Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del vice direttore, Raffaella Tregua, il presidente della Samo onlus, Luigi Zancla.
Quante persone ha assistito la Samo nel 2024?
“Nel 2024 abbiamo assistito 4.100 famiglie, perché noi assistiamo sia il malato che la famiglia. Quindi 4.100 persone in convenzione e 350 in regime di volontariato. In questo modo possiamo assistere anche gli extracomunitari non ancora in possesso della copertura del Sistema sanitario nazionale. Noi abbiamo attivato, infatti, una collaborazione con la San Lazzaro Onlus, che ci segnala i soggetti che non hanno il diritto all’assistenza e per loro spendiamo il nostro 5 per mille. Dunque, in totale nell’anno precedente abbiamo assistito circa 4.500 famiglie”.
Tutto ciò lo fate con quanti dipendenti?
“I dipendenti sono circa 45 e poi ci sono i liberi professionisti che lavorano con Partita Iva, che aggiungono al totale circa seicento persone. Quindi lavorano con noi circa 650 professionisti”.
Che servizi offrono le cure palliative?
“Nel nostro staff sono presenti medici, infermieri, psicoterapeuti, fisioterapisti, dietisti, assistenti sociali, Oss e, come dicevamo, secondo la Legge 38/2010 assistiamo malati non guaribili presso il loro domicilio portando anche conforto alle famiglie. Dunque, ci occupiamo sostanzialmente di tutti i malati terminali di qualunque patologia: dall’oncologia alle malattie rare, passando per quelle neurodegenerative. Inoltre, prendiamo in carico i soggetti di tutte le fasce di età, quindi andiamo dalla pediatria alla geriatria. Negli ultimi anni sono aumentate le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, invece il numero degli oncologici è rimasto pressoché invariato”.
Qual è il percorso per richiedere le cure palliative?
“Bisogna rivolgersi al medico di base, il quale invia la richiesta all’Asp che valuta la situazione clinica e richiede alla famiglia, secondo il principio di libera scelta, da quale associazione vuole essere seguita. Se il paziente si trova ricoverato in situazione critica, l’ospedale stesso può richiedere la dimissione protetta attivando direttamente il servizio. A volte si attiva il servizio di cure palliative a ridosso della morte del paziente e ciò significa fare soffrire la persona oltre il dovuto; inoltre è fin troppo chiaro che le cure palliative domiciliari consentono al Sistema del servizio sanitario nazionale di risparmiare moltissimo e di restituire al malato quella dignità che merita nell’ultimo periodo della vita”.
Da quanti anni non vengono aggiornate le tariffe delle cure palliative?
“Le tariffe delle cure palliative non vengono aggiornate dal 2016. Ci auguriamo che la Regione siciliana, superando gli oggettivi ostacoli che persistono, possa affrontare e risolvere questo annoso problema delle tariffe adeguandosi ai costi correnti”.
Perché aumentano le malattie? È peggiorato lo stile di vita?
“Dal punto di vista oncologico la ricerca è andata aventi e si fa più prevenzione. Ciò significa trovare e risolvere, laddove si può, il problema. Diciamo che arrivare alla terminalità oggi, con le malattie oncologiche, non è regola generale. Chi si ammala di cancro non ha un decorso breve e grazie alle cure può vivere più a lungo. Per le altre malattie, invece, c’è meno attenzione e prevenzione, soprattutto per quelle neurodegenerative”.

Un fine vita meno doloroso e soprattutto più dignitoso
Diverse persone scelgono di rimanere in ospedale, negli hospice?
“Gli hospice hanno un numero di posti limitati. In genere i malati preferiscono curarsi a casa decidendo a quale associazione di cure palliative affidarsi. Si tratta di migliaia di persone, che non potrebbero restare in ospedale anche per una questione materiale di posti disponibili. In questo momento noi, soltanto a Palermo, abbiamo in carico 930 malati, che non potrebbero essere tutti assorbiti dagli ospedali, inoltre dopo l’avvenuto decesso del malato l’Associazione si occupa anche della gestione del lutto familiare, quando necessario”.
Che tipo di organizzazione avete per l’assistenza geriatrica?
“L’anno scorso Samo e Samot hanno costituito due società consortili. Adi Scarl e Adi Sicilia2, che coprono quasi tutto il territorio siciliano con la sola esclusione di Ragusa, Siracusa ed Enna. Riteniamo che avendo raggiunta la Sicilia una presenza estremamente rilevante di erogatori di cure domiciliari geriatriche sia opportuno che la Regione sospenda, almeno per un anno, i nuovi accreditamenti in maniera che possa procedere ad una valutazione nel merito”.
Un sostegno sia materiale che psicologico ma in Sicilia possiamo fare ancora di più
Come funziona il servizio delle cure palliative in Sicilia? In occasione del nostro ultimo Forum ci ha parlato di un esempio virtuoso, paragonabile alla Lombardia. È ancora così?
“In Sicilia potremmo fare ancora di più, soltanto che spesso i malati che meriterebbero le cure palliative vengono impropriamente assegnati all’Adi (Assistenza domiciliare integrata, ndr), la quale si occupa principalmente di riabilitazione e di gestione dei cronici”.
Con le cure palliative il malato ha modo di lasciare questa vita in maniera più dignitosa…
“Sì certo, anche con meno dolore e senza tormenti. Quando noi ci rendiamo conto che il paziente è prossimo al fine vita, operiamo clinicamente per ridurre a zero la sua sofferenza adottando la terapia del caso; ciò dimostra che non c’è bisogno di ricorrere all’eutanasia o al suicidio assistito negando di fatto il valore delle cure palliative”.
Le cure palliative sono quindi un’alternativa al suicidio assistito. Perché, secondo lei, si continua a insistere tanto su questo argomento?
“Si tratta di un problema ideologico e culturale”.

