanno detto che stanno camminando a velocità rallentata perché ci sono problemi a reperire dei fondi che, comunque, ci sono. Ne ho chiesto le ragioni e la risposta è stata che in Sicilia si produce poco cemento a causa di tutta una serie di autorizzazioni che non rendono facile l’apertura di nuove cave. Occorre assolutamente sbloccare questa situazione. Ma per fare questo, è necessario anche eliminare la burocrazia tuttora esistente in misura eccessiva nella Pubblica amministrazione. Perché, se il settore pubblico si mette di traverso, talvolta in maniera insensata, non si riesce ad andare avanti”.
“C’è, inoltre, un problema di snellimento sia normativo che di procedure, ovviamente stando attenti a non mettere a repentaglio la legalità: appena rendi tutto più facile è un attimo che si insinuino i malfattori. In Sicilia questo rischia di essere un aspetto un po’ vulnerabile, ma che per me, che sono ‘esterno’, è più facile attenzionare e monitorare. La gente, alle urne, ha dato fiducia a Fratelli d’Italia e noi abbiamo il dovere di non deluderla”.

