La figlia del magistrato ucciso a Palermo il 19 luglio del 1992, ha parlato del padre e del corso delle indagini in questi anni.
Intervenuta nel corso di un’intervista rilasciata a Rita Pedditzi per il programma “Inviato Speciale” su Radio 1 Rai, Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso a Palermo il 19 luglio del 1992, ha parlato del padre e del corso delle indagini in questi anni.
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“Da figlia ritengo che mio padre sia stato oltraggiato anche da morto. E non lo meritava. Perché più va avanti questa storia, più ci rendiamo conto di quanto le indagini siano condotte male. Quanto questo depistaggio sia riuscito in fondo, perché ci stanno volendo 32 anni e probabilmente non saranno soltanto 32 anni per riuscire quantomeno a fare una ricostruzione storica di quel periodo così buio” – ha spiegato Lucia Borsellino.
Lucia Borsellino: “E’ il depistaggio più grave della nostra storia”
Successivamente, ha spiegato ancora la figlia di Paolo Borsellino, Lucia: “Nei primi tempi abbiamo veramente deposto tutta la nostra fiducia sulle Istituzioni perché ritenevamo e siamo tuttora convinti che difronte ad eccidi di questo genere l’intero Stato italiano deve indignarsi, non può rimanere inerme. Deve mettere in atto tutte le sue forze migliori per riuscire a capire quello che realmente è successo a distanza di soli 57 giorni dalla strage di Capaci. Eppure dopo 32 anni abbiamo assistito a uno scempio della verità. Perché quello che poi si è configurato come il depistaggio più grave della storia della nostra Repubblica, in realtà è tuttora in atto. E non siamo ancora nelle condizioni di poter capire quello che è realmente successo”.